Monday 12 May 2014

Informazione Diplomatica n. 18, 5 agosto 1938: Sulla questione ebraica

(Pubblicato in « Il Popolo d'Italia », 6 agosto 1938)

di Benito Mussolini

Negli ambienti responsabili romani si fa notare che molte delle impressioni e deduzioni estere sul razzismo italiano sono dettate da una superficiale cognizione dei fatti e in qualche caso da evidente malafede.

In realtà il razzismo italiano data dal 1919, come potrebbe essere documentato. Mussolini nel discorso al Congresso del Partito tenutosi a Roma nel novembre del 1921 – ripetiamo 1921 – dichiarò esplicitamente: « Intendo dire che il Fascismo si preoccupi del problema della razza: i fascisti devono preoccuparsi della salute della razza colla quale si fa la storia ».

Se il problema rimase, per alcuni anni, allo stato latente, ciò accadde perchè altri problemi urgevano e dovevano essere risolti. Ma la conquista dell'impero ha posto in primissimo piano i problemi chiamati complessivamente razziali, la cui sconoscenza ha avuto drammatiche, sanguinose ripercussioni, sulle quali non è oggi il momento di scendere a particolari.

Altri popoli mandano nelle terre dei loro imperi pochi e sceltissimi funzionari; noi manderemo in Libia e in Africa Orientale Italiana, con l'andare del tempo e per assolute necessità di vita, milioni di uomini.

Ora, a evitare la catastrofica piaga del meticciato, la creazione cioè di una razza bastarda, né europea, né africana, che fomenterà la disintegrazione e la rivolta, non bastano le leggi severe promulgate e applicate dal fascismo; occorre anche un forte sentimento, un forte orgoglio, una chiara, onnipresente coscienza di razza.

Discriminare non significa perseguitare; questo va detto ai troppi ebrei d'Italia e di altri paesi, i quali ebrei lanciano al cielo inutili lamentazioni, passando con la nota rapidità dall'invadenza e dalla superbia all'abbattimento e al panico insensato.

Come fu detto chiaramente nella nota numero 14 dell'Informazione Diplomatica e come si ripete oggi, il Governo fascista non ha alcun speciale piano persecutorio contro gli ebrei in quanto tali. Si tratta di altro: Gli ebrei in Italia, nel territorio metropolitano, sono 44.000, secondo i dati statistici ebraici, che dovranno però essere controlllati da un prossimo speciale censimento. La proporzione sarebbe quindi di un ebreo su mille italiani.

È chiaro che, d'ora innanzi, la partecipazione degli ebrei alla vita globale dello Stato dovrà essere e sarà adeguata a tale rapporto. Nessuno vorrà contestare allo Stato fascista questo diritto, e men di tutti gli ebrei, i quali, come risulta in modo solenne anche dar recente manifesto dei rabbini d'Italia, sono stati sempre e ovunque gli apostoli del più integrale, intransigente, feroce, e, sotto un certo punto di vista, ammirevole razzismo; si sono sempre ritenuti appartenenti ad un altro sangue, a un'altra razza; si sono autoproclamati « popolo eletto » e hanno sempre fornito prove della loro solidarietà razziale, al disopra di ogni frontiera.

E qui non vogliamo parlare dell'equazione, storicamente accertata in questi ultimi venti anni di vita europea, fra ebraismo, bolscevismo e massoneria.

Nessun dubbio quindi che il clima è maturo per il razzismo italiano, e meno ancora si può dubitare che esso non diventi, attraverso l'azione coordinata e risoluta di tutti gli organi del regime, patrimonio spirituale del nostro popolo, base fondamentale del nostro Stato, elemento di sicurezza per il nostro impero.