Alla casa dei grandi invalidi di guerra
di Benito Mussolini
Bene ho fatto ad accogliere l'invito cortese, in primo luogo perché mi è sempre grato porgere ai miei compagni di trincea l'attestazione della mia simpatia, della mia fraternità di combattente, di uomo italiano e di capo del Governo. Come dissi ieri ai ciechi di viale Mirabello, cosi dico a voi, miei compagni. Il Governo intende proteggervi, intende accogliere le vostre richieste e difendere i vostri diritti di ordine morale e di ordine materiale. Bene ho fatto ad accogliere l'invito, perché mi è data l'occasione di vedere questa magnifica opera, risultato e sin tesi àrmoniosa di una fede profonda e di un nobilissimo senso di amor patrio. Tutto quello che si fa per i mutilati ed i combattenti è sempre poca cosa di fronte al sacrificio di coloro che hanno lasciato la vita sui campi di battaglia e hanno su questi campi versato il loro vermiglio e purissimo sangue. Non è un'opera soltànto di pietà; è un'opera di solidarietà nazionale e di cosciente patriottismo perché, o signori, il patriottismo non si fa còn le parole: lo si fa coi fatti, con le opere, con l'esempio, col dimostrarsi degno di fronte alla propria coscienza e di fronte alla coscienza degli altri della qualità d'italiano. Non ho bisogno di ripetere che il Governo intende d'essere, poiché è fatto di combattenti, assertore di tutte le forze e dei valori morali che sono scaturiti dalla nostra vittoria e il difensore costante, quotidiano, disinteressato di tutti coloro che a questa nostra radiosa, superba vittoria hanno dato contributo d'opera e di sangue.
(Applausi da parte di tutti i mutilati e dei presenti sottolinearono i punti più salienti del discorso dell'on. Mussolini, che venne alla fine accolto da generali, entusiastici applausi. Al Presidente vennero offerti fiori dai mutilati e dai « balilla » venuti ad assistere con le altre rappresentanze dei Fasci alla cerimonia).