Saturday, 2 March 2013

Ordine del giorno, 21 agosto 1944


21 agosto 1944

Nel momento in cui la Guardia nazionale repubblicana entra a far parte integrante dell'Esercito nazionale repubblicano, del quale costituirà l'ossatura fondamentale, desidero sottolineare la portata dell'avvenimento, la cui logica e necessità sono manifeste. La Guardia nazionale repubblicana, malgrado difficoltà grandissime, dovute alla sua formazione iniziale, e alla complessità dei suoi compiti, ha dato un notevole contributo al consolidamento della Repubblica Sociale Italiana con la sua instancabile lotta contro gli elementi dell'interno operanti agli ordini del nemico. Centinaia e centinaia di caduti in combattimento o negli agguati tesi dai banditi lo dimostrano. Tali prove di dedizione alla Patria e all'idea fascista sono riconosciute appieno nella decisione che fa della Guardia nazionale repubblicana la prima arma dell'Esercito nazionale repubblicano. Sono sicuro che, tornata a funzioni esclusivamente militari di combattimento, liberata da compiti estranei alla sua natura, la Guardia nazionale repubblicana dimostrerà sui campi di battaglia che esistono ancora falangi di Italiani di buona razza, decisi con ogni mezzo a realizzare la riscossa della Patria.

MUSSOLINI

Order of the Day, August 21, 1944


August 21, 1944

Once the Republican National Guard becomes part of the Republican National Army, of which it will form the backbone, I wish to emphasize the importance of such an event, whose logic and necessity are quite evident. Despite great difficulties that arose due to its initial formation and the complexity of its tasks, the Republican National Guard contributed greatly to the consolidation of the Italian Social Republic with its tireless struggle against internal cells operating under the order of the enemy. Hundreds and hundreds of men fallen in combat or in ambushes by bandits demonstrates this. Such evidence of dedication to the Fatherland and to the Fascist idea is fully recognized in the decision to make the Republican National Guard the first arm of the Republican National Army. I am certain that once they return exclusively to military combat functions, freed from tasks beyond its nature, the Republican National Guard will demonstrate on the battlefields that there are still phalanxes of Italians of good race, determined by every means to achieve the salvation of the Fatherland.

MUSSOLINI

Ordine del giorno, 21 giugno 1944


21 giugno 1944

Decido che a datare dal 1‎º luglio si passi dall'attuale struttura politica del Partito a un organismo di tipo esclusivamente militare. Dal 1‎º luglio tutti gli iscritti regolarmente al Partito Fascista Repubblicano, di età fra i diciotto e i sessanta anni, e non appartenenti alle Forze Armate della Repubblica, costituiscono il Corpo ausiliario delle camicie nere composte dalle squadre d'azione.

Le altre attività svolte fin qui direttamente dal Partito vengono affidate agli enti competenti e cioè: l'assistenza ai Fasci femminili, ai comuni e alle altre organizzazioni; la propaganda all'Istituto nazionale di cultura fascista.

Il segretario del Partito attua la trasformazione dell'attuale Direzione del Partito in Ufficio di Stato Maggiore del Corpo ausiliario delle squadre d'azione delle camicie nere. Le Federazioni si trasformano in brigate del Corpo ausiliario delle camicie nere. Data la natura dell'organismo e i suoi scopi, il comando sarà affidato ai capi politici locali. Non ci saranno gradi, ma soltanto funzioni di comando. Il Corpo sarà sottoposto a disciplina militare e al codice militare del tempo di guerra. Il Corpo sarà impiegato, agli ordini dei capi delle provincie, i quali sono responsabili dell'ordine pubblico e della sicurezza dei cittadini, contro i sicari e i gruppi di complici del nemico.

MUSSOLINI

Order of the Day, June 21, 1944


June 21, 1944

I have decided that as of July 1 the Party will be exclusively transformed from a political structure into a military body. Effective July 1, all those regularly enrolled in the Republican Fascist Party, aged between eighteen and sixty, who are not members of the Armed Forces of the Republic, will constitute the auxiliary body of Blackshirts formed by the action squads.

The other activities carried out directly by the Party are entrusted to the relevant bodies, namely: assistance is entrusted to the women's Fascist groups, to municipalities and to the other organizations; propaganda is entrusted to the National Institute of Fascist Culture.

The secretary of the Party decrees the transformation of the current Party Direction into an Office of General Staff of the Auxiliary Corps of the Blackshirt action squads. The Federations are transformed into a brigade of the Army Auxiliary Corps of the Blackshirts. Given the nature of the organism and its purposes, the command will be entrusted to the local political leaders. There will be no degrees, but only command functions. The Corps will be subject to military discipline and to the military code of conduct in war time. The Corps will be employed at the orders of the provincial leaders, who are responsible for public order and for the security of citizens, against assassins and groups of accomplices working with the enemy.

MUSSOLINI

Ordini del giorno, 16 settembre 1943


Rastenburg, 16 settembre 1943

Ordine del giorno del Governo numero 6.

Completando gli ordini del giorno precedenti ho incaricato il luogotenente generale Renato Ricci del comando in capo della M. V. S. N.

Ordine del giorno del Governo numero 7.

Il Partito Fascista Repubblicano libera gli ufficiali delle Forze Armate dal giuramento prestato al re, il quale, capitolando alle condizioni ben note e abbandonando il suo posto, ha consegnato la nazione al nemico e l'ha trascinata nella vergogna e nella miseria.

MUSSOLINI

Orders of the Day, September 16, 1943


Rastenburg, September 16, 1943

Order of the Day of the Government Number 6.

Completing the previous orders of the day, I commissioned Lieutenant General Renato Ricci to assume command of the MVSN.

Order of the Day of the Government Number 7.

The Republican Fascist Party releases the officers of the Armed Forces from their oath given to the king, who, by capitulating according to the well-known conditions and by abandoning his post, has handed the nation over to the enemy and dragged it into shame and misery.

MUSSOLINI

Ordini del giorno, 15 settembre 1943


Rastenburg, 15 settembre 1943

Ordine del giorno del Governo numero 1.

Ai fedeli camerati di tutta Italia!

A partire da oggi 15 settembre riassumo la suprema direzione del fascismo in Italia.

Ordine del giorno del Governo numero 2.

Nomino Alessandro Pavolini segretario provvisorio del Partito Nazionale Fascista, il quale assume d'ora innanzi la dizione di Partito Repubblicano Fascista.

Ordine del giorno del Governo numero 3.

Ordino che tutte le autorità militari, politiche, amministrative e scolastiche, come tutte le altre che sono state destituite dal loro ufficio dal Governo della capitolazione, riassumano immediatamente i loro posti ed uffici.

Ordine del giorno del Governo numero 4.

Ordino l'immediata ricostituzione degli uffici del Partito con le seguenti disposizioni:

a) di appoggiare efficacemente e cameratescamente l'Esercito tedesco che si batte sul suolo italiano contro il comune nemico;

b) di fornire immediatamente al popolo assistenza morale e materiale;

c) di esaminare la situazione dei membri del Partito in relazione alla loro condotta di fronte al colpo di Stato, alla capitolazione e al disonore e di segnalare i vili e di punire esemplarmente i traditori.

Ordine del giorno del Governo numero 5.

Ordino la ricostituzione di tutte le formazioni e di tutti i reparti speciali della M. V. S. N.

MUSSOLINI

Orders of the Day, September 15, 1943


Rastenburg, September 15, 1943

Order of the Day of the Government Number 1.

To the faithful comrades of all Italy!

Starting today, September 15, I resume the supreme direction of Fascism in Italy.

Order of the Day of the Government Number 2.

I nominate Alessandro Pavolini as provisional secretary of the National Fascist Party, which from this point forward will be called the Republican Fascist Party.

Order of the Day of the Government Number 3.

I order that all the military, political, administrative and educational authorities, like all others who have been deprived of their office by the capitulation Government, immediately resume their posts and offices.

Order of the Day of the Government Number 4.

I order the immediate recovery of the Party offices with the following provisions:

a) To effectively and comradely support the German army battling on Italian soil against the common enemy;

b) To immediately provide moral and material assistance to the people;

c) To examine the situation of the Party members in relation to their conduct during the coup, the capitulation and the dishonour, and to report those who are guilty and exemplarily punish the traitors.

Order of the Day of the Government Number 5.

I order the reconstruction of all the formations and all the special units of the MVSN.

MUSSOLINI

Friday, 1 March 2013

Intervista del giornalista americano William Philip Simms a Benito Mussolini, 24 maggio 1937

(Pubblicato in « Il Popolo d'Italia », 28 maggio 1937)

Alle domande rivoltegli dal signor Simms, il Duce ha dichiarato:

Mussolini: L'Europa e il mondo dovranno, quanto prima, trovare mezzi efficaci per porre un freno alla corsa agli armamenti, oppure essere preparati a far fronte ad una crisi di gravità forse senza precedenti. Tale crisi potrebbe svilupparsi in una delle due seguenti direzioni: potrebbe assumere un carattere politico e portare alla guerra, oppure potrebbe assumere un carattere economico.

Prima o dopo, l'attività del riarmo dovrà rallentare; altrimenti la disoccupazione ed i mali affini potranno trascinare il mondo verso difficoltà simili o ancora più grandi di quelle da cui si cominciava a vedere una prossima possibilità di uscita.

L'unica alternativa è quella di porre fine a questa competizione prima che sia troppo tardi.

Io credo che, qualora il Presidente Roosevelt volesse prendere l'iniziativa di convocare una conferenza per la limitazione degli armamenti nel prossimo avvenire, questo gesto avrebbe sicuramente un grande successo.

L'Italia desidera la pace. Ne ha bisogno e per molto tempo, allo scopo di sviluppare le risorse di cui ora dispone.

Non parlo di disarmo, ma di una limitazione degli armamenti. Il disarmo, in questo momento, è impossibile. Non parlo nemmeno di una riduzione degli armamenti attuali. Lo sviluppo della situazione è già giunto a un punto in cui anche ciò è fuori questione.

Ma una limitazione nell'avvenire è una cosa che ha qualche possibilità di riuscita. E quando dico avvenire, non intendo un periodo vago e distante, ma un avvenire prossimo.

Circa le ambizioni dell'Italia in Spagna, nelle Baleari o nel Mediterraneo occidentale, queste — ha detto il Duce — sono semplicemente storie non vere. L'Italia non ha simili ambizioni. Ed ha aggiunto:

Mussolini: Tuttavia l'Italia è decisamente opposta a che il bolscevismo prenda piede in Spagna o nel Mediterraneo, poiché il bolscevismo è sempre la più grande minaccia dell'Europa. Per questa ragione l'Italia crede fermamente che sarebbe non solo nel suo interesse, ma in quello della Francia, della Gran Bretagna, dell'Europa, degli Stati Uniti e del mondo che vinca il generale Franco.

Mussolini non ritiene che sia essenziale per la pace d'Europa che tutte le nazioni aderiscano a un unico grande patto. Egli crede che cinque nazioni potrebbero raggiungere lo scopo, e cioè l'Italia, la Francia, la Gran Bretagna, la Germania e la Polonia.

Interview With Benito Mussolini by William Philip Simms, May 24, 1937

(Published in Il Popolo d'Italia, May, 28 1937)

In response to the questions asked by Mr. Simms, the Duce said:

Mussolini: Europe and the world will have to find an effective means to put a halt to the arms race as soon as possible, otherwise it must be prepared to deal with a serious crisis of unprecedented gravity. Such a crisis could unfold in one of the following two ways: it could take on a political character and lead to war, or it could take on an economic character.

Sooner or later, the activity of rearmament will have to slow down; otherwise unemployment and related woes will drag the world into difficulties similar or even worse than those which we witnessed during the Great Depression.

The only alternative is to end this competition before it's too late.

I believe that if President Roosevelt wanted to take the initiative to convene a conference for the limitation of armaments in the near future, this gesture would surely be a great success.

Italy wants peace. It needs peace for a long time, in order to develop the resources it now has available.

I'm not talking about disarmament, but a limitation of armaments. Disarmament, at this time, is impossible. Nor am I even talking about a reduction in current armaments. The development of the situation has already reached a point where even this is out of the question.

But a limitation in the future is something that has some chance of success. And I do not mean in a vague or distant period, but in the near future.

Concerning Italy's alleged ambitions in Spain, the Balearic Islands and the western Mediterranean the Duce said:

Mussolini: These are simply untrue stories. Italy has no such ambitions.

Then he added:

Mussolini: However, Italy is definitely opposed to Bolshevism taking root in Spain or in the Mediterranean, since Bolshevism is always the biggest threat to Europe. For this reason Italy firmly believes that it will not only be in its own interest, but also in the interest of France, Great Britain, Europe, the United States and the whole world if General Franco wins.

Mussolini does not believe that it is necessary for all nations to adhere to a single great pact in order to assure peace in Europe. He believes that five nations could reach the goal, namely Italy, France, Great Britain, Germany and Poland.

Intervista di Roland Strunk del « Völkischer Beobachter » a Benito Mussolini, 18 gennaio 1937

(Pubblicato in « Il Popolo d'Italia », 19 gennaio 1937)

A Roland Strunk, che scrive di aver ritrovato il Duce quasi rinvigorito dalle ostilità affrontate e vinte, e ringiovanito d'anni, Mussolini ha detto che:
« lo scorso anno è stato ricco di eventi, è stato fatto un gran passo avanti, è stato saldato l'asse Roma-Berlino. »
Rilevato come questo sia l'inizio di un processo di consolidazione europea, il Duce ha affermato che egli non crede agli Stati uniti d'Europa; e ha aggiunto:
« Essi sono un'utopia, un'impossibilità, determinata dalla storia e dalla politica. Nel nostro continente siamo tutti troppo anziani. Ogni popolo, ogni Stato ha la sua storia e le sue intime originalissime sorgenti, dalle quali derivano le qualità della stirpe e della nazione. Altrove, in America, sì, le cose stanno diversamente. Ecco, lì, tutto è più giovane, più nuovo, privo dì tradizione. »
Tuttavia, pur dichiarando che gli Stati uniti d'Europa sono una cosa impossibile, il Duce ha osservato che:
« all'infuori di ciò e nella stessa direzione, si sta formando qualche cosa, una specie di idea europea, nata dalla nozione che un solo pericolo minaccia la nostra cultura, la nostra integrità e la nostra civiltà; e questo pericolo è il bolscevismo. »
Il Duce, dopo aver detto che:
« oggi si sta attraversando un periodo di totale rivolgimento delle ideologie politiche e sociali e le democrazie sono in istato fallimentare »
ha osservato che:
« questa è l'epoca della forte individualità e della personalità predominante. »
Lo Strunk ricorda come il Duce, pochi giorni or sono, abbia concluso coll' Inghilterra un accordo per il Mediterraneo e come tale avvenimento ria stato da taluni preso a pretesto per diffondere menzogne, dubbi e sfiducia.

Interrogato se egli creda che la battaglia dinanzi a Madrid possa condurre a complicazioni, o addirittura alla guerra europea, il Duce ha risposto sereno, scuotendo lentamente il capo.

E ha aggiunto che c'era chi voleva turbare l'accordo del Mediterraneo, ma che egli non lo ha tollerato.

Interview With Benito Mussolini by Roland Strunk of "Völkischer Beobachter", January 18, 1937

(Published in Il Popolo d'Italia, January 18, 1937)

Mussolini, who is reported to have been reinvigorated by recent victories and more rejuvenated now than in previous years, said the following to Roland Strunk:
"Last year was full of events, a big step forward was taken, the Rome-Berlin axis was solidified."
Noting that this is the beginning of a process of European consolidation, the Duce stated that he does not believe in a United States of Europe; he added:
"That is a utopia, an impossibility due to historical and political reasons. Here on our continent we are all too old; every State, every people, has its own history and its peculiar innate sources, from which its racial and national characteristics spring. Elsewhere, in America for example, it is true that things are different. There everything is younger, newer, devoid of tradition."
However, while declaring that a United States of Europe is an impossible thing, the Duce observed that:
"Outside of this and in the same direction, something is forming, a kind of European idea, born from the notion that a single danger threatens our culture, our integrity and our civilization; and this danger is Bolshevism."
The Duce, having said that, said:
"Today we are going through a period of total political, social and ideological upheaval, and the democracies are in a state of bankruptcy..."
And then observed:
"This is an era of strong individuality and domineering personality."
Strunk here recalls how the Duce, a few days ago, concluded an agreement with England concerning the Mediterranean and how such an event was used by some as a pretext to spread lies, doubts and distrust.

When asked if he believed that the battle of Madrid could lead to complications, or even to a European war, the Duce responded calmly, shaking his head slowly.

And he added that there were some who wanted to disturb the Mediterranean agreement, but that he would not tolerate it.

Intervista di Ward Price del « Daily Mail » a Benito Mussolini, 4 maggio 1936

(Pubblicato in « Il Popolo d'Italia », 8 maggio 1936)

La mattina del 4 maggio, a Roma, a palazzo Venezia, al redattore del Daily Mail di Londra, Ward Price, Benito Mussolini fa le dichiarazioni qui riportate:

Che occorra riorganizzare la Società delle nazioni è ormai universalmente ammesso. L'Italia aveva già presa un'iniziativa in materia. Gli avvenimenti hanno reso ancora più urgente tale riforma, alla quale l'Italia presterà la sua collaborazione.

La mia tesi è che la Società delle nazioni può e deve esistere, ma con compiti che non siano superiori alle sue forze e con uno spirito diverso per quanto concerne le necessità dei popoli e le posizioni dei popoli europei.

Date le sanzioni, l'Italia non poteva avere che un atteggiamento di estrema riserva dopo gli eventi del 7 marzo, ma l'Italia è sempre pronta a collaborare per la realizzazione di un riavvicinamento franco e concreto tra i grandi paesi dell'Occidente, i quali devono finalmente intendersi, perché non possono combattersi fra di loro, pena il crollo dell'intera civiltà europea.

Dite nella maniera più formale al pubblico dei vostri lettori che l'Italia vuole la pace e ne ha dato le prove e continua a sviluppare con obiettivi pacifici la sua politica estera.

Sono stato sempre pronto e sono e sarò sempre pronto a riconfermare, nelle forme che si riterranno le più convenienti, che la mia politica non ha mi inteso, né intende apportare qualsiasi danno agli interessi dell'impero britannico. Solo individui accecati dalla malafede possono pensare il contrario.

L'Italia non ha alcuna, nemmeno remota, aspirazione sull'Egitto, che io considero un paese indipendente, non africano, ma piuttosto mediterraneo e col quale l'Italia è stata e sarà sempre in ottimi rapporti.

Nessun interesse politico ha l'Italia nel Sudan e nessuno in Palestina. È falso quindi attribuire all'Italia una qualsiasi responsabilità nei torbidi tra arabi ed ebrei.

Ammetto che la stampa italiana ha polemizzato con quella britannica, ma ciò era inevitabile dato l'atteggiamento assunto da molti circoli inglesi e che ha profondamente sorpreso la totalità degli italiani.

Le ambulanze inglesi non furono mai bombardate deliberatamente dagli aviatori italiani; i missionari delle diverse Croci Rosse sono stati uccisi o feriti dagli abissini, i quali sono troppo arretrati per rispettare dei simboli.

Quanto ai gas, Aloisi, a Ginevra, ha parlato molto chiaro sull'argomento. Il dottor Winkler, della Croce Rossa Olandese, ha curato, su centinaia di feriti, «uno solo» che si riteneva colpito da gas.

Quanto ai metodi di guerra impiegati dagli etiopi sono sempre gli stessi e hanno fatto inorridire il mondo. Se la massa degli inglesi vedesse le fotografie degli operai massacrati del cantiere Gondrand, si farebbe finalmente una idea chiara del livello di crudeltà a cui gli scioani possono arrivare.

La pace sarà dettata nello spirito di Roma e non deve essere zoppa, poiché intendiamo di avere risolto, con soli nostri sacrifici, col solo nostro sangue, col solo nostro denaro, senza aver chiesto nulla a nessuno, il problema etiopico una volta per sempre.

Interview With Benito Mussolini by Ward Price of "Daily Mail", May 4, 1936

(Published in Il Popolo d'Italia, May 8, 1936)

On the morning of May 4th, in Rome, at Palazzo Venezia, Benito Mussolini made the following statements to Ward Price, the editor of the Daily Mail of London:

The necessity of reorganizing the League of Nations is now universally admitted. Italy had already taken an initiative on the matter. Recent events have made this reform even more urgent, and Italy will lend its cooperation.

My thesis is that the League of Nations can and should exist, but with tasks that are not superior to its strengths and with a different spirit in regards to the needs of the peoples and the positions of the European peoples.

In light of the sanctions, Italy could only have an attitude extreme reserve after the events of March 7th, but Italy is always ready to collaborate for the realization of a frank and concrete rapprochement between the great Western countries, which must finally arrive at an understanding, because they cannot fight each other, otherwise all of European civilization will collapse.

Tell your readers in the most formal way that Italy wants peace and has given proof of it and continues to develop its foreign policy with peaceful aims.

I have always been ready and I am and always will be ready to reconfirm, in the most categorical terms, that my policy never intended—nor does it intend—to encroach upon the interests of the British Empire. Only people blinded by bad faith could think otherwise.

Italy has no—not even remote—aspiration towards Egypt, which I consider an independent—not African, but rather a Mediterranean—country, with which Italy has always been and will continue to be on excellent terms.

Italy has no political interest in Sudan and none in Palestine. It is therefore false to attribute to Italy any responsibility for the troubles between Arabs and Jews.

I admit that the Italian press has engaged in polemics with the British press, but this was inevitable given the attitude taken by many English circles which deeply shocked the whole Italian people.

English ambulances were never deliberately bombed by Italian aviators; the missionaries of the various Red Crosses were killed or wounded by the Abyssinians, who are too backward to respect its symbols.

As for the claims of gas, Aloisi spoke very clearly on the subject in Geneva. Dr. Winkler, of the Dutch Red Cross, out of hundreds of wounded, has treated only one person who believed himself to have been struck by gas.

As for the methods of war employed by the Ethiopians, they are always the same and they have horrified the world. If the masses of British people saw the photographs of the workers massacred at the Gondrand construction yard, they would finally get a clear idea of the level of barbarity to which the Ethiopians sink to.

Peace will be dictated in accordance with the spirit of Rome and must not be irresolute, since we intend to solve the Ethiopian problem once and for all, with our own sacrifices, with our own blood, with our own money, without asking anyone for anything.

Intervista del giornalista francese Jules Sauerwein a Benito Mussolini, 7 ottobre 1935

(Pubblicato in « Il Popolo d'Italia », 8 ottobre 1935)

La necessità di espansione dell'Italia in Africa

Dopo un preambolo, il Duce ha così parlato:

Mussolini: Ho fatto rimettere a Sir Samuel Hoare, in risposta alla lettera che egli mi aveva fatto portare la settimana scorsa, una lettera indirizzata al nostro ambasciatore a Londra, il tono della quale è apparso particolarmente amichevole. Questo dissidio che l'Inghilterra ha con noi non ha veramente alcun senso e un conflitto fra le due nazioni è davvero inconcepibile. Né da vicino, né da lontano, né direttamente, né indirettamente noi vogliamo nuocere ad alcun interesse britannico.

La nostra azione colonizzatrice nell'Africa Orientale non potrebbe compromettere né la prosperità, né le comunicazioni, né la sicurezza di uno qualsiasi dei territori imperiali. Sono pronto in qualsiasi momento a dare prova e garanzie delle nostre disposizioni non solo pacifiche, ma addirittura cordiali.

La prima cosa da fare è allentare la tensione che fa pesare sul Mediterraneo la presenza di una grande parte della flotta britannica. Questo stato di allarme, questa mobilitazione di tante unità in tutti i punti strategici rischia di provocare qualche incidente, malgrado gli ordini severi che sono stati dati, e la nostra preoccupazione costante è quella di evitare qualsiasi urto.

La Società delle nazioni, e più ancora il buon senso dei Governi, possono fornirci molteplici soluzioni per regolare i rapporti fra una potenza occidentale di alta civiltà e uno Stato africano del quale sono stati ufficialmente riconosciuti il bisogno di assistenza e la necessità di una ricostruzione totale della struttura politica, economica e sociale. Problemi di questo genere sono già stati posti nel passato e non sono mai stati insolubili.

Nel frattempo la Società delle nazioni è al lavoro, ma come la più bella ragazza del mondo non può dare se non ciò che ha.

Sarebbe strano che questa istituzione, che ha per scopo di evitare la guerra, avesse per risultato una amplificazione della guerra, al modo di un altoparlante. Sarebbe addirittura paradossale che di una guerra coloniale nettamente circoscritta, essa arrivasse a fare una guerra di dieci o dodici potenze.

Ma come ha potuto scatenarsi in Inghilterra contro l'Italia fascista questa ondata che è di una violenza senza precedenti?

Mussolini: Forse si deve vedere in questo fenomeno una ignoranza fondamentale totale del cambiamento che si è operato nel popolo italiano.

L'Inghilterra non si è resa conto che noi non siamo più la nazione di una volta. Essa comincia tuttavia a sospettarlo. Il giorno in cui lo avrà pienamente compreso, ogni malinteso sarà dissipato. Fino ad oggi, l'inglese ha visto negli italiani della gente allegra, pittoresca, simpatica, tale da animare e da ornare i nostri villaggi e le nostre città. Si è divertito a venire da noi. L'Italia ha rappresentato per lungo tempo una parte importante dei piaceri della sua esistenza.

Ora il nostro popolo è profondamente cambiato. Anzitutto quaranta mesi, di una guerra durissima gli hanno insegnato a sopportare stoicamente le privazioni e hanno creato sul nostro suolo uomini gravi, austeri, consapevoli del loro dovere nazionale, uomini che hanno giurato a se stessi che i sacrifici immensi della guerra non sarebbero stati compiuti invano.

Noi abbiamo sviluppato dal 1919 in poi la nostra azione fascista su questo terreno nuovo, dapprima nell'opposizione, dopo con tutte le forze dello Stato, quando la rivoluzione ha trionfato. A partire da quel momento, a queste anime temprate dalle avversità, abbiamo dato una disciplina e una dottrina e la marcia su Roma è stata per loro l'inizio di una nuova esistenza. Ma nello stesso tempo, e questo è il vero segreto della metamorfosi italiana, abbiamo diretto il nostro sforzo di ogni giorno sull'istruzione e l'educazione dell'infanzia fino all'età matura.

Abbiamo preso il piccolo italiano sin dai suoi anni più giovanili per forgiare il suo pensiero e il suo animo in armonia col grande ideale della patria, formandone contemporaneamente il corpo cogli esercizi militari. Le nostre organizzazioni abbracciano tutte le età e la più nobile è quella che nori conoscete abbastanza in Francia, il Dopolavoro, questo complesso di circoli, di campi di ricreazione, di sale di istruzione in cui milioni di operai vengono dopo il quotidiano lavoro a distrarsi, a imparare, a riposarsi.

I risultati di questa triplice disciplina della prova del fuoco, della rivoluzione e dell'educazione sono questi magnifici soldati che avete visto alle manovre o sui pontili di imbarco. Sono questi combattenti che hanno iniziato la campagna in modo così brillante. Si deve sapere che il nostro popolo, che è il più laborioso dell'universo, e la nostra giovinezza arruolata nell'Esercito, nell'Aviazione e nella Marina costituiscono un insieme fortissimo. Questi uomini sono nostri. Il fascismo li può rivendicare come creature proprie. E questo popolo forte non domanda che il riconoscimento del suo preciso diritto: quello di vivere.

Dovete pensare che in questo paese, nonostante il nostro grande sforzo di bonifica, devono vivere, su centomila chilometri quadrati di terra coltivata, un sesto cioè della superficie francese, ben quarantaquattro milioni di abitanti. Al mio primo segnale i nostri soldati dell'Africa Orientale scambieranno di buon grado il fucile con la zappa. Essi non chiedono che di lavorare per poter sostenere le loro famiglie, alle quali inviano già, con un meraviglioso spirito di risparmio, le loro modeste economie.

È esatto che sono giunti dalla Francia numerosi messaggi?

Mussolini: Sì e molteplici e confortevoli manifestazioni di simpatia, provenienti principalmente dagli ex-combattenti. Voi avete visto con quale bella, spontanea manifestazione i nostri combattenti hanno risposto l'altro giorno, cantando la « Marsigliese » ed acclamando la Francia davanti a palazzo Farnese. L'anima dei due popoli si ribellerebbe se per una ragione qualsiasi dovesse nascere un conflitto tra i nostri due paesi. È una ipotesi mostruosa, che non si può nemmeno prospettare.

Il colloquio vero e proprio è finito. Secondo la sua abitudine, il Duce mi accompagna, attraverso l'ìmmema sala, fino alla porticina che dà su uno dei grandi saloni dove sono comervati i preziosi tesori artistici di palazzo Venezia. Sulla soglia, egli mi ripete:

Mussolini: Sono lieto di parlare all'opinione francese attraverso « Paris-Soir », del quale conosco il sensazionale successo e la immensa diffusione.

Ed aggiunge parole di simpatia e di amicizia per la Francia e per il signor Laval. Appena varcata la soglia, vedo venire avanti un gruppo di uomini in camicia nera. Sono uomini maturi, che hanno il petto coperto di decorazioni ed il volto pensoso. Sono i presidenti delle Federazioni industriali locali. La guerra con l'Etiopia impone loro dei gravi sacrifici. Nessuno di loro può sperare di approfittarne per arricchirsi, perché una ntlova legge ha limitato i dividrmdi al sei per cento. Regolamenti molto severi pesano sulla loro attività quotidiana: eppure non vengono qui per lagnarsi. Anzi essi vengono, sotto la guida del conte Volpi, ad assimrare al Duce la loro intera collaborazione e la loro obbedienza assoluta.

Interview With Benito Mussolini by French Journalist Jules Sauerwein, October 7, 1935

(Published in Il Popolo d'Italia, October 8, 1935)

The Necessity of Italian Expansion in Africa

After a preamble, the Duce spoke thusly:

Mussolini: I wrote a letter to Sir Samuel Hoare in response to the letter he sent me last week, addressed to our ambassador to London, the tone of which was particularly friendly. This disagreement that England has with us truly makes no sense, and a conflict between our two nations is really inconceivable. Neither from close nor from afar, neither directly nor indirectly do we seek to harm British interests.

Our colonizing action in East Africa could not possibly compromise neither the prosperity, nor the communications, nor the security of any of the British imperial territories. I am ready at any time to prove and guarantee that our provisions are not only peaceful, but also cordial.

The first thing to do is to loosen the tension that weighs on the Mediterranean, namely the presence of a large part of the British fleet. This state of alert, this mobilization of so many units in all strategic points is likely to cause some sort of incident, despite the strict orders that we have given; our constant concern is to avoid any collisions.

The League of Nations, and even the good sense of Governments, should be able to provide us with many solutions to regulate the relations between a Western power of high civilization on the one hand, and on the other hand an African state whose need for assistance and whose need for a total reconstruction of its political, economic and social structure has all been officially acknowledged. Problems of this kind have already been faced in the past and have never been insoluble.

Meanwhile the League of Nations is at work, but just like the most beautiful girl in the world, it can not offer anything except superficiality.

It would be strange if this institution, whose entire purpose is to avoid war, would have the effect of amplifying a war. It would even be paradoxical if a clearly circumscribed colonial war turned into a war between ten or twelve powers.

How did this wave of unprecedented violence erupt in England against Fascist Italy?

Mussolini: Perhaps one must attribute this phenomenon to their total ignorance of the fundamental change that has taken place in the Italian people.

England still has not realized that we are no longer the same nation we once were. However, now they are beginning to suspect it. The day in which they understand this will be the day in which every other misunderstanding is finally dispelled. Up until now, the English have regarded the Italians as a cheerful, picturesque, sympathetic people who animate villages and adorn cities. The English have fun when they visit us. For them, Italy has long represented an important part of their pleasurable leisures.

But today our people are profoundly different. A fierce forty-month war taught the Italians how to stoically endure deprivation, and has created serious men, austere men, aware of their national duty; men who swore to themselves that the immense sacrifices of that war would not have been made in vain.

From 1919 onwards we have developed our Fascist action upon this new ground, first in opposition to all the forces of the State—then, after the triumph of our revolution, in collaboration with—all the forces of the State. From that moment on, we gave these hardened souls a doctrine and a discipline, and for them the March on Rome was the beginning of a new existence. But at the same time—and this is the real secret of Italian metamorphosis—we have directed our daily efforts to the education and instruction of children from their youth until the age of maturity.

We have taken the Italian child and molded him, forged his mind and soul in harmony with the great ideal of the Fatherland, while simultaneously training his body through military exercises. Our organizations embrace all ages, and the noblest one—namely the National Recreational Club (OND)—is virtually unknown in your country of France. This organization is a complex of clubs, recreation camps and instruction rooms where millions of Italian workers come to rest, to learn, to recreate and to distract themselves after a hard day of work.

The results of this triple discipline of fire, revolution and education are those magnificent soldiers you saw during the maneuvers and on the loading bridges. Those are the fighters who started the campaign so brilliantly. One should know that our people—who are the most laborious in the universe—together with our youth who are enrolled in the Army, in the Air Force and in the Navy, constitute a very formidable force. These men are ours. They were created by Fascism. And this formidable force no longer has to ask others for the recognition of its proper right: the right to live.

You have to realize that in this country, despite our great effort in land reclamation, we are forced to live on merely one-hundred thousand square kilometers of cultivated land—one-sixth that of France—with forty-four million inhabitants. On my signal, our soldiers in East Africa will exchange their rifle for a hoe. They ask only that they be able to work to support their families, to whom they already send their modest earnings thanks to their wonderful saving spirit.

Is it true that many messages have come from France?

Mussolini: Yes, in addition to many manifestations of sympathy, coming primarily from ex-combatants. You yourself witnessed the beautiful and spontaneous demonstration of our soldiers the other day who responded by singing the French National Anthem and cheering France in front of the Palazzo Farnese. The souls of the two peoples would revolt if for any reason a conflict broke out between our two countries. It is a monstrous hypothesis that we should not even think about.

The proper interview ended here. But as the Duce often does, he accompanied me through the main room to the portico, which opens into one of the great rooms where the precious treasures of the Palazzo Venezia are preserved. At the door, he repeated:

Mussolini: I am delighted to speak to French opinion through the "Paris-Soir", which I know is immensely popular and widely distributed.

He then added words of sympathy and friendship to France and to Mr. Laval. Just inside the door, I saw a group of men in black shirts step towards us. They were mature men with intense faces, whose chests were covered with decorations. They were the presidents of the local industrial federations. The war with Ethiopia has imposed severe sacrifices upon them. None of them can take advantage of the war by enriching themselves, because a law has limited dividends by six percent. Very strict regulations weigh on their daily activities: yet none of them came here to complain. In fact, under the guidance of Count Volpi, they came here to pledge their absolute obedience and collaboration with the Duce.