Friday 9 March 2012

Irlanda e Inghilterra

(Pubblicato in « Gerarchia », febbraio 1942)

di Lidio Cipriani

A sentire gli Inglesi, pace e felicità aleggiarono sempre sull'Impero britannico; solo all'ombra dell'Union Jack potranno in eterno fiorire i migliori governi del mondo. Non si accorgono, nel dir questo, delle smentite che, evidenti, provengono da ogni lato, a cominciare dal dominio ad essi territorialmente più vicino: l'Irlanda. Soggiogata l'isola nel 1169, i sentimenti antibritannici vi si inasprirono di secolo in secolo, perchè gli Irlandesi, oltre a perdere la libertà, si videro trattati come una razza inferiore, incapace a mettere in valore la loro terra. La persecuzione si acuì nel XIX secolo per cui, degli 8 milioni e mezzo di individui ancora in patria nel 1845, circa 4 milioni cercarono salvezza durante il cinquantennio successivo nell'emigrazione, riparando quasi tutti negli Stati Uniti. Fra i superstiti, condannati a misere condizioni, i matrimoni decrebbero, la mortalità raggiunse cifre spaventevoli. Interessante fenomeno, le loro nasciate mostrarono inconsuete percentuali di maschi. Non meraviglierà, quindi, se il cosiddetto Stato Libero d'Irlanda non conta oggi più di 3 milioni di abitanti mentre i soli Irlandesi degli Stati Uniti raggiungono i 6 milioni e mezzo. Un bel bilancio dopo otto secoli del decantato dominio inglese!

Nella disputa insanabile fra Irlandesi e Britannici non mancarono di influire i motivi di razza. A parte ogni più profonda differenza, chiunque può notare che gli Inglesi sono generalmente alti di statura, biondi o biondastri, a occhi chiari, faccia e testa allungata, non vivaci e propensi alla insincerità; all'opposto degli Irlandesi, che in maggioranza ripetono caratteristiche somatiche e di indole proprie delle genti mediterranee, con statura media, dolicocefalia, occhi e capelli scuri, animo leale e vivace. La tracotanza è inoltre caratteristica inscindibile dall'inglese mentre l'irlandese ama trattare da pari a pari e con generosità. Si aggiunga che gli Irlandesi sono cattolici intransigenti, gli Inglesi protestanti e pronti a ogni losco accomodamento di coscienza. Secondo molti Irlandesi, il loro colorito più bruno e l'indole accesa si dovrebbero al clima reso mite dalla corrente calda dell'Atlantico, mentre il freddo dell'Inghilterra avrebbe « ghiacciato il cuore e il cervello degli Inglesi ».

La diversità di popolamento delle isole britanniche fin da remota antichità contribuisce a spiegare il contrasto. Si sa che i Romani trovarono in Bretagna, nel 55 a.C., genti totalmente barbare, tanto barbare che, stando ad autorevoli affermazioni e conferme archeologiche, praticavano l'antropofagia, si coprivano il corpo con pelli e si dipingevano il viso col pastello. Cesare dice che si nutrivano di latte e carne, non seminavano grani e vivevano in rozze capanne di terra e erba. Le più antiche notizie sull'Irlanda ci indicano invece uomini di civiltà iberica fiorente già nel neolitico in Europa occidentale. Si devono ad essi i dolmen e cromlech comunissimi nell'ovest dell'isola e soprattutto nelle contee di Kerry e di Sligo. Nel IV secolo a.C. giunsero in Irlanda i Celti, con civiltà del bronzo, navigatori e costruttori di ottime case in legno, i quali ricacciarono verso ovest i primi occupanti. La tradizione pretenderebbe però di far risalire cotesto arrivo al II millennio a.C. e precisamente al 1300 con la tribù dei Mileti; si elencano anzi 118 re celti che da quell'anno si sarebbero succeduti in Irlanda fino al 432 d.C.: data importante per l'isola perchè vi segna la comparsa di S. Patrizio e la conversione a lui dovuta degli abitanti al cattolicesimo, segnando il loro ingresso nella storia d'Europa. Alla conversione al cattolicesimo gli Irlandesi debbono anche qualcos'altro: debbono l'impulso e la tenacia con cui in ogni epoca resistettero alla prepotenza britannica. Si cominciò a vederlo bene specialmente a partire dal XVI secolo, quando la Gran Bretagna decise di staccare da Roma la chiesa nazionale e di aderire al protestantesimo. L'Irlanda, nonostante tutto, rimase incrollabile nell'attaccamento alla fede romana. Tale fede le divenne anzi il simbolo della resistenza contro gli ordini del governo inglese, consistenti, fra l'altro, nell'imporre esclusivamente seguaci della nuova religione come coloni nelle terre carpite con la forza agli Irlandesi. Gli indigeni usarono del cattolicesimo per distinguersi da cotesti coloni: i soli a cui era riconosciuto potere politico e sociale e che per tale condizione di privilegio si consideravano in diritto di trattare con suprema tracotanza ogni altro. Un atteggiamento così sconveniente non si attenuò mai da quando, nel 1169, ebbe inizio l'asservimento dell'Irlanda. I dominatori ne furono però ripagati a dovere e cioè col più cordiale disprezzo e con le difficoltà di ogni genere opposte dai dominati. Nessuna fusione avvenne per nessun motivo per cui ancora, dopo otto secoli di servaggio e nonostante la vantata pretesa di fare dell'Irlanda un'isola inglese, vi si hanno città con quartiere irlandese accanto a quello britannico ma senza rapporti tra loro. Veramente, a inaugurare il sistema della netta separazione furono gli Inglesi, ma le rappresaglie che ne ricevettero andarono oltre il previsto, perchè contro oppressori oltre che contro genti di diversa razza e religione. Fra le leggi britanniche promulgate in proposito interessa ricordarne una del 1361 per la quale, onde mantenere il prestigio dei dominatori, erano vietati i connubi tra Inglesi e Irlandesi nonchè ai primi di accogliere la religione e i modi di vita dei secondi. Di altre leggi memorabili, una del 1497 estese la validità per l'Irlanda di qualunque legge emanata in Inghilterra e impose l'approvazione del Consiglio Privato del Re per ogni legge speciale chiesta dagli isolani. Si voglia notare che leggi analoghe vennero adottate dagli Inglesi in tutto il loro impero, incuranti di differenze di genti e di culture: sistema che è indice sicuro della incapacità britannica a distinguere nelle varie situazioni. Non per altro motivo scoppiò la guerra per l'indipendenza degli Stati Uniti d'America e si alienarono le simpatie dell'India, del Canadà, del Sud Africa, dell'Australia, della Nuova Zelanda, oltre quelle dell'Irlanda, per la cosiddetta Madrepatria, inducendo questa negli efferati delitti di cui è intessuta tutta la sua storia. Non per nulla fu scritto, e proprio da un inglese, che basta uno sguardo alla storia di Albione per vergognarsi di essere britannici. Sufficiente materia dimostrativa esiste all'uopo anche nella sola Irlanda. Dopo una sequela di soprusi, l'unica generosità elargitale fu il decreto del 6 dicembre 1921 che del mezzogiorno dell'isola fece uno Stato Libero in condizione di Dominio!

L'Irlanda non cessò per questo di soffrire. Benchè per natura non disponesse di risorse eccessive, l'Inghilterra si sforzò di vietarle ogni industria importante o permise solo quanto corrispondeva al tornaconto proprio lasciando che per le loro necessità gli Irlandesi supplissero coi pascoli e un'agricoltura limitata in maggioranza a patate e avena. Le poche attività doverono raggnipparsi Irlanda e Inghilterra nell'est per la dipendenza dal carbone inglese. Lo sviluppo della elettro-metallurgia, che rigogliosa avrebbe potuto affermarsi nell'ovest, e dell'industria laniera venne frenato per evitare concorrenza all'Inghilterra. Tutta la lana delle pecore irlandesi, che è a fibra lunga e della migliore qualità detta pettinata, venne annualmente requisita, sostituendola con la vendita in posto di una lana scadente a fibra corta concessa all'industria domestica. Di importante, ma nel settentrione non compreso nello Stato Libero, si ebbero solo l'industria del lino e del whisky; nel rimanente dell'isola, la pesca e la produzione della birra. Nondimeno l'Inghilterra assorbì anche cotesti prodotti e li rivendè per suo conto, vietando all'Irlanda di formarsi clientela diretta. In parallelo, ostacolò lo sviluppo dei porti, delle ferrovie e delle strade irlandesi.

Non meno grave di questo fu la politica perennemente seguita per la confisca delle terre costringendo gli isolani a riparare nei distretti più sfavorevoli. Ne è derivato che pur oggi i legittimi discendenti di molti disgraziati, in genere rimasti poverissimi, continuano a vantare diritti su terre magari da secoli in mano inglese. Ad ogni rivolta, nuove terre vennero confiscate, finchè gradualmente, sotto la regina Elisabetta, Giacomo I, Oliviero Cromwell e Guglielmo d'Orange, rimase annientata la vecchia struttura sociale dell'Irlanda fondata sulla proprietà terriera. Le spogliazioni, si noti, l'Inghilterra ebbe cura di farle legalizzare da uno pseudo parlamento irlandese con sede a Dublino. Col 1650 potè così affermarsi che rimanevano in Irlanda soltanto « tre bestie » da distruggere: il lupo nelle montagne; il prete cattolico, predicatore della riscossa; il tory, cacciato dalle sue terre e indotto a vendicarsi. Nell'Irlanda oppressa fu naturale il sorgere di associazioni segrete fra cui, nel secolo XIX, quella dei Feniani e nel secolo XX quella dei Sinn Feiners ancora esistente. Il malessere determinò anche l'accennato ingentissimo movimento migratorio.

Dal gruppo americano proviene lo stesso De Valera, presidente dello Stato Libero, l'uomo in cui gli Irlandesi confidano per la salvezza della Patria. Benchè in pratica sia un dittatore, si dichiara democratico a oltranza e di conseguenza sfavorevole ai regimi totalitari. Ama ripetere che unica sua ambizione è fare non ciò che egli vuole ma ciò che desidera il popolo; si dice quindi pronto a ritirarsi nell'ombra appena venisse a mancargli il voto della maggioranza. Iniziativa da lui molto curata fu il risorgere dell'antico parlare irlandese, il gaelico, rimesso al posto di lingua nazionale. Ben noti sono alcuni atti di governo di De Valera che, a parte l'opposizione politica, sembrano denotare desiderio di stretta lealtà verso l'Inghilterra. Più volte, dopo il 1936, ha ripetuto che il territorio dello Stato Libero non si presterà a divenire base di una Potenza straniera per attaccare l'Inghilterra, con ciò non chiudendo il passo a una eventuale mossa degli Stati Uniti. Non mostra simpatia per l'Asse e nemmeno di aver capito che gli Inglesi proseguiranno cocciuti nei loro vecchi metodi a meno di un cataclisma che li getti totalmente a terra. Cambierà atteggiamento, è probabile, dopo la nostra vittoria che darà il meritato equilibrio anche all'Irlanda.