(Pubblicato in « Il Popolo d'Italia », 8 maggio 1936)
La mattina del 4 maggio, a Roma, a palazzo Venezia, al redattore del Daily Mail di Londra, Ward Price, Benito Mussolini fa le dichiarazioni qui riportate:
Che occorra riorganizzare la Società delle nazioni è ormai universalmente ammesso. L'Italia aveva già presa un'iniziativa in materia. Gli avvenimenti hanno reso ancora più urgente tale riforma, alla quale l'Italia presterà la sua collaborazione.
La mia tesi è che la Società delle nazioni può e deve esistere, ma con compiti che non siano superiori alle sue forze e con uno spirito diverso per quanto concerne le necessità dei popoli e le posizioni dei popoli europei.
Date le sanzioni, l'Italia non poteva avere che un atteggiamento di estrema riserva dopo gli eventi del 7 marzo, ma l'Italia è sempre pronta a collaborare per la realizzazione di un riavvicinamento franco e concreto tra i grandi paesi dell'Occidente, i quali devono finalmente intendersi, perché non possono combattersi fra di loro, pena il crollo dell'intera civiltà europea.
Dite nella maniera più formale al pubblico dei vostri lettori che l'Italia vuole la pace e ne ha dato le prove e continua a sviluppare con obiettivi pacifici la sua politica estera.
Sono stato sempre pronto e sono e sarò sempre pronto a riconfermare, nelle forme che si riterranno le più convenienti, che la mia politica non ha mi inteso, né intende apportare qualsiasi danno agli interessi dell'impero britannico. Solo individui accecati dalla malafede possono pensare il contrario.
L'Italia non ha alcuna, nemmeno remota, aspirazione sull'Egitto, che io considero un paese indipendente, non africano, ma piuttosto mediterraneo e col quale l'Italia è stata e sarà sempre in ottimi rapporti.
Nessun interesse politico ha l'Italia nel Sudan e nessuno in Palestina. È falso quindi attribuire all'Italia una qualsiasi responsabilità nei torbidi tra arabi ed ebrei.
Ammetto che la stampa italiana ha polemizzato con quella britannica, ma ciò era inevitabile dato l'atteggiamento assunto da molti circoli inglesi e che ha profondamente sorpreso la totalità degli italiani.
Le ambulanze inglesi non furono mai bombardate deliberatamente dagli aviatori italiani; i missionari delle diverse Croci Rosse sono stati uccisi o feriti dagli abissini, i quali sono troppo arretrati per rispettare dei simboli.
Quanto ai gas, Aloisi, a Ginevra, ha parlato molto chiaro sull'argomento. Il dottor Winkler, della Croce Rossa Olandese, ha curato, su centinaia di feriti, «uno solo» che si riteneva colpito da gas.
Quanto ai metodi di guerra impiegati dagli etiopi sono sempre gli stessi e hanno fatto inorridire il mondo. Se la massa degli inglesi vedesse le fotografie degli operai massacrati del cantiere Gondrand, si farebbe finalmente una idea chiara del livello di crudeltà a cui gli scioani possono arrivare.
La pace sarà dettata nello spirito di Roma e non deve essere zoppa, poiché intendiamo di avere risolto, con soli nostri sacrifici, col solo nostro sangue, col solo nostro denaro, senza aver chiesto nulla a nessuno, il problema etiopico una volta per sempre.