Sunday 4 March 2012

Discorso ai Tre Poggioli, 24 agosto 1934

Discorso del carro armato

di Benito Mussolini

Signori Ufficiali!

Con questo rapporto si concludono le manovre dell'Anno XII. Esercitazioni che si possono definire grandi, le più grandi dalla guerra in poi, non soltanto per il numero delle truppe che vi hanno preso parte, ma per altri fattori ed elementi di straordinaria importanza.

Non ricordano molto da vicino le manovre dell'Anno XI alle Langhe. L'anno scorso, passando per località che si chiamano Millesimo, Cairo Montenotte, Ceva, Mondovì, erano tutti i fantasmi della prima guerra dell'Italiano Napoleone Buonaparte che risorgevano nello spirito.

Qui, per trovare qualche cosa di analogo, bisogna ricordare la battaglia del Senio fra le truppe francesi ed alcuni reparti pontificii che non opposero resistenza o quasi. Fu l'inizio di quella campagna che si concluse con il trattato molto duro di Tolentino del 1798.

Se dalla storia passiamo alla geografia, troviamo che questo terreno è importante perché assomiglia moltissimo a quello della nostra frontiera orientale: terreno qua e là sassoso, e sprovvisto di acqua.

Dopo la storia e la geografia, gli uomini. Solo occhi ben addestrati potevano distinguere quale fosse il contingente dei richiamati e quale quello dei permanenti. Possiamo affermare con orgoglio che ad ogni anno del Littorio la massa umana che dovrà comporre l'Esercito mobilitato ed operante migliora non soltanto nel morale, ma nel fisico.

Fra poco avrete alle armi le leve dei giovani che sono nati ed hanno vissuto in questo ardente clima che è il clima del Regime fascista.

La manovra. — Non è qui il caso di scendere a specificazioni. Verranno a suo tempo. Soprattutto è necessario l'esame che si dovrà fare di quella che è stata l'esercitazione del battaglione con fuoco vero.

Ma quello che si può dire fin da questo momento è che voi tutti e tutti i vostri uomini avete marciato ed operato in maniera più che soddisfacente, superba.

Sua Maestà il Re mi incarica di rivolgervi il Suo alto compiacimento e tutti gli ufficiali, addetti militari e membri delle speciali Missioni venute da dieci Paesi di Europa per assistere alle esercitazioni, hanno elogiato, con espressioni che dobbiamo ritenere sincere, l'alto morale, la dura resistenza, il comportamento delle truppe impegnate.

I servizi. — Hanno funzionato molto bene, a cominciare da quello idrico, e qui di particolare aiuto è stata la Milizia forestale, che conosceva ogni piccolo fonte.

Non meno ottimamente ha funzionato quello stradale, e qui hanno operato egregiamente i reparti della Milizia stradale ed i Reali Carabinieri. Soprattutto in una guerra che si voglia di movimento e quindi motorizzata, le strade devono essere libere al traffico. Il veicolo che attende deve andare fuori della strada. Ciò dev'essere ordinato nella forma più esplicita.

Come sempre, l'Aviazione si è prodigata. Duemila ore di volo in questi giorni. Voi tutti siete stati testimoni dell'audacia, dello sprezzo del pericolo di cui hanno dato prova i piloti tutti ed in particolare i piloti dei reparti d'assalto. Uno d'essi, stamane, urtando il cavo di uno di quei «drachen» che bisogna ormai considerare sorpassati nella tecnica della guerra moderna, ha lasciato la vita nell'adempimento del suo dovere. Rivolgiamo un pensiero commosso al capitano d'Amico che ha consacrato col suo sangue la collaborazione che deve regnare quotidiana e cameratesca fra tutti i componenti delle forze armate tese all'obiettivo comune.

Signori Ufficiali!

Nessuno, nell'Europa contemporanea, vuole deliberatamente la guerra. Meno di chiunque l'Italia, e ne ha date innumerevoli, positive documentazioni.

Ciò non di meno la guerra è nelle possibilità e può scoppiare d'improvviso, da un minuto all'altro. In taluni Paesi lontani è già in atto. Anche in Europa, alla fine di luglio, si è determinata improvvisamente, drammaticamente, una situazione che ricordava in una maniera singolare quella del 1914.

Si può anche aggiungere che, se noi non avessimo per misura precauzionale mandato rapidamente le Divisioni al confine nord e nord-est, v'era il pericolo di quelle complicazioni che a un certo momento non si risolvono se non con l'intervento armato. Aggiungerò anche che queste Divisioni hanno marciato in una maniera magnifica: con tappe di sessanta e persino di centosette chilometri, con un morale fortissimo che ha suscitato l'ammirazione ed il rispetto delle popolazioni di frontiera. Non bisogna quindi essere preparati alla guerra domani, ma oggi.

Stiamo diventando e diventeremo sempre più, perché lo vogliamo, una Nazione militare. Poiché non abbiamo paura delle parole, aggiungeremo: militarista. Per completare: guerriera, cioè dotata in grado sempre più alto della virtù dell'obbedienza, del sacrificio, della dedizione alla Patria.

Questo significa che tutta la vita della Nazione, la politica, l'economica, la spirituale, deve convogliarsi verso quelle che sono le nostre necessità militari.

La guerra fu definita la corte di cassazione fra i popoli. E, poiché i popoli non si cristallizzano, ma seguono le linee della loro forza e del loro dinamismo storico, ne consegue che, malgrado tutte le conferenze, tutti i protocolli e tutte le più o meno pietose e buone intenzioni, il fatto guerra, come rimane all'origine della storia umana, si può prevedere che l'accompagnerà ancora nei secoli che verranno.

Non mai si insisterà abbastanza sull'apporto morale dell'individuo e dei reparti. Tutto quello che giuoca in questo senso è necessario ed è fecondo. Buonissima idea quella del distintivo delle Divisioni, come tutto ciò che distingue, come tutto ciò che può suscitare l'emulazione degli uomini e dei reparti, come tutto ciò che dà a un organismo la nozione sempre più consapevole della propria unità e della propria forza.

Voi avete visto in quale atmosfera si sono svolte queste esercitazioni. Avete sentito come il popolo, non soltanto delle città, ma anche quello dei villaggi e dei casolari dispersi delle montagne, ha vibrato con voi, con noi tutti. Così è stato in ogni parte d'Italia.

C'è un cambiamento radicale. Oggi tutti i richiamati portano con entusiasmo le armi e il grigio-verde. Quello che più conta ancora, tutto il popolo, se domani chiamato, risponderà come un sol uomo.

Vi ricordo che le forze militari rappresentano l'elemento essenziale della gerarchia fra le Nazioni. Non si è trovato ancora niente che possa sostituire quella che è l'espressione più chiara, più tangibile, più determinante della forza complessiva di un intero popolo: e cioè il volume, il prestigio, la potenza delle sue armi, in terra, in mare, nel cielo.

Signori Ufficiali!

Tornando alle vostre guarnigioni, alle vostre case, conservate il ricordo di queste esercitazioni che rappresentano una fatica sana, e, sia detto fra parentesi, le giornate del mio riposo. Sono sicuro che ognuno di voi è lieto e fiero di avere compiuto, come sempre, sino in fondo, il proprio dovere.

Saluto al Re! Saluto al Re! Saluto al Re!