Sunday, 4 March 2012

Discorso di Roma, 7 maggio 1938

Brindisi del Duce al Cancelliere del Reich

di Benito Mussolini

Fuhrer!

È con la più cordiale gioia che io vi do il benvenuto mio, del Governo e del popolo italiano, in questa Roma ché oggi Vi accoglie nella duplice gloria della sua tradizione e della sua potenza.

La Vostra visita a Roma compie e suggella l'intesa tra i nostri due Paesi. Questa intesa, che abbiamo fermamente voluta e tenacemente costruita, ha le sue radici nella Vostra e nella nostra Rivoluzione, ha la sua forza nella comunanza ideale che lega i nostri due popoli, ha la sua funzione storica negli interessi permanenti delle nostre due Nazioni.

Cento anni di storia - da quando prima la Germania e l'Italia si alzarono a rivendicare con le rivoluzioni e con le armi il loro diritto all'unità nazionale - testimoniano il parallelismo di queste posizioni e la solidarietà di questi interessi.

È nella stessa fede e con la stessa volontà che la Germania e l'Italia hanno combattuto per costituire la loro unità; hanno operato per farla salda e compatta; si sono riscattate in questi ultimi tempi dalla corruzione di ideologie dissolvitrici per creare quel regime nuovo di popolo, che è il segno di questo secolo.

Su questo cammino, tracciato dalla Storia, i nostri due popoli marciano uniti, con lealtà di propositi e con quella convinta fiducia provata dagli eventi di questi anni di pace e di intesa fra le due Nazioni.

L'Italia fascista non conosce che una sola legge etica nell'amicizia: quella che io ricordai davanti al popolo tedesco al Campo di Maggio. A questa legge ha obbedito, obbedisce e obbedirà la collaborazione tra la Germania nazista e l'Italia fascista.

Le premesse e gli obiettivi di questa collaborazione - consacrata nell'Asse Roma-Berlino - noi li abbiamo costantemente e apertamente affermati. La Germania e l'Italia hanno lasciato dietro di sé le utopie, alle quali l'Europa aveva ciecamente affidato le sue sorti, per cercare tra loro e per cercare con gli altri un regime di convivenza internazionale, che possa instaurare equamente per tutti garanzie più effettive di giustizia, di sicurezza e di pace. A questo si può giungere soltanto quando gli elementari diritti di ciascun popolo a vivere, a lavorare e a difendersi siano lealmente riconosciuti, e l'equilibrio politico corrisponda alla realtà delle forze storiche che lo costituiscono e lo determinano.

Noi siamo convinti che è su questa via che le Nazioni d'Europa troveranno quella tranquillità e quella pace che sono indispensabili a preservare le basi stesse della civiltà europea.

Fuhrer!

Io ho ancora vivo nell'animo lo spettacolo mirabile di lavoro, di pace e di forza che, l'autunno dell'anno scorso, mi ha offerto il Vostro Paese, rinnovato da Voi, in quelle fondamentali virtù della disciplina, del coraggio e della tenacia, che fanno la grandezza dei popoli. Non ho dimenticato né dimenticherò le accoglienze che mi furono tributate da Voi, dalle autorità dal popolo.

Alla Vostra potente opera di ricostruzione vanno i voti più fervidi miei e dell'Italia fascista. Alla Vostra salute, io alzo, Fuhrer, il mio bicchiere e bevo alla prosperità della Nazione tedesca, all'inalterabile amicizia dei nostri due popoli.


Hitler risponde con il seguente brindisi: 


Duce!

Profondamente commosso, Vi ringrazio per le cordiali parole di benvenuto che avete voluto indirizzarmi, a nome sia del Governo sia del popolo italiano. Sono felice di trovarmi qui a Roma, città che ai ricordi del suo passato incomparabilmente glorioso unisce ì segni potenti della giovane Italia fascista.

Dal momento in cui ho messo piede sul suolo italiano, ho trovato dovunque un'atmosfera di amicizia e di simpatia, che mi rende profondamente felice.

Con la stessa intima commozione, il popolo tedesco ha salutato nello scorso autunno nella vostra persona il creatore dell'Italia fascista, il fondatore di un nuovo Impero e nello stesso tempo il grande amico della Germania.

Il movimento nazionalsocialista e la Rivoluzione fascista hanno creato due nuovi potenti Stati, i quali oggi, in un mondo irrequieto e disgregato, costituiscono un esempio d'ordine e di sano progresso. La Germania e l'Italia hanno uguali interessi e, per la loro comunanza di ideologie, sono l'una all'altra strettamente legate.

È sorto ora in Europa un blocco di 120 milioni di uomini decisi a salvaguardare i loro eterni, vitali diritti e a resistere a tutte le forze che tentassero di opporsi al loro naturale sviluppo.

Da questa lotta contro un mondo di incomprensione e di opposizione, che la Germania e l'Italia hanno dovuto sostenere spalla a spalla, si è sviluppata a poco a poco tra i due popoli una cordiale amicizia. Questa amicizia ha dato prova della sua solidità durante gli avvenimenti degli ultimi anni, i quali hanno pure dimostrato al mondo che degli interessi legittimi e vitali delle grandi Nazioni è necessario in ogni caso tenere conto.

È perciò più che naturale che i nostri due popoli continuino a sviluppare e ad approfondire in istretta collaborazione per l'avvenire l'amicizia che in questi ultimi anni è divenuta sempre più salda.

Duce!

L'autunno scorso, sul Campo di Maggio di Berlino, Voi avete proclamato come legge etica, sacra a Voi e all'Italia fascista, il principio: « Parlare chiaro e franco e quando si ha un amico, marciare con lui sino alla fine ».

Anch'io mi associo, in nome della Germania nazionalsocialista, a questo principio e Vi rispondo oggi: Da quando Romani e Germani si sono incontrati nella storia, per quanto ci consta, per la prima volta, sono ormai passati due millenni. Trovandomi qui, sul suolo più glorioso della storia dell'umanità, sento la fatalità di un destino che già un tempo non aveva tracciato chiari confini fra queste due razze di così alte virtù e di così grande valore: sofferenze indicibili di molte generazioni ne, sono state le conseguenze. Orbene oggi, dopo circa 2000 anni, in virtù della storica opera da voi, Benito Mussolini, compiuta, lo Stato romano risorge da remote tradizioni a nuova vita.

A settentrione del vostro Paese, numerose stirpi formarono un nuovo Impero germanico. Ora voi ed io, divenuti vicini immediati e ammaestrati dall'esperienza di due millenni, intendiamo riconoscere la frontiera naturale che la provvidenza e la storia hanno palesemente tracciato ai nostri due popoli. All'Italia e alla Germania, essa - con la netta separazione dell'ambito aperto alla vita delle due Nazioni - consentirà non soltanto la fortuna di una collaborazione pacifica, sicura e duratura, ma offrirà anche un ponte per la reciproca assistenza e cooperazione.

È mia incrollabile volontà, ed è anche mio testamento politico al popolo tedesco, che consideri intangibile per sempre la frontiera delle Alpi eretta tra noi dalla natura. Sono certo che per Roma e per la Germania ne risulterà un avvenire glorioso e prospero.

Duce!

Così come Voi e il Vostro popolo vi siete mantenuti fedeli all'amicizia della Germania in giornate decisive, del pari io e il mio popolo siamo pronti a dimostrare la stessa amicizia all'Italia in un'ora difficile.

Rimarrà indelebile nella mia memoria la grandiosa impressione lasciata a tutt'oggi in me dalla forza giovanile, dalla volontà di lavoro e dal fiero spirito della nuova Italia.

Indimenticabile anche l'aspetto dei vostri soldati e delle Camicie Nere coperti di gloria recente, della vostra flotta messa vittoriosamente alla prova e dello slancio dell'imponente vostra Arma aerea. Ne traggo la certezza che la vostra ammirevole opera costruttiva, che seguo coi più sinceri auguri, condurrà anche in seguito a grandi successi.

Levo così il mio bicchiere e bevo alla Vostra salute, alla felicità e alla grandezza del popolo italiano e alla nostra immutabile amicizia.