Tuesday, 1 January 2013

Messaggio in occasione della cerimonia per la commemorazione di Ather Capelli, 31 marzo 1945

(Pubblicato in « Corriere della Sera », 1 aprile 1945)

di Benito Mussolini

Le camicie nere di Torino e quanti albergano ancora nel cuore sentimenti di Patria ricorderanno il sacrificio di Ather Capelli, il soldato, il fascista, il giornalista di cristallina fede, caduto per agguato criminale nemico. Desidero che mi consideriate presente alle onoranze che tributate alla sua memoria e esprimo il voto che il suo sangue non sia stato versato invano, ma giovi, come gioverà, al riscatto della Patria.

MUSSOLINI

Message on the Murder of Ather Capelli, March 31, 1945

(Published in Corriere della Sera, April 1, 1945)

By Benito Mussolini

The blackshirts of Turin, as well as all those who still harbor the sentiments of Fatherland in their hearts, remember the sacrifice of Ather Capelli. He was a soldier, a Fascist, a journalist of crystalline faith, killed by the enemy in a criminal ambush. I want you to consider me present at the tributes paid to his memory, and I express the vow that his blood has not been poured in vain, but rather it is useful because it will benefit the redemption of the Fatherland.

MUSSOLINI

Messaggio agli italiani residenti in Germania, in occasione dell'inizio dell'anno 1945, 21 dicembre 1944

(Pubblicato in « Corriere della Sera », 1 gennaio 1945)

di Benito Mussolini

Italiani e italiane residenti in Germania!

Ha termine un anno che fu per ognuno di voi, sia pure in modi diversi, di grandi sofferenze materiali e soprattutto morali; le une e le altre dipendenti dalla miserabile capitolazione del settembre e dal tradimento compiuto dalla monarchia contro l'alleato.

Un anno sta per incominciare, durante il quale voi dovrete proparvi come obiettivo quello di rendervi sempre più e meglio leali e indefessi collaboratori dello sforzo tedesco, teso alla vittoria comune.

Non voglio in questo momento ricordare ciò che il Governo della Repubblica Sociale Italiana ha fatto per migliorare progressivamente le vostre condizioni di vita e togliervi dall'internamento militare che vi umiliava soprattutto nella vostra qualità di ex-combattenti.

Tale opera di assistenza materiale che le cifre documentano sarà intensificata e avrà fra l'altro lo scopo di farvi conoscere il vero stato delle cose in Italia, di ricongiungervi sempre più intimamente con la Repubblica Sociale Italiana, il cui tricolore senza regie croci può sventolare di fronte a tutti i popoli degni di questo nome, in quanto tengono fede ai patti giurati.

Non siate attendisti, il che non farebbe che aggravare uno stato d'animo negativo; non rimanete inattivi, il che renderebbe estremamente lento il trascorrere delle vostre giornate. Se non vi è ancora concesso di riprendere le armi, andate al lavoro e non disdegnate quello delle braccia, che tutti in Germania accettano come un dovere, perché diretto al servizio della Patria.

Associatevi, con disciplina e con dignità di italiani, allo sforzo quasi sovrumano del popolo germanico e avrete dato un positivo contributo alla vittoria, che alla fine coronerà i sacrifici sostenuti dalle nazioni del Tripartito.

Sono sicuro che questo mio appello sarà da voi ascoltato e seguito e che il 1945 sarà per tutti gli italiani e le italiane di Germania un anno di vita nuova e migliore.

Nel 1945 ogni italiano deve combattere e lavorare, non importa dove o come o quanto, per l'avvenire della Patria.

Viva l'Italia! Viva la Germania alleata! Viva la Repubblica Sociale. Italiana!

Messaggio ai capi, ai Governi, ai popoli della Germania e del Giappone, in occasione del quarto anniversario del Patto tripartito, 11 dicembre 1944

(Pubblicato in « Corriere della Sera », 12 dicembre 1944)

di Benito Mussolini

Nel giorno in cui viene ricordata la firma del Patto di alleanza fra Germania, Giappone e Italia, il Governo della Repubblica Sociale Italiana rinnova la sua affermazione di piena totale solidarietà con le potenze del Tripartito. Tale solidarietà, che alla ripresa del potere, dopo la capitolazione regia, aveva soltanto un carattere ideale, ha oggi un'espressione completa, attraverso il rinnovato organismo militare dell'Italia repubblicana. Tale opera è ancora all'inizio, poiché solo in questo anno sono state preparate le nuove formazioni militari, ma, in un termine di tempo relativamente breve, la partecipazione alla guerra per la difesa del territorio della Repubblica e per il trionfo della causa comune avrà un'ampiezza di gran lunga maggiore. I soldati della Repubblica Sociale Italiana torneranno sempre più numerosi e agguerriti sulla linea del fuoco, accanto ai soldati del grande Reich, i quali combattono con supremo valore sui fronti europei, logorando insieme con gli eserciti le troppo facili illusioni nemiche, e coi soldati giapponesi di terra, di mare, di cielo, che infliggono agli orgogliosi anglosassoni perdite sempre più severe.

Nei prossimi mesi, grazie all'aiuto solidale germanico, l'Italia potrà sempre meglio difendere il suo cielo, oggi dominato dall'aviazione nemica, che continua nella sua attività di carattere soprattutto terroristico contro le città e la popolazione civile.

Questo mio messaggio è diretto ai capi di Stato, ai capi di Governo e ai popoli del Tripartito, tesi nello sforzo per raggiungere vittoriosamente la meta e assicurare il futuro assetto pacifico dell'Europa e del mondo.

MUSSOLINI

Messaggio ai marinai del battaglione Barbarigo della Decima MAS, 6 dicembre 1944

(Pubblicato in « Corriere della Sera », 15 dicembre 1944)

di Benito Mussolini

Agli ufficiali e legionari del glorioso « Barbarigo ».

Consegno al vostro valoroso comandante, capitano Cencetti, questa nota che vi reca il mio saluto più cordiale. Voi avete sul fronte di Nettuno combattuto da prodi. L'alleato e lo stesso nemico lo hannc riconosciuto. So che siete ansiosi di tornare in linea. Questo prova che il vostro morale è sempre alto e adeguato all'ora drammatica e decisiva che la nostra Patria attraversa. La nostra Patria fascista repubblicana, che vuole riscattarsi attraverso il combattimento e riprendere il suo posto nel mondo. L'Italia è fiera di voi tutti.

MUSSOLINI

Messaggio agli italiani, in occasione della caduta di Roma, 4 giugno 1944

(Pubblicato in « Corriere della Sera », 5 giugno 1944)

di Benito Mussolini

Italiani!

Gli invasori angloamericani, cui l'infame tradimento monarchico aprì in Sicilia e a Salerno le porte della Patria, sono entrati a Roma.

La notizia vi turberà profondamente, come addolora ognuno di noi.

Non intendiamo, ricorrendo a facili motivi di propaganda, attenuare la portata dell'evento e nemmeno sottolineare il ritardo con cui sì è compiuto in rapporto alle insolenti previsioni della vigilia.

l soldati del Reich hanno conteso a passo a passo, con un eroismo che rimarrà imperituro nella memoria dei popoli, ogni lembo del territorio italiano.

Per rispetto a ciò che l'Urbe rappresenta nella storia e nella civiltà del mondo, per non infliggere a una popolazione durissimamente provata dall'assedio sofferenze ancora più gravi, il Comando germanico ha rinunziato a difendere la città, come poteva fare.

Noi diciamo ai romani: non cedete moralmente all'invasore, che riporta nelle vostre mura gli uomini della resa a discrezione e un Governo dominato da un agente di Mosca.

A voi, fratelli del Mezzogiorno d'Italia, che già da più mesi soffrite sotto la crudele e ingiuriosa oppressione angloamericana, diciamo: operate con ogni mezzo per rendere sempre più difficile e precaria la vita dell'invasore.

Agli italiani delle provincie della Repubblica Sociale Italiana lanciamo il monito supremo: la caduta di Roma non fiacchi le nostre energie e ancora meno la nostra volontà tesa a realizzare le condizioni della riscossa.

Tutte le misure saranno prese a questo fine, che deve dominare imperiosamente la coscienza di tutti nell'adempimento del dovere, sia nel combattimento sia nel lavoro.

Agli alleati del Tripartito e in modo particolare ai camerati germanici riaffermiamo in quest'ora la nostra incrollabile decisione di proseguire la lotta, con loro, fino alla vittoria.

La parola della Repubblica è ben diversa da quella del re, preoccupati delle sorti della corona e non di quelle della Patria.

Soldati, alle armi! Operai e contadini, al lavoro!

La Repubblica è minacciata dalla plutocrazia e dai suoi mercenari di ogni razza. Difendetela!

Viva l'Italia! Viva la Repubblica Sociale Italiana!

MUSSOLINI

Message to the Italians on the Fall of Rome, June 4, 1944

(Published in Corriere della Sera, June 5, 1944)

By Benito Mussolini

Italians!

The Anglo-American invaders—for whom the infamous monarchical traitors opened up the gates of the Fatherland in Sicily and Salerno—have entered Rome.

This news will deeply disturb you, just as it pains each of us.

We do not intend to resort to cheap propaganda by mitigating the scope of the event nor by highlighting the delay with which it was made in comparison to the insolent predictions of the enemy.

The soldiers of the Reich resisted inch by inch in every corner of Italian territory, with a heroism that will remain imperishable in the people's memory.

Out of respect for what Rome represents in history and in the civilization of the world, and in order not to inflict even more serious sufferings upon a population already very severely effected by the siege, the German Command has renounced its defense of the city.

We say to the Romans: do not give in morally to the invader, who now brings back to your city the men of the unconditional surrender and a Government dominated by an agent of Moscow.

To you brothers of southern Italy, who for several months have been suffering under cruel and abusive Anglo-American oppression, we say: do anything within your means to make the life of the invader increasingly difficult and precarious.

To the Italians of the provinces of the Italian Social Republic we launch this supreme warning: the fall of Rome does not weaken our energies, much less our determination to realize the conditions necessary for recovery.

All measures will be taken toward this end, which must imperiously dominate the conscience of every person in the fulfillment of duty, both in combat and in labour.

To our allies of the Tripartite Pact and especially to our German comrades, we reaffirm at this time our unwavering decision to continue the struggle, alongside you, until victory.

The objective of the Republic is quite different from that of the king, who is worried about the fate of the crown rather than the fate of the Fatherland.

Soldiers, to arms! Workers and farmers, to work!

The Republic is threatened by plutocracy and by the plutocrats' mercenaries of every race. Defend the country!

Long live Italy! Long live the Italian Social Republic!

MUSSOLINI

Messaggio in occasione del terzo annuale del Patto tripartito, 27 settembre 1943

(Pubblicato in « Corriere della Sera », 29 settembre 1943)

di Benito Mussolini

Considero come un lieto auspicio che il rriio ritorno in Italia coincida con la ricorrenza dell'anniversario della firma del Patto che ha unito in un indissolubile vincolo l'Italia fascista, la Germania nazionalsocialista e l'impero del Tenno. Il Governo fascista repubblicano è deciso di continuare la lotta fino alla vittoria con tutte le sue forze e con la fede che ha sempre animato l'Italia nel segno del Littorio. L'episodio provocato da una cricca internazionale, associatasi ad alcuni traditori, ha portato a conseguenze che saranno decisive per il corso della guerra, perché l'Italia ha potuto rendersi conto della rovina che la minacciava. L'Italia fascista repubblicana cancellerà dalla sua storia queste giornate di profonda umiliazione e riscatterà col suo sangue la vergogna che un monarca degenere voleva infliggere alle sue tradizioni e al suo passato glorioso.

Le truppe italiane, insieme a quelle tedesche e giapponesi, libereranno il mondo da una conso:rteria internazionale che si serve di tutti i mezzi, ma soprattutto del tradimento, per sconvolgere lo spirito e le tradizioni di tutti i popoli. I camerati tedeschi e giapponesi possono essere sicuri che il Patto tripartito sarà rispettato dall'Italia fascista repubblicana con lo stesso impegno e con la stessa fede che hanno assistito l'Italia nei tre anni decorsi.

Questa è la volontà dei combattenti che hanno su tanti campi di battaglia dato il loro sangue per l'ideale comune delle tre nazioni.

MUSSOLINI

Messaggio per le « Giornate del pane », 14-15 aprile 1928

(Pubblicato in « Il Popolo d'Italia », 25 marzo 1928)

di Benito Mussolini

Italiani!

Amate il pane: cuore della casa, profumo della mensa, gioia del focolare. Rispettate il pane: sudore della fronte, orgoglio del lavoro, poema di sacrificio. Onorate il pane: gloria dei campi, fragranza della terra, festa della vita. Non sciupate il pane: ricchezza della Patria, il più soave dono di Dio, il più santo premio alla fatica umana.

MUSSOLINI

Messaggio alle rappresentanze italiane all'estero in occasione del settimo centenario della morte di San Francesco d'Assisi

(Pubblicato in « Il Popolo d'Italia », 28 novembre 1925)

di Benito Mussolini

Il più alto genio alla poesia, con Dante; il più audace navigatore agli oceani, con Colombo; la mente più profonda alle arti ed alla scienza, con Leonardo; ma l'Italia, con San Francesco, ha dato anche il più santo dei santi al cristianesimo ed all'umanità. Perché, insieme con l'altezza dell'ingegno e del carattere, sono della nostra gente la semplicità dello spirito, l'ardore delle conquiste ideali, e, ove occorra, la virtù della rinunzia e del sacrifizio. È anzi col santo di Assisi, primo di tempo fra quei grandi, che l'Italia, pur se trattenuta ancora nel rude travaglio medioevale, rivela, si può dire, i primi segni della sua rinascita ed afferma le sue rinnovate qualità di gentilezza e di umanesimo.

San Francesco, già partecipe delle lotte comunali, si leva ad un tratto, come transumanato, sul corrusco alzando, con la croce nella mano scarna, le insegne gloriose della carità e della pace. Restauratore della religione di Cristo, egli è anche uno dei primi poeti nostri, e certo il primo che alla poesia delle origini dà un contenuto caratteristico, profondo ed universale. Nella lingua in cui, un secolo dopo, Dante scriveva la Commedia, egli, il santo della Povertà, compone il Cantico delle creature. Il fervore degli apostoli rivive, improvviso e travolgente, nella sua anima di italiano, schiva di riposi e insoddisfatta dei confini della sua terra, troppo brevi alla sua ansia di prodigarsi.

La Nave, che porta in oriente il banditore dell'immortale dottrina, accoglie sulla prora infallibile il destino della stirpe, che ritorna sulla strada dei padri. Ed i seguaci del santo che, dopo di lui, mossero verso Levante, furono insieme missionari di Cristo e missionari di italianità. Mentre sulla tomba venerata alle pendici del Subasio, che accendevasi di una luce senza tramonti, si affrettarono le nascenti arti italiane ad erigervi, in un magico impeto di reazione, il tempio di ogni più suggestiva bellezza. Sorsero così l'attività e l'arte francescana, che, improntate di forme italiche, si irradiarono nel mondo. Ed ovunque oggi, per tutte le terre di ogni continente, è splendore od umiltà di opere nel nome del santo costruite e sofferte, ivi è un'orma della patria nostra. Nel 1926, si compiono settecento anni dalla morte di San Francesco, e l'Italia, con anima nuova, più pronta a sentirlo, si rivolge al ricordo del sublime suscitatore. Gli italiani all'estero che si dispongono ad esaltarlo nelle loro imponenti adunate, nei santuari e nelle scuole, nelle Associazioni e nei ricoveri della carità, siano fieri di potere accompagnare, nel superbo rito, la celebrazione dell'Italia donde sorse al mondo una così meravigliosa aurora.

Message to Italian Representatives Abroad on the Seventh Centenary of the Death of St. Francis of Assisi

(Published in Il Popolo d'Italia, November 28, 1925)

By Benito Mussolini

Not only has Italy furnished the greatest poetical genius in Dante; the most audacious navigator of the ocean in Columbus; the most profound interpreter in art and sciences in Leonardo, but with St. Francis Italy has also given the most holy of the Saints to Christianity and to humanity. Together with the height of intelligence, our people are characterized by simplicity of the spirit, the ardor of the conquest of ideals, and, when appropriate, the virtue of mortification and sacrifice. Indeed, it was through the Saint of Assisi, who lived before the time of the great men just named, that Italy—though still restrained by rough medieval labour—revealed, one might say, the first signs of her rebirth and re-affirmed her qualities of goodness and humaneness.

St. Francis, after having taken part in the communal struggles, rose suddenly, as if he were superhuman, on the fluctuating coruscation of the passion of his century, raising in his thin hand the Cross, the glorious symbol of charity and peace. Being the restorer of the religion of Christ, he is also one of our earliest poets, and certainly the first who gave a characteristic substance to original poetry, both profound and universal. In the language in which, a century later, Dante wrote the Divine Comedy, he, the Saint of Poverty, composed the Canticles of the Creatures. The fervor of the Apostles is suddenly revived in him and overwhelms his Italian soul. Refusing rest and comfort, Francis of Assisi looks beyond the boundaries of his own land, not large enough to satisfy his thirst for sacrifice and service.

The vessel, which carried towards the East the herald of an immortal doctrine, carried at its helm the infallible destiny of our race which is returning to the way of our forefathers. And the disciples of the Saint who, after him, moved towards the Levant, were at once missionaries of Christ and missionaries of Italianism. Around the revered tomb at the foot of mount Subasio, a light that knows no darkness had commenced to shine, and hastened the emerging arts of Italy to build, as if through a magical impetus of creative power, the temple of the most striking beauty. Franciscan art and activity was thus born. Guided by the Italian spirit, it radiated throughout the world. Wherever today, in any land on any continent, we hear the name of the Saint, be it in the splendor of humility and suffering or in the works constructed on his behalf, there we find a foot print of our country. In 1926, seven hundred years will have elapsed since the death of St. Francis, and Italy, with a renewed soul, turns with reverence to the memory of the sublime animator. Italians abroad who exalt the Saint in their impressive gatherings, churches and schools, in their Associations and in the shelters of charity, must be proud to accompany in their superb rituals the name of Italy, from whence arose in the world the light of this marvelous dawn.

Messaggio al pubblico inglese: Il fascismo è una « rivolta spirituale »

(Pubblicato in « Il Popolo d'Italia », 5 gennaio 1924)

Dichiarazioni fatte a Roma, all'inviato speciale dell'Observer di Londra, nei primi giorni di gennaio del 1924.

di Benito Mussolini

Il movimento fascista, per essere compreso, deve essere considerato in tutta la sua vastità e profondità di fenomeno spirituale.

Le sue manifestazioni politiche sono state le pia potenti e le piu decisive, ma non bisogna fermarsi ad esse: il fascismo italiano non è stato, infatti, solamente una rivolta politica contro Governi fiacchi ed incapaci, che avevano lasciato decadere l'autorità dello Stato e minacciavano di arrestare l'Italia sulla via del suo necessario sviluppo, ma è stato una rivolta spirituale contro vecchie ideologie che corrompevano i sacri principi della religione, della patria e della famiglia.

Rivolta spirituale dunque, il fascismo è stato espresso direttamente dal popolo. Soldati reduci dalle trincee, piccoli borghesi, operai, sono stati tra i primi fascisti, e questa origine ha impresso al movimento un carattere che esso non ha mai perduto, e non perderà.

Restaurazione di principi e di valori essenziali a una gran società nazionale, il fascismo ora lavora con ammo di ferro a rafforzare nel popolo quelle virtù di devozione e di disciplina, dalle quali esso ha tratto la sua forza.

Chi ha gli occhi tanto acuti da poter guardare nel cuore della storia d'Italia può comprendere e valutare il fascismo; chi non conosce l'Italia nella sua storia e chi non è abituato a conoscere la purezza e la grandezza dei fenomeni spirituali non lo capirà mai.

Fascism is a Spiritual Revolt

(Published in Il Popolo d'Italia, January 5, 1924)

Statements made in Rome to the special envoy of the London Observer, in the first days of January 1924.

By Benito Mussolini

In order to understand the Fascist movement one must first appreciate the underlying spiritual phenomenon in all its vastness and depth.

The political manifestations of the movement have been powerful and decisive, but that is not all. In fact, Italian Fascism was not merely a political revolt against those outworn and incapable governments which had become a menace to the development of our country, and under whose rule the authority of the State had fallen into decadence and decay. It was also a spiritual revolt against old ideologies which had corrupted the sacred principles of Religion, Fatherland and Family.

Fascism, therefore, was a spiritual revolt of the people. Soldiers returning from the trenches, the lower middle class and working people were among the first Fascists, and this origin has given the movement a distinct character which has never been lost—and never will be.

Restoring essential values and principles to a great national society, Fascism is working with a soul of iron to strengthen in the people those virtues of devotion and discipline from which it drew its strength.

Whoever has eyes sharp enough to read into the heart of Italy's history will be able to understand and appreciate Fascism. Those who know neither Italy nor her history, and who remain ignorant of the purity and greatness of spiritual things, will never understand.