Sunday, 25 May 2014

La nota italiana alla Grecia, 28 ottobre 1940

Il Ministro d'Italia ad Atene, Grazzi, ha rimesso alle ore 3 del 28 ottobre, la seguente nota al Governo greco:

Roma, 28 ottobre 1940
Ore 3:00

Il Governo italiano ha dovuto ripetutamente constatare come nel corso dell'attuale conflitto il Governo greco abbia assunto e mantenuto un atteggiamento che è in contrasto non solamente con quelle che sono le normali relazioni di pace e di buon vici­nato tra due Nazioni, ma con i precisi doveri che al Governo greco derivano dalla sua condizione di Stato neutrale. A più riprese il Governo italiano si è trovato nella necessità di ri­chiamare il Governo greco all'osservanza di  questi doveri, e di protestare contro la loro sistematica violazione, violazione particolarmente grave per avere il Governo greco tollerato che le sue acque territoriali, le sue coste e i suoi porti fossero utiliz­zati dalla flotta britannica nel corso delle sue operazioni di guerra, favorito i rifornimenti delle forze aeree britanniche, permesso l'organizzazione di un servizio di informazioni mili­tari nell'Arcipelago greco ai danni dell'Italia. Il Governo greco è perfettamente al corrente di questi fatti che hanno formato più volte oggetto di passi diplomatici da parte dell'Italia, ai quali il Governo greco — che pure avrebbe dovuto rendersi conto delle gravi conseguenze del suo atteggiamento — non ha ri­sposto con alcuna misura di protezione della propria neutralità, ma anzi intensificando la sua azione di favoreggiamento delle Forze armate britanniche e la sua collaborazione con i nemici dell'Italia.

Il Governo italiano ha le prove che tale collaborazione era stata dal Governo greco prevista e regolata con intese di carattere militare, navale ed aeronautico. Il Governo italiano non si rife­risce solamente alla garanzia britannica, accettata dalla Grecia come parte di un programma di azione diretta contro la sicu­rezza dell'Italia, ma agli espliciti e precisi impegni assunti dal Governo greco per mettere a disposizione delle Potenze in guer­ra con l'Italia importanti posizioni strategiche su territorio gre­co, comprese tra queste le basi aeree della Tessaglia e della Ma­cedonia, destinate ad un attacco contro il territorio albanese.

Il Governo italiano — a questo proposito — deve ricordare al Governo greco l'azione provocatrice svolta verso la Nazione al­banese con la politica terroristica da esso adottata nei riguardi delle popolazioni della Ciamuria e con i persistenti tentativi di creare disordini oltre le sue frontiere. Anche per questi fatti il Governo italiano è stato — ma inutilmente — nella necessità di richiamare il Governo greco sulle inevitabili conseguenze che tale politica avrebbe avuto nei riguardi dell'Italia.

Tutto questo non può essere dall'Italia ulteriormente tollerato. La neutralità della Grecia è andata diventando sempre più una mera parvenza. La responsabilità di questa situazione risale in primo luogo alla Gran Bretagna e al suo proposito di coinvol­gere sempre altri paesi nella guerra. Ma è ormai manifesto che la politica del Governo greco è stata ed è diretta a trasformare il territorio greco, o almeno a permettere che il territorio greco sia trasformato in una base di azioni belliche contro l'Italia. Questo non potrebbe portare che ad un conflitto armato tra l'I­talia e la Grecia, conflitto che il Governo italiano ha tutta l'intenzione di evitare.

Il Governo italiano è venuto pertanto nella determinazione di chiedere al Governo greco — come garanzia della neutralità della Grecia e come garanzia della sicurezza dell'Italia — la facoltà di occupare con le proprie forze armate, per la durata del presente conflitto con la Gran Bretagna, alcuni punti stra­tegici in territorio greco. Il Governo italiano chiede al Governo greco che esso non si opponga a tale occupazione e non ostacoli il libero passeggio delle truppe destinate a compierla. Queste truppe non si presentano come nemiche del popolo greco, e in nessun modo il Governo italiano intende che l'occupazione tem­poranea di alcuni punti strategici dettata da necessità contin­genti e di carattere puramente difensivo, porti pregiudizio alla sovranità e alla indipendenza della Grecia.

Il Governo italiano chiede ai Governo greco che esso dia immediatamente alle autorità militari gli ordini necessari perché tale occupazione possa avvenire in maniera pacifica. Ove le truppe italiane dovessero incontrare resistenze, tali resistenze saranno piegate con le armi e il Governo greco si assumerebbe la responsabilità delle conseguenze che ne deriverebbero.

Note of the Italian Government to the Greek Government, October 28, 1940

The Minister of Italy in Athens, Sig. Grazzi, remitted the following note to the Greek Government at 3 a.m. on October 28th:

Rome, October 28, 1940
3:00 A.M.

The Italian Government has repeatedly noted how, in the course of the present conflict, the Greek Government assumed and maintained an attitude which was contrary not only with that of normal relations of peace and good neighborliness between two nations, but also with the precise duties which were incumbent on the Greek Government in view of its status as a neutral country. On various occasions the Italian Government has found it necessary to remind the Greek Government to observe these duties and to protest against their systematic violation, particularly serious since the Greek Government permitted its territorial waters, its coasts and its ports to be used by the British fleet in the course of its war operations, aided in supplying the British Air Forces and permitted the organization of a military information service in the Greek archipelago to the detriment of Italy.

The Greek Government was perfectly aware of these facts, which several times formed the basis of diplomatic steps on the part of Italy, to which the Greek Government—which should have taken consideration of the grave consequences of its attitude—failed to respond with any measure for the protection of its own neutrality, but, instead, intensified its activities of aiding the British Armed Forces and its collaboration with Italy's enemies.

The Italian Government has proof that this collaboration was planned for by the Greek Government and was regulated by agreements of a military, naval, and aeronautical character. The Italian Government does not refer only to the British guarantee, accepted by Greece as a part of the program of action directed against Italy's security, but also to explicit and precise commitments undertaken by the Greek Government to put at the disposal of the powers at war with Italy important strategic positions on Greek territory, including air bases in Thessaly and Macedonia designed for an attack on Albanian territory.

In this regard, the Italian Government must remind the Greek Government of the provocative activities carried out against the Albanian Nation, together with the terroristic policy it has adopted toward the people of Chameria and the persistent efforts to create disorders beyond its frontiers. For these reasons, also, the Italian Government has constantly—but to no avail—found it necessary to remind the Greek Government of the inevitable consequences of its policy toward Italy.

All of this can no longer be tolerated by Italy. Greek neutrality has been continuously becoming a mere shadow. The responsibility for this situation lies primarily on the shoulders of Great Britain and its aim to involve ever more countries in the war. But now it is obvious that the policy of the Greek Government has been and is directed toward transforming Greek territory—or at least permitting Greek territory to be transformed—into a base for war operations against Italy. This could only lead to armed conflict between Italy and Greece, a conflict which the Italian Government has every intention of avoiding.

The Italian Government, therefore, has reached the decision to ask the Greek Government—as a guarantee of Greek neutrality and as a guarantee of Italian security—for permission to occupy with its own armed forces several strategic points in Greek territory for the duration of the present conflict with Great Britain. The Italian Government asks the Greek Government not to oppose this occupation and not to obstruct the free passage of the troops carrying it out. These troops do not come as enemies of the Greek people, and the Italian Government does not in any way intend that the temporary occupation of several strategic points, dictated by special necessities of a purely defensive character, should compromise Greek sovereignty and independence.

The Italian Government asks that the Greek Government give immediate orders to the military authorities that this occupation may take place in a peaceful manner. Wherever the Italian troops may encounter resistance, this resistance will be met by armed force, and the Greek Government would have the responsibility for the resulting consequences.

Saturday, 24 May 2014

Comunicato Stefani, 26 ottobre 1940

(Pubblicato in « Relazioni internazionali », 1940)

Il 26 ottobre l'agenzia « Stefani » ha diramato da Tirana il seguente comunicato:

Tirana, 26 ottobre

Una banda armata greca ha stamane attaccato con tiri di fucileria e bombe a mano posti di vigilanza albanesi nei pressi di Coritza e precisamente nella zona compresa fra i cippi 30 e 31, immediatamente a sud del varco di Kapestiza.

La pronta reazione della pattuglia albanese e il successivo intervento di altri reparti hanno valso a respingere immediatamente il nucleo avversario che era penetrato in territorio albanese. Sei degli attaccanti greci sono stati catturati. Le perdite albanesi sono due soldati morti e tre feriti.

Ieri sera tre bombe sono esplose nei pressi della sede del R. Ufficio Luogotenenziale italiano di Porto Edda. Si lamentano due feriti leggeri. Gli agenti greci o inglesi ai quali si deve l’attentato vengono attivamente ricercati.

Sono in corso attive indagini sui due episodi, mentre nelle due zone è subito tornata la calma.

Report of the Stefani Agency, October 26, 1940

(Published in Relazioni internazionali, 1940)

On October 26th the Stefani Agency issued the following press release from Tirana:

Tirana, October 26, 1940

This morning an armed Greek band attacked Albanian watchtowers with rifle shots and hand grenades near Coritza, more precisely in the area between posts 30 and 31, just south of the Kapestiza pass.

The prompt reaction of the Albanian patrol and the subsequent intervention of other units enabled the successful immediate repulsion of the enemy nucleus that had penetrated Albanian territory. Six of the Greek attackers were captured. Albanian losses are two dead and three wounded soldiers.

Yesterday evening three bombs exploded near the headquarters of the Italian Lieutenant-General at Porto Edda. Two persons were slightly wounded. The authorities are conducting an active search for the Greek or British agents who perpetrated the attack.

There are ongoing investigations into the two incidents. In the meantime, tranquility has been restored to the two areas.

Monday, 12 May 2014

Informazione Diplomatica n. 18, 5 agosto 1938: Sulla questione ebraica

(Pubblicato in « Il Popolo d'Italia », 6 agosto 1938)

di Benito Mussolini

Negli ambienti responsabili romani si fa notare che molte delle impressioni e deduzioni estere sul razzismo italiano sono dettate da una superficiale cognizione dei fatti e in qualche caso da evidente malafede.

In realtà il razzismo italiano data dal 1919, come potrebbe essere documentato. Mussolini nel discorso al Congresso del Partito tenutosi a Roma nel novembre del 1921 – ripetiamo 1921 – dichiarò esplicitamente: « Intendo dire che il Fascismo si preoccupi del problema della razza: i fascisti devono preoccuparsi della salute della razza colla quale si fa la storia ».

Se il problema rimase, per alcuni anni, allo stato latente, ciò accadde perchè altri problemi urgevano e dovevano essere risolti. Ma la conquista dell'impero ha posto in primissimo piano i problemi chiamati complessivamente razziali, la cui sconoscenza ha avuto drammatiche, sanguinose ripercussioni, sulle quali non è oggi il momento di scendere a particolari.

Altri popoli mandano nelle terre dei loro imperi pochi e sceltissimi funzionari; noi manderemo in Libia e in Africa Orientale Italiana, con l'andare del tempo e per assolute necessità di vita, milioni di uomini.

Ora, a evitare la catastrofica piaga del meticciato, la creazione cioè di una razza bastarda, né europea, né africana, che fomenterà la disintegrazione e la rivolta, non bastano le leggi severe promulgate e applicate dal fascismo; occorre anche un forte sentimento, un forte orgoglio, una chiara, onnipresente coscienza di razza.

Discriminare non significa perseguitare; questo va detto ai troppi ebrei d'Italia e di altri paesi, i quali ebrei lanciano al cielo inutili lamentazioni, passando con la nota rapidità dall'invadenza e dalla superbia all'abbattimento e al panico insensato.

Come fu detto chiaramente nella nota numero 14 dell'Informazione Diplomatica e come si ripete oggi, il Governo fascista non ha alcun speciale piano persecutorio contro gli ebrei in quanto tali. Si tratta di altro: Gli ebrei in Italia, nel territorio metropolitano, sono 44.000, secondo i dati statistici ebraici, che dovranno però essere controlllati da un prossimo speciale censimento. La proporzione sarebbe quindi di un ebreo su mille italiani.

È chiaro che, d'ora innanzi, la partecipazione degli ebrei alla vita globale dello Stato dovrà essere e sarà adeguata a tale rapporto. Nessuno vorrà contestare allo Stato fascista questo diritto, e men di tutti gli ebrei, i quali, come risulta in modo solenne anche dar recente manifesto dei rabbini d'Italia, sono stati sempre e ovunque gli apostoli del più integrale, intransigente, feroce, e, sotto un certo punto di vista, ammirevole razzismo; si sono sempre ritenuti appartenenti ad un altro sangue, a un'altra razza; si sono autoproclamati « popolo eletto » e hanno sempre fornito prove della loro solidarietà razziale, al disopra di ogni frontiera.

E qui non vogliamo parlare dell'equazione, storicamente accertata in questi ultimi venti anni di vita europea, fra ebraismo, bolscevismo e massoneria.

Nessun dubbio quindi che il clima è maturo per il razzismo italiano, e meno ancora si può dubitare che esso non diventi, attraverso l'azione coordinata e risoluta di tutti gli organi del regime, patrimonio spirituale del nostro popolo, base fondamentale del nostro Stato, elemento di sicurezza per il nostro impero.

Diplomatic Dispatch No. 18, August 5, 1938: On the Jewish Question

(Published in Il Popolo d'Italia, August 6, 1938)

By Benito Mussolini

Responsible circles in Rome note that many foreign opinions and impressions concerning Italian racism are dictated by a superficial knowledge of the facts and, in some cases, by obvious bad faith.

In reality, as can be proven by documents, Italian racism dates back to 1919. Mussolini, in his speech to the Party Congress, held in Rome in November 1921 — we repeat 1921 — explicitly declared: "I want to make it clear that Fascism must deal with the problem of race. Fascists must occupy themselves with the health of the race, which is what makes history."

If the problem has remained dormant for many years, this happened only because of other more urgent problems that had to be solved. But the conquest of the Empire placed racial problems at the top of the agenda, because the lack of race consciousness had dramatic and bloody consequences, the details of which we shall not go into today.

Other nations send only a few, carefully-chosen officials to the lands of their empires; but in the course of time we will send millions of men to Libya and Italian East Africa, because it is absolutely necessary for us.

Now, to avoid the catastrophic calamity of miscegenation, that is, the creation of a bastard race that is neither European nor African, which will foment disintegration and revolt, the strict laws promulgated and enacted by Fascism are not enough. A strong feeling, a strong sense of pride, a clear and ever-present consciousness of race are also required.

To discriminate does not mean to persecute. This must be said to the too many Jews in Italy and in other countries who cry useless lamentations to the heavens, passing with typical swiftness from intrusiveness and arrogance to demoralization and senseless panic.

As was clearly stated in Diplomatic Dispatch No. 14 and as is repeated today, the Fascist Government has no special plan to persecute the Jews as such, but only to discriminate against them, which is a different matter. According to Jewish statistics, there are 44,000 Jews in the metropolitan territory of Italy. However, this number must be confirmed by a special census in the near future. The proportion therefore is supposedly one Jew for every one thousand Italians.

It is clear that, from now on, the participation of the Jews in the overall life of the State should be — and will be — adapted to such a ratio.

No one would dispute the right of the Fascist State to do this, least of all the Jews who (as is clear from the most recent manifesto of the rabbis of Italy) have always and everywhere been the apostles of the most total, intransigent, ferocious — and from a certain point of view even admirable — racism; the Jews have always thought of themselves as a "chosen people"; they claim to belong to a separate race with unique blood; and they have always demonstrated their racial solidarity with each other beyond all territorial borders.

This is not the place to discuss the relationship — which is clearly proven by the past twenty years of European history — between Judaism, Bolshevism and Masonry.

There is no doubt, however, that now is the right time for Italian racism. Moreover, there is no doubt that it will become — through the coordinated and determined actions of all the members of the Regime — the spiritual heritage of our people, the fundamental basis of our State and the element of security for our Empire.