Thursday, 2 May 2013

Testamento di Benito Mussolini (1945)

(Il giorno prima della sua morte Benito Mussolini redasse i seguenti documenti che sono conosciuti come il Testamento e gli ultimi pensieri del Duce; sono datate 27 aprile 1945, giorno precedente alla morte di Mussolini per mano dei partigiani comunisti.)

di Benito Mussolini

Nessuno che sia un vero italiano, qualunque sia la sua fede politica, disperi nell'avvenire. Le risorse del nostro popolo sono immense. Se saprà trovare un punto di saldatura, recupererà la sua forza prima ancora di qualche vincitore. Per questo punto di fusione io darei la vita anche ora, spontaneamente, qualunque sia purché improntato a vero spirito italiano. Dopo la sconfitta io sarò coperto furiosamente di sputi, ma poi verranno a mondarmi di venerazione. Allora sorriderò, perché il mio popolo sarà in pace con se stesso.

Il lavoratore che assolve il dovere sociale senz'altra speranza che un pezzo di pane e la salute della propria famiglia, ripete ogni giorno un atto di eroismo. La gente del lavoro è infinitamente superiore a tutti i falsi profeti che pretendono di rappresentarla. I quali falsi profeti hanno buon gioco per l'insensibilità di chi avrebbe il sacrosanto dovere di provvedere. Per questo sono stato e sono "socialista". L'accusa di incoerenza non ha fondamento. La mia condotta è sempre stata rettilinea nel senso di guardare alla sostanza delle cose e non alla forma. Mi sono adattato socialisticamente alla realtà. Man mano che l'evoluzione della società smentiva molte delle profezie di Marx, il vero socialismo ripiegava dal possibile al probabile. L'unico socialismo attuabile socialisticamente è il corporativismo, punto di confluenza, di equilibrio e di giustizia degli interessi rispetto all'interesse collettivo.

La politica è un'arte difficilissima tra le difficili perché lavora la materia inafferrabile, più oscillante, più incerta. La politica lavora sullo spirito degli uomini, che è una entità assai difficile da definirsi, perché è mutevole. Mutevolissimo è lo spirito degli italiani. Quando io non ci sarò più, sono sicuro che gli storici e gli psicologi si chiederanno come un uomo abbia potuto trascinarsi dietro per vent'anni un popolo come l'italiano. Se non avessi fatto altro basterebbe questo capolavoro per non essere seppellito nell'oblio. Altri forse potrà dominare col ferro e col fuoco, non col consenso come ho fatto io. La mia dittatura è stata assai più lieve che non certe democrazie in cui imperano le plutocrazie. Il fascismo ha avuto più morti dei suoi avversari e il 25 luglio al confino non c'erano più di trenta persone.

Quando si scrive che noi siamo la guardia bianca della borghesia, si afferma la più spudorata delle menzogne. Io ho difeso, e lo affermo con piena coscienza, il progresso dei lavoratori. Tra le cause principali del tracollo del fascismo io pongo la lotta sorda ed implacabile di taluni gruppi industriali e finanziari, che nal loro folle egoismo temevano ed odiano il fascismo come il peggior nemico dei loro inumani interessi. Devo dire per ragioni di giustizia che il capitale italiano, quello legittimo, che si regge con la capacità delle sue imprese, ha sempre compreso le esigenze sociali, anche quando doveva allungare il collo per far fronte ai nuovi patti di lavoro. L'umile gente del lavoro mi ha sempre amato e mi ama ancora.

Tutti i dittatori hanno sempre fatto strage dei loro nemici. Io sono il solo passivo: tremila morti contro qualche centinaio. Credo di aver nobilitato la dittatura. Forse l'ho svirilizzata, ma le ho strappato gli strumenti di tortura. Stalin è seduto sopra una montagna di ossa umane. È male? Io non mi pento di avere fatto tutto il bene che ho potuto anche agli avversari, anche nemici, che complottavano contro la mia vita, sia con l'inviare loro dei sussidi che per la frequenza diventavano degli stipendi, sia strappandoli alla morte. Ma se domani togliessero la vita ai miei uomini, quale responsabilità avrei assunto salvandoli? Stalin è in piedi e vince, io cado e perdo. La storia si occupa solamente dei vincitori e del volume delle loro conquiste ed il trionfo giustifica tutto. La rivoluzione francese è considerata per i suoi risultati, mentre i ghigliottinati sono confinati nella cronaca nera.

Vent'anni di fascismo nessuno potrà cancellarli dalla storia d'Italia. Non ho nessuna illusione sul mio destino. Non mi processeranno, perché sanno che da accusato diverrei pubblico accusatore. Probabilmente mi uccideranno e poi diranno che mi sono suicidato, vinto dai rimorsi. Chi teme la morte non è mai vissuto, ed io sono vissuto anche troppo. La vita non è che un tratto di congiunzione tra due eternità: il passato ed il futuro. Finché la mia stella brillò, io bastavo per tutti; ora che si spegne, tutti non basterebbero per me. Io andrò dove il destino mi vorrà, perché ho fatto quello che il destino mi dettò.

I fascisti che rimarranno fedeli ai principi dovranno essere cittadini esemplari. Essi dovranno rispettare le leggi che il popolo vorrà darsi e cooperare lealmente con le autorità legittimamente costituite per aiutarle a rimarginare nal più breve tempo possibile le ferite della patria. Chi agisce diversamente dimostrerebbe di ritenere la patria non più patria quando si è chiamati a servirla dal basso. I fascisti, insomma, dovranno agire per sentimento, non per risentimento. Dal loro contegno dipenderà una più sollecita revisione storica del fascismo, perché adesso è notte, ma poi verrà giorno.

Benito Mussolini


L'ultima lettera del Duce agli Italiani (Ultimi pensieri del Duce)

Non è la fede che arriva nell'ora del crapuscolo quella che mi sostiene, è la fede della mia infanzia e della mia vita che mi impone di dover credere, anche quando avrei diritto di dubitare. Non so se questi miei appunti saranno mai letti dal popolo italiano; vorrei che fosse così, per dargli la possibilità di raccogliere in confessione di fede il mio ultimo pensiero. Non so nemmeno se gli uomini mi concederanno il tempo sufficiente per scriverli. Ventidue anni di governo non mi rendono probabilmente degno, a giudizio umano, di vivere altre ventiquattro ore.

Ho creduto nella vittoria delle nostre armi, come credo in Dio, Nostro Signore, ma più ancora credo nell'Eterno, adesso che la sconfitta ha costituito il banco di prova sul quale dovranno venire mostrate al mondo intero la forza e la grandezza dei nostri cuori. È ormai un fatto che la guerra è perduta, ma è anche certo che non si è vinti finché non ci si dichiari vinti. Questo dovranno ricordare gli Italiani, se, sotto la dominazione straniera, arriveranno a sentire l'insoffocabile risveglio della loro coscienza e dei loro spiriti.

Oggi io perdono a quanti non mi perdonano e mi condannano condannando se stessi. Penso a coloro ai quali sarà negato per anni di amare e soffrire per la patria e vorrei che essi si sentissero non solo testimoni di una disfatta, ma anche alfieri della rivincita. All'odio smisurato ed alle vendette subentrerà il tempo della ragione. Così riacquistato il senso della dignità e dell'onore, son certo che gli italiani di domani sapranno serenamente valutare i coefficienti della tragica ora che vivo. Se questo è dunque l'ultimo giorno della mia esistenza, intendo che anche a chi mi ha abbandonato e a chi mi ha tradito, vada il mio perdono, come allora perdonai al Savoia la sua debolezza.

Benito Mussolini

Last Testament of Benito Mussolini (1945)

(The following texts are Benito Mussolini's testament and final thoughts. They were written on April 27, 1945—the day in which Mussolini was captured by Communist Partisans. On the following day he was executed without trial.)


By Benito Mussolini

No true Italian, whatever his political faith, should despair of the future. The resources of our people are immense. If we are able to find a common ground, we will regain our strength before any victor. For this common ground, I would give my life even now, willingly, so long as it is truly marked with real Italian spirit. After defeat, I will be furiously covered by spit, but later I will be cleansed with veneration. Then I will smile, because my people will be at peace with themselves.

The worker who fulfills his social duty with no other hope than a piece of bread and the health of his family repeats, on a daily basis, an act of heroism. Labourers are infinitely superior to all false prophets who pretend to represent them. These false prophets have an easy time of it due to the insensitivity of those who have the sacrosanct duty of taking care of labourers. It is for this reason that I was, and am, a socialist.

The accusation of inconsistency is without foundation. My behaviour has always been consistent in the sense of looking to the substance, not the appearance of things. I have adapted myself, socialistically, to reality. As the natural development of society proved more and more of Marx's predictions to be wrong, true socialism retreated from the possible to the probable. The only feasible socialism that can be truly implemented is Corporativism—a merging point, a place of equilibrium and justice, with respect for collective interests.

The art of politics is very difficult, amongst the most difficult, because it works on matter that cannot be grasped, that wobbles and is more uncertain. Politics works on the spirit of men, which is much more difficult to define because it is subject to change. Most changeable of all is the spirit of Italians. When I am gone, I am sure that historians and psychologists will ask themselves how a single man was able to successfully lead a people like the Italian people. If I had accomplished nothing else, this single work of art would have been sufficient to prevent me from being forgotten. Others have been able to dominate with iron fists, not with consensus and agreement as I managed. My dictatorship was much milder than many democracies that are run by plutocracies. Fascism lost more men than its adversaries, and on 25th of July there were no more than thirty persons in exile.

When it is written that we are the white guard for the bourgeoisie, it is the vilest of lies. I defended, and I state this with full conviction, workers' progress. Amongst the principal causes for the fall of Fascism I blame the deaf and merciless fight of certain financial and industrial groups who, in their mad egoism, feared and hated Fascism as the worst enemy of their inhuman interests. I must say for the purpose of justice, that Italian capital, the part which is legitimate and holds itself up with the ability of its industry, has always understood the needs of society, even when they required sacrifice to address new labour terms. The humble folk of labour have always loved me and love me still.

All dictators have always made slaughter of their enemies. I have been the only mild one: a few hundred dead against several thousand. I believe I've ennobled dictatorship. Perhaps I emasculated it, but I rid it of instruments of torture. Stalin sits on a mountain of human bones. Is this bad? I don't regret to have done all the good I've done, even to my adversaries, even enemies who plotted against my life. I've done this through the provision of subsidies that were so frequent as to become stipends, as well as by saving their lives. But if tomorrow they will kill my men, what responsibility will I have for having spared them?

Stalin is left standing and wins; I fall and lose. History only concerns itself with victors and the volume of their conquests; triumph justifies everything. The French Revolution is studied for its outcomes, while those who died with the guillotine are relegated to the obituaries.

Nobody will be able to erase twenty years of Fascism from Italy's history. I have no illusion regarding my fate. They will not give me a trial, because they know that from a defendant I would become a prosecutor. They will probably murder me and then claim that I committed suicide, overcome by remorse. He who fears death has never lived, and I have lived, perhaps even too much. Life is nothing more than an intersection between two eternities: the past and the future. As long as my star shone, I was enough for all. Now that it fades, everybody is not enough for me. I will go where destiny will want me because I always did what fate requested of me.

Fascists who will remain faithful to principles will need to be exemplary citizens. They must respect the laws that the people will give, and cooperate loyally with legitimate authorities to help them heal, as quickly as possible, the fatherland's wounds. Whomever will behave differently will demonstrate the he no longer supports the fatherland when he has to serve it from below. Fascists, in other words, will have to act out of passion, not resentment. From their behaviour will depend a speedier historical rehabilitation of Fascism. Because now it is night, but later, day will break.

Benito Mussolini


Last Thoughts of the Duce

It is not the faith that arrives at the moment of death which sustains me, it is the faith of my childhood and of my life which demands that I must believe, even if I might have reason to doubt. I don't know if the Italian people will ever read these notes of mine. I would like to believe they will, to give them the opportunity to accept my last thought as a confession of faith. I also don't know if men will provide me with sufficient time to finish writing. Twenty-two years of governing do not make me, by human judgment, worthy of living another twenty-four hours.

I believed in the victory of our arms, as I believe in God, our Lord, but even more I believe in the eternal. Now defeat provides the test-bench upon which we must show the whole world the strength and enormity of our hearts. It is now a fact that the war is lost, but it is also certain that one is not defeated until one calls oneself defeated. This Italians will need to remember, if, under foreign domination, they begin to feel the undeniable awakening of their spirits and their conscience.

Today I forgive those who don't forgive me and condemn me, thereby condemning themselves. I think of all those to whom it will be denied for years to love and suffer for the fatherland, and I would like them to feel not only witnesses of a defeat, but also bearers of a rebirth. After the time of terrible hate and revenge, there will be the time of reason. Thus, the sense of dignity and honour will be regained and I am certain that the Italians of tomorrow will be able to evaluate, serenely, the causes of the tragic hour that I am living. If this is the last day of my existence, I want to extend my forgiveness even to those who abandoned me and those who betrayed me, much as I have forgiven the king for his weakness.

Benito Mussolini

Testamento spirituale di Aldo Resega


di Aldo Resega

[..] Se dovessi cadere lasciate che il mio sacrificio, come quello di tanti altri Martiri, rappresenti semplicemente il pegno della nostra rinascita. La tragedia dell'Italia vorrà forse il mio sangue? Io l'offro con l'impeto della mia fede. Lasciate che sgorghi senza equivalente, senza rappresaglie e senza vendetta. Così soltanto sarà caro e fecondo per la mia patria: dono e non danno, atto d'amore e non fomite d'odio, necessità di dolore e non veicolo di disunione maggiore.

L'esistenza non può essere ricondotta alla concezione della lunghezza della vita, ma soltanto alla sua qualità, alla sua intensità. Pochi attimi possono essere tutta una vita. Si Spiritus pro nobis, quis contra nos?

Spiritual Testament of Aldo Resega (1943)


By Aldo Resega

[...] If I die, let my sacrifice, like that of many other Martyrs, simply represent the debt of our rebirth. Will Italy's tragedy perhaps want my blood? I offer it with the impetus of my faith. Let it flow without retaliation, without reprisals and without revenge. Only then will it be precious and fruitful for my Fatherland: a gift and not an injury, an act of love and not a source of hate, a painful necessity and not a vehicle of greater disunity.

Existence can not be reduced to the length of one's life, but only to its quality, its intensity. A few moments can be a lifetime. Si Spiritus pro nobis, quis contra nos? [If the Spirit is with us, who can be against us?]

Il testamento spirituale di Niccolò Giani (1941)

Lettera al figlio Romolo Vittorio, marzo 1941

di Niccolò Giani

Figlio, un giorno tu leggerai queste righe, che la mia destra, orgogliosamente ferma e decisa, ora verga al lume di una lanterna da campo, mentre sopra la testa, dal cielo le stelle ricamano fosforescenze piene di mistero, Iddio mi guarda, e, intorno a me, i 675 fratelli del battaglione vegliano in armi.

Allora saranno passati degli anni, molti, forse troppi e sulla cronaca di ferro di questo XIV anno del Fascismo, il tempo avrà smussato gli angoli e stesa la sua patina ammorbidente. Ma appunto per questo io scrivo e tu leggerai: per ricordare e non dimenticare.

Intorno alla tua culla oggi c'è fragor d'armi. 52 stati imperiali – e ricordare sempre i nomi – cercano di mettere in ginocchio la Patria di tuo padre, la tua Patria, questa divina Italia che anche tu imparerai ad adorare. Sono nomi di nemici, sono nomi di amici di ieri, sono nomi gloriosi e prestanti: è il mondo intero, che, coalizzato, tenta il grande delitto. Ma è vana rivolta di schiavi, è l'ultimo anelito dell'ieri, è l'estrema speranza del passato che cerca di fermare il domani; invano, invano, chè la Storia, nel Genio e pel Genio dell'Uomo vincerà e tu sarai cittadino dell'Impero. È quella Roma che i nostri nonni hanno fatto regale, che i nostri padri hanno incoronato della Vittoria; tu la conoscerai imperiale. Ma se sui colli fatali tu rivedrai il segno d'Augusto, ricordati, ricordale sempre, solo perché una grande Vittoria, una profonda Rivoluzione, un invincibile Capo hanno segnato nel tempo le tappe della trionfale rinascita.

Tu non conoscerai fazioni, non partiti. Non vedrai nemici entro i confini sacri della Patria. Solo conoscerai un nome: Italia, una sola cosa amerai: Italia, e per essa solo dovrai essere capace di tutto lasciare, tutto perdere, tutto dimenticare. Di essere odiato e vilipeso, umiliato e straziato: solo, solo per questa Italia dovrai saper morire col corpo e coll'anima. E mai, mai dovrai dimenticare che, per questo sacro nome, madri hanno salutato col sorriso i figli che andavano a morire, mariti hanno abbandonato in fiera letizia le giovani spose, padri hanno orgogliosi baciato per l'ultima volta i loro bimbi. Che per questa Italia si sono fatti di sangue i fiumi, le montagne hanno tremato, i morti sono usciti dalla terra. E che per essa io oggi non ti conosco e potrei non conoscerti mai: ma se così fosse tu amala anche per me, sacrificati anche per me, muori anche per me. E ricordati che, solo quando vedrai cadere il tuo amico più caro, quello che ti è spiritualmente fratello, e tu troverai soltanto il tempo di chinarti e baciarlo, e dalla tua bocca non uscirà una sola parola di rabbia e nel tuo cervello non affiorerà un solo pensiero di imprecazione, ma tu vorrai solo andare avanti per cogliere la vittoria e così facendo sarai certo di vendicare l'amico caduto, allora, appena sarai certo di averla imparata a conoscere, sarai certo di amarla, la tua Patria.

Figlio, la Patria ti sia sempre sopra la famiglia, ma nei loro ideali vivi e agisci: non vi troverai mai contrasto, come ha scritto una letteratura decadente e morta, ma, sempre, santa, necessaria integrazione. Solo così facendo sarai degno di questo italo popolo dalle mille vite che oggi, in cachi e in tuta, in Africa e in Europa, combatte per la causa della Giustizia e della Civiltà, per la causa dell'Impero della "pax romana".

Quando sarai adulto, alla mutilata corona che vedrai sul capo della tua Patria, ti sarà facile riconoscere le gemme di cui il volger del tempo e l'ignavia degli uomini l'han fatta priva.

Riconoscerai la culla dei tuoi avi, quella sacra terra di Dalmazia dove ogni sasso impreca al tradimento e dove ogni pina sale al cielo come una preghiera a Dio per il ritorno della Madre. Riconoscerai Corsica e Malta, Ticino e Grigioni. Ritroverai le gemme perdute di quest'Africa, dove ora s'è accesa la grande favilla della nostalgia, e di quell'Asia che già vide i miracoli dei grandi figli di Roma. Riconoscerai tutte, tutte le gemme che a lei devono ritornare, e tu vedrai restituirgliene chè ad una ad una ritorneranno e tu insegnerai a tuo figlio le mancanti perché non una sola, fra cento, fra mille anni, le manchi.

Mentre l'Impero di Roma ricondurrà il Sole nei cieli del mondo, tu vedrai decadere nazioni, disfarsi stati, distruggersi idoli e illusioni: mentre vedrai finire di morire un mondo, nella certezza del credere, dell'obbedire, del combattere, assisterai alla rinascita del mondo della Giustizia, dell'autorità, dell'ordine, perché nel meriggio delle albe già nate rifulga la civiltà dei fasci.

Un felice destino ti ha fatto nascere in questo XIV anno dei fasci che vede la vendetta di Adua e il trionfo del risorto genio di Roma: che tu, in vita, non conosca che la fuga obbrobriosa del nemico, così come oggi noi l'abbiamo vista: che il tuo cuore non apprenda che l'inesorabile giustizia di Roma per cui illividiscono al brivido della notte i quattro traditori che pendolano a 50 metri da qui; e che i tuoi occhi non vedano che grandezza e potenza, Gloria e Vittoria.

Figlio, nel nome che porti c'è l'auspicio del tuo tempo e della tua generazione: l'Africa dovrà essere il tuo segno e la tua via. Il tuo destino e il tuo dovere, dovrà essere la speranza e il tuo diritto.

Ora cresci: la Camicia Nera, e la divisa cachi che tua madre ti ha fatto trovare nella culla ti dovranno essere compagne di tutta la vita. Sappile portare con amore e con fierezza.

Niccolò Giani

Spiritual Testament of Niccolò Giani (1941)

Letter to His Son Romolo Vittorio, March 1941

By Niccolò Giani

Son, one day you will read these words, which my right hand — proudly firm and decisive — is writing by the light of a field lantern, while in the sky above my head the stars embroider phosphorescences full of mystery, God looks upon me, and keeping watch beside me are 675 brothers-in-arms of my battalion.

By that time some years will have passed, many, perhaps too many, years will have passed, and on the iron chronicle of this 14th year of the Fascist Era, time will have rounded off the edges and softened the surface. But it is precisely for this reason that I write: so that you can read it, remember it and never forget it.

Surrounding your cradle today is the roar of armies. 52 imperial states – and always remember their names – tried to bring your father's Fatherland to its knees, your Fatherland, this divine Italy that you too will learn to adore. They are the names of enemies, they are the names of yesterday's friends, they are glorious and attractive names: the whole world in coalition attempted this great crime. But it is a vain revolt of slaves, it is the last yearning of yesterday, it is the extreme hope of the past trying to stop the future; vain, because History — through the Engineer battalions and the genius of man — will win and you will be a citizen of the Empire. It is that Rome that our grandparents made regal, that our fathers crowned with Victory; it is that imperial Rome that you will know. And if on the fatal hills you again see the sign of Augustus, remember, always remember, that it is only because a great Victory, a profound Revolution and an invincible Leader have marked in time the stages of the triumphal rebirth.

You will not know factions, nor parties. You will not see enemies within the sacred borders of the Fatherland. You will know only one name: Italy, you will love only one thing: Italy, and for it you will be willing to leave everything, lose everything, forget everything. To be hated and vilified, humiliated and tormented: only for this Italy will you learn how to die with both body and soul. And never, never must you forget that for this sacred land, mothers greeted with a smile their own sons who were going off to die, husbands abandoned their young brides with fierce enthusiasm, fathers proudly kissed their children for the last time. That for this Italy the rivers were filled with blood, the mountains trembled, the dead came out of the earth. And that precisely because of this, I do not know you today and perhaps I may never know you: but if it were so, you would love it also for me, sacrifice also for me; die also for me. And remember that only when you see your dearest friend fall, he who is spiritually your brother, and you alone find the time to kneel and embrace him, and not a single word of anger escapes your lips, and in your mind there is no thought to curse, but you just want to march forward to seize victory and by doing so you will be sure to avenge your fallen friend, then, as soon as you are sure you have learned to know your Fatherland, you will be sure to love it.

Son, the Fatherland should always be above the family, but live and act in their ideals: you will never find a contradiction, as certain decadent and dead literature has written, but always holy and necessary integration. Only by doing this will you be worthy of this Italic people who by the thousands are today putting on the uniform and giving their lives in Africa and in Europe, fighting for the cause of justice and civilization, for the cause of the Empire of the "Pax Romana".

When you are an adult, and you gaze upon the mutilated crown atop the head of the Leader of your Fatherland, it will be easy for you to recognize the gems which the passing of time and the sloth of men have rendered hollow.

You will recognize the birthplace of your ancestors, that sacred land of Dalmatia, where every stone is burdened with betrayal and where every pine reaches towards heaven as a prayer to God for the return of its Mother. You will recognize Corsica and Malta, Ticino and Grigioni. You will rediscover the lost gems of this Africa, where now there is a great spark of nostalgia, and of that Asia which already witnessed the miracles of the great sons of Rome. You will recognize all, all the gems that must return to her, and you will see them return to her, for one by one they will return, and you will teach your child about the missing ones...

While the Roman Empire shall bring the sun back into the skies of the world, you will see nations decay, states disappear, idols and illusions destroyed: while you witness the end of a dying world, the end of certainty in believing, obeying and fighting, you will witness the rebirth of the world of justice, authority and order, because in the noon of the already born dawns the civilization of the Fasces is shining forth.

Happy fate has granted you the gift of birth in this fourteenth year of the Fascist Era, which witnesses the revenge of Adua and the triumph of the resurrected genius of Rome: may you, in life, never know the shameful flight of the enemy, as we have witnessed today: may your heart learn only the inexorable justice of Rome, for which justice four traitors now hang 50 meters from here; and may your eyes only see greatness and power, glory and victory.

Son, in the very name that you bear lies the hope of your day and your generation: Africa must be your sign and your path, your destiny and your duty, it must be your hope and your right.

Now grown up: the Black Shirt and the khaki uniform which your mother made for you in the cradle will have to be your lifelong companions. Learn how to wear them with love and pride.

Niccolò Giani

Il testamento spirituale del Duca d'Aosta (1931)


di Emanuele Filiberto di Savoia-Aosta

La sera scende sulla mia giornata laboriosa e mentre le tenebre inondano e sommergono la mia vita terrena e sento avvicinarsi la fine innalzo a Dio il mio pensiero riconoscente per avermi concesso nella vita infinite grazie, ma sopratutto quella di servire la Patria ed il mio Re con onore e con umiltà. Grande ventura è stata per me quella di vedere, prima di chiudere gli occhi alla luce terrena, avverato il segno giovanile della completa redenzione d'Italia e di avere potuto, mercè il valore dei miei soldati concorrere alla Vittoria che ha coronato di alloro i sacrifici compiuti.

Muoio perciò serenamente, sicuro che un magnifico avvenire si dischiuderà per la Patria nostra, sotto l'illuminata guida del Re ed il sapiente governo del Duce.

Al mio Augusto Sovrano, che ho servito sempre con lealtà, con ardore e con fede, rivolgo le più care espressioni del mio animo grato per l'affetto che ha sempre avuto per me.

Ai carissimo nipote Umberto, promessa e speranza d'Italia, il mio augurio più affettuoso e più fervido.

A. S. M. la Regina, alla mia sposa. Hélène, ai miei figli Amedeo ed Aimone, ai miei fratelli Vittorio e Luigi, a tutti i miei congiunti, il mio pensiero riconoscente per il bene che mi hanno voluto e che ho contraccambiato con pari tenerezza.

In quest'ora della triste dipartita desidero esprimere particolarmente tutta la mia gratitudine ad Hélène per le cure che sempre mi ha prodigato e pregare i miei due cari figli di continuare nella via che ad essi ho tracciato e che si compendia nel motto: Tutto per la Patria e per il Re.

Il mio estremo saluto va a tutti i miei amici, collaboratori e cari compagni d'arme del Carso e del Piave, cui esprimo ancora tutta la mia riconoscenza per quanto ai miei ordini hanno fatto per la gloria della Terza Armata e per la grandezza della Patria.

Desidero che la mia tomba sia, se possibile, nel Cimitero di Redipuglia in mezzo agli Eroi della Terzo Armata. Sarò, con Essi, vigile e sicura scolta alle frontiere d'Italia, al cospetto di quel Carso che vide epiche gesta ed innumeri sacrifici, vicino a quel mare che accolse le salme dei marinai d'Italia.

EMANUELE FILIBERTO DI SAVOIA
Duca d'Aosta

Spiritual Testament of the Duke of Aosta (1931)


By Emanuele Filiberto of Savoy-Aosta

The night descends on my laborious day, and while the shadows flow over and submerge my earthly life and I feel the end approaching, I raise my grateful thoughts to God for giving me a life of infinite grace, especially that of serving the Fatherland and my King with honor and humility. Before closing my eyes to the earthly light, great fortune has permitted me to behold the realization of my youthful dream, the complete redemption of Italy, thanks to the valor of my soldiers who contributed to the Victory, crowned with a laurel, by their sacrifices.

Therefore I die serenely, certain of a magnificent future for our Fatherland, under the enlightened leadership of the King and the wise government of the Duce.

To my August Sovereign, whom I have always served with loyalty, ardor and faith, I address the dearest expressions of my soul, grateful for the affection he has always had for me.

To my dearest nephew Umberto, promise and hope of Italy, I give my most affectionate and fervent wishes.

To Her Majesty the Queen, to my wife Helen, to my sons Amedeo and Aimone, to my brothers Vittorio and Luigi, to all my relatives, I give my grateful thoughts for the good they wished me and which I have reciprocated with equal tenderness.

In this hour of sad passing I desire particularly to express all my gratitude to Helen for the infinite care she has always bestowed upon me and to pray my two dear sons to continue in the path which I have traced for them and which is summed up in the motto: All for the Fatherland and the King.

My last salute goes to all my friends, collaborators and dear companions of the Army of the Carso and of the Piave, to whom I again express all my gratitude insofar as my orders contributed to the glory of the Third Army and to the grandeur of the Fatherland.

I wish my grave to be, if possible, in the Cemetary of Redipuglia in the midst of the Heroes of the Third Army. I shall thus be, with Them, as a watchful sentinel on the frontiers of Italy, within sight of that Carso which beheld epic gestures and countless sacrifices, overlooking that sea which welcomes the the remains of the sailors of Italy.

EMANUELE FILIBERTO OF SAVOY
Duke of Aosta

Il testamento di Arnaldo Mussolini (1928)


di Arnaldo Mussolini

Nelle mie poche facoltà di mente e di spirito, per una misura di semplice previdenza, non sotto l’impressione di profezie più o meno sinistre sento la necessità di fissare le mie precise volontà perché in caso di morte coloro che mi sopravvivono conoscano i miei propositi, la mia fede e la mia devozione per loro.

Rivolgo innanzi tutto un pensiero a Dio supremo regolatore della vita degli uomini e desidero morire - se è possibile - col grande conforto della Religione cattolica alla quale ho creduto sino dall’infanzia e che nessuna vicissitudine di vita privata o politica ha mai sradicato dal mio spirito tormentato.

Funerali religiosi quindi assai semplici, senza sfarzo di corone, di fiori o di discorsi. Chiedo ai colleghi di essere sobri di commenti nel necrologio. Un corteo di breve durata e di breve percorso. Agli intimi solo esprimo il desiderio di saperli al seguito mio fino al recinto che accoglierà le mie spoglie mortali. Non ho preferenze per il luogo della sepoltura. Se mia moglie e i miei figli si fermano a Milano desidero rimanere vicino a loro altrimenti in Romagna nella tomba di Mussolini, se un giorno si farà, o meglio ancora a Paderno nel poggio appena fuori del Cimitero in un’urna di sasso vivo. Mi sembrerà di rivivere in eterno con la gente della mia terra, dominando la vallata dove un giorno fiorì la mia speranza.

In linea politica riaffermo la mia fede fascista e la certezza nei destini della mia Patria adorabile, vivamente rammaricato di non aver dato tutta la vita intensa di opere alla Grande Madre d’Italia. A mio fratello Benito la devozione di ogni tempo e l’augurio sentito per la sua nobile e fervida e disinteressata fatica. A mia sorella Edvige con maggiore tenerezza, per l’istintiva solidarietà tra gli umili, il mio affetto ed augurio fraterno.

Ma soprattutto e sopra tutti sta il mio cuore la mia piccola Augusta anima rara di bontà e di una virtù senza uguali. Lei mi à accompagnato attraverso la mia vita turbinosa, con una dedizione senza esempio. Madre e sposa amorosa, invoco dal sommo Iddio benedizioni infinite per Lei e la forza di superare con serenità le vicende tristi della vita, nell’attesa fidente di ritrovarci nel regno infinito dello spirito dopo la parentesi terrena.

Ai miei carissimi figlioli Sandrino (Italico), Vito e Rosina - tanta dolcezza della mia vita - le benedizioni del babbo - che à lavorato e sperato e creduto in Loro. Confido che l’esempio della mia attività, del mio disinteresse gioverà come sprone e paragone nelle difficili contingenze della vita. Sono certo che porteranno onoratissimi il mio nome intemerato e che circonderanno la loro Madre degnissima, di ogni vigile cura, attenzione e delicatezza.

I miei beni materiali sotto qualsiasi ragione o titolo, il premio di assicurazione e di liquidazione li eredita nella totalità mia moglie Augusta Bondanini e li amministra nel nome e nell’interesse dei nostri tre figlioli i quali alla morte della mamma divideranno in parti uguali le poche sostanze mobili ed immobili. L’importo dell’assicurazione dei giornalisti desidero sia devoluta all’Istituto di Previdenza. Altra beneficenza la lascio al criterio dei miei carissimi.

Chiedo umilmente perdono se inconsciamente ho fatto del male a qualcuno, se ho trasgredito le leggi divine ed umane. Affido il mio nome e la mia memoria ai miei famigliari ed affido l’anima alla misericordia di Dio.

Arnaldo Mussolini


Codicillo

Oggi, dieci dicembre millenovecentotrenta, rileggendo le mie disposizioni testamentarie, non ho ragione di sostanziali modifiche. La morte di Sandrino adorabile mi dà un’angoscia disperata. Egli deve essere vicino alle mie spoglie mortali come ho alta fede che Egli sarà vicino a me nei regni di Dio. La sua parte di beni ho disposto che sia distribuita in opere buone. Si continui a far rivivere la sua santa memoria in opere di bene. Rifiorisca sempre il suo nome e la sua santa memoria.

Dio ci assista.

Arnaldo Mussolini

Testament of Arnaldo Mussolini (1928)


By Arnaldo Mussolini

In my few faculties of mind and spirit, as a measure of simple foresight (and not under the influence of more or less sinister prophecies), I feel the need to fix my precise will because in the event of my death I want those who survive me to know my intentions, my faith and my devotion to them.

First of all, I lift my thoughts to God, the supreme regulator of human life. I wish to die — if possible — in the great comfort of the Catholic religion, which I have always believed in since childhood and which no private or political vicissitude has ever eradicated from my tormented spirit.

Therefore I want a very simple religious funeral, without any pomp or circumstance, flowers or speeches. I ask my colleagues to be moderate with their comments in the obituary. A brief procession would be sufficient. To those close to me I express only the desire to see them when I awake in the next life. I have no preference for the place of burial. If my wife and children stay in Milan then I would like to remain near them, otherwise I would be content with the Mussolini tomb in Romagna, or better yet in Paderno on the hill just outside the cemetery... resting forever among the people of my land, dominating the valley where my hope once flourished.

Politically I reaffirm my Fascist faith and absolute certainty in the destinies of my adorable Fatherland, while deeply regretting having not given my entire life's work to Great Mother Italy. To my brother Benito I give my perpetual devotion and heartfelt wishes for his noble, fervent and selfless work. To my sister Edvige, with her instinctive solidarity among the humble, I give my affection and brotherly wishes with great tenderness.

But above all and above everyone is my heart, my little Augusta, a rare soul of goodness and unparalleled virtue. She accompanied me through my turbulent life, with unequaled dedication. A loving wife and mother, I invoke God's infinite blessings for her and the strength to overcome the sad vicissitudes of life with serenity, with the expectation of finding ourselves reunited in the infinite kingdom of the spirit after our earthly life.

To my dear children Sandrino (Italico), Vito and Rosina — the darlings of my life — I give a father's blessing as someone who worked and hoped and believed in them. I trust that the example of my activities and my selflessness will be a spur and an inspiration in the difficult circumstances of life. I am sure that they will bring undefiled honor to my name and that they will cherish their most worthy mother, showering her with every vigilant care, attention and delicacy.

I leave all my material assets, insurance premium and liquidity premium in their entirety to my wife Augusta Bondanini, who will administer them in the name and interest of our three children who, upon the death of their mother, will equally divide the movable and immovable property. I wish to donate my journalists' insurance to the Social Security Institute. Any other charity I leave to the discretion of my loved ones.

I humbly ask forgiveness if I unconsciously hurt anyone, or if I have transgressed divine and human laws. I entrust my name and my memory to my family and I entrust my soul to the mercy of God.

Arnaldo Mussolini


Supplement

Today, December 10, 1930, having re-read my testament, I do not find a need for any substantial changes. The death of my dear Sandrino gives me a desperate anguish. He must be buried near my mortal remains, since I have a firm faith that he will be near me in the kingdom of God. I have arranged that his share of the inheritance be distributed to charitable works. His holy memory will survive in those good works; his name and his holy memory will constantly be renewed.

God help us.

Arnaldo Mussolini