Wednesday 7 March 2012

Si va a destra

(Pubblicato in « Il Popolo d'Italia », 12 luglio 1922)

di Benito Mussolini

Nel numero 2 di Gerarchia, quasi a significare il programma della mia rivista, io ponevo il quesito: « Da che parte va il mondo? Il mondo delle idee, il mondo dell'economia, il mondo della politica? ». E rispondevo: « Il mondo va a destra », intendendo per destra l'antisocialismo e l'antidemocrazia.

A quattro mesi di distanza, dopo la conferenza di Genova e mentre quella dell'Aja agonizza, questo fortissimo orientamento delle società europee verso destra balza chiaro anche a quegli scrittori i quali parevano più convinti che il mondo andasse verso sinistra, cioè verso le estreme realizzazioni democratiche e socialiste.

L'avere avvertito in tempo questo processo di reazione ci ha condotto a rivedere da cima a fondo le posizioni storiche e teoriche del fascismo, ragione per cui il fascismo si è gradatamente spogliato di quella primitiva bardatura che poteva rappresentarlo come un movimento di sinistra o quasi.

Tornare alle origini, come si pretende da taluni, tornare cioè al programma del 1919, la cui parziale realizzazione, del resto, ha già dato frutti di cenere e di tosco (la demagogia finanziaria ci ha sospinto all'attuale situazione), è dar prova di infantilismo o di senilità. Il fascismo è e deve essere l'espressione organizzata di questa tendenza dello spirito contemporaneo, di questa ripresa classica della vita contro tutte le teorie e le razze dissolvitrici, di questo bisogno che si potrebbe chiamare architettonico di ordine, di disciplina, di gerarchia, di chiarezza, di forza, di qualità, in opposizione a tutte le anticipazioni caotiche, a tutte le incerte dottrine ed alla folle e cretina paura che avvelena taluni, i quali temono sempre di non avere idee abbastanza « avanzate ». Se forse non è il caso di riprendere tutto ciò che fu dato, è indubbiamente venuto il momento di mettere un punto fermo alla gara delle varie demagogie se non si vuole che la civiltà dell'Occidente — la più gloriosa della storia umana — precipiti verso l'estrema rovina.

Che il mondo vada a destra è ammesso da uno scrittore di origini democratiche quale è Virgilio Gayda. Egli — fra il finto scandalo dell'italico beghiname cosiddetto sovversivo — manda dall'Aja al Messaggero considerazioni di questo genere:
« La tendenza è generale. Dappertutto movimenti verso un inasprimento del protezionismo, verso una economia chiusa, un rifiuto netto di ogni principio comunista, una esaltazione quasi del principio individualista nel pensiero e nell'azione, come reazione alla sanguinosa esperienza venuta dalla Russia. Dappertutto una crisi profonda dei partiti estremisti popolari, un'evidente gravitazione della massa verso la conservazione. Questo è anche lo spirito evidente della conferenza dell'Aia. Da Genova all'Aja è passato non più di un mese, eppure lo spirito generale dei paesi che vi sono venuti si direbbe trasformato di anni interi. La reazione al comunismo, alla sua dottrina ed alla sua pratica, la preoccupazione conservatrice della propria ricchezza, del proprio regime sono evidenti qui in ogni manifestazione della conferenza. La Francia ed il Belgio nella loro intransigenza non sono più isolate come potevano sembrare a Genova. Esse hanno con loro già l'Inghilterra. Tutti i paesi neutri che vanno prendendo ora forma e forza nella politica europea sono per la resistenza nella difesa di quello che essi chiamano il sano regime europeo. Si può dire che il paese più estremista, dopo la Russia, rimanga l'Italia e ciò spiega la generale diffidenza iniziale con la quale si è accolta qui la sua delegazione.
Ora, tutta questa evoluzione europea verso destra, è la realtà contemporanea che si impone anche all'Italia, se essa non vuole isolarsi mentre sì batte per la collaborazione europea di cui più di ogni altro paese sente la necessità nazionale. Bisogna bene comprendere che la collaborazione economica e finanziaria europea suppone anzitutto oggi una collaborazione di regimi. La verità può essere e non essere grata: ma è questa. Ed essa spiega la impossibilità attuale dell'accordo fra la Russia e l'Europa che si vorrebbe cercare all'Aja, com'è una delle più forti ragioni dell'isolamento in cui l'Italia con tutti i suoi impeti e le sue virtù nazionali è tenuta ancora in Europa ».
Queste dichiarazioni di Gayda sono oneste e significative. Da ciò prende motivo Francesco Coppola per rincalzare, sull'Idea Nazionale, nei termini seguenti:
« L'isolamento della "reazionaria" Francia a Genova, come noi soli avevamo facilmente e invano previsto ed ammonito, in poco più di un mese si è già trasformato all'Aja nell'isolamento dell'Italia socialistoide. Giacché — e questa è la suprema scoperta e quindi la suprema liberazione — l'Europa intera ex-belligeranti ed ex-neutri, governi e popoli, classi dirigenti e masse operaie e, con l'Europa, tutto il mondo, tranne la Russia (e forse anche la Russia), vanno irresistibilmente ed unanimamente con ... economico come in quello politico verso destra, verso la conservazione, verso la "reazione", cioè ritornano rapidamente, dopo il momentaneo squilibrio, all'immutabile certezza delle leggi della storia e della civiltà ».
Ebbene, mentre l'Europa ed il mondo vanno verso destra, vi sono in Italia dei melanconìci fantocci operanti nel teatro di Montecitorio, i quali vagheggiano — imbecilli! — delle soluzioni di sinistra. Il gioco sarebbe sterile e noioso, se i popolari — brutta gente i seguaci di don Sturzo! — non accordassero la loro attiva e passiva complicità alle cosiddette sinistre. Il Partito Popolare deve rivaleggiare col Pus, ragione per cui è tendenzialmente sinistroide, in ciò forzato anche dalla tendenza del comunismo nero impersonato dall'on. Miglioli ed in altri buffi apostoli della sua statura.

È ora che anche l'Italia vada a destra. È ora di finirla con la politica di sinistra. L'esperienza insegna. A destra non ci sono già, come si opina da taluno, i residui più o meno venerabili del passato, le cariatidi insomma, di tempi trascorsi e lontani. A prescindere dalle persone sta di fatto che verso destra si raggruppano tutte le forze più fresche ed attuali ed impetuose della società nazionale. È l'Europa che non vuole perire. C'è appena bisogno di soggiungere che destra non significa necessariamente stasi o conservazione perpetua, ma significa senno della realtà e della possibilità storica. Quindi misura, quindi equilibrio e facoltà critica ed opposizione inesorabile ai salti nel buio.