Sunday 4 March 2012

Discorso di Bologna, 24 ottobre 1936


di Benito Mussolini

Camicie Nere della X Legio! Camicie Nere della mia terra!

Sono passati dieci anni dal nostro ultimo incontro (la folla grida: « Troppi, troppi anni! »). In questo momento i nostri cuori battono un poco più forte ed i nostri occhi si scrutano. C'è forse qualche cosa di cambiato fra noi? (la folla risponde con un urlo formidabile: « No! »). No, non c'è nulla di cambiato!

Io ritrovo qui in questa piazza la stessa ardente fede, lo stesso vibrante entusiasmo, lo stesso spirito della X Legio, quella che fu prediletta da Giulio Cesare il fondatore del primo Impero di Roma. (Acclamazioni).

Sono passati dieci anni, ma noi possiamo guardare indietro con tranquilla coscienza e con legittimo orgoglio. Abbiamo lavorato, abbiamo risolto dei grandiosi problemi, siamo andati verso il popolo. Se io ritraccio questo periodo di tempo, lo suddivido in tre periodi: il primo che va dal '26 al '29 e che si può chiamare il periodo della Conciliazione: grandioso evento quello dell'11 febbraio 1929 che suggellava la pace tra Chiesa e Stato. Era un problema che pesava da sessant'anni sulla coscienza della Nazione. Il Fascismo lo ha risolto. Tutti quelli che lanciavano dei presagi oscuri sull'avvenire sono rimasti mortificati e umiliati.

È di una importanza eccezionale nella vita di un popolo che Stato e Chiesa siano riconciliati nella coscienza dell'individuo e nella coscienza collettiva dell'intera Nazione.

Dal '29 al '34 è il periodo di costruzione dello Stato corporativo. Per noi fascisti il popolo non è una astrazione della politica ma è una realtà viva e concreta. Io soffro dei dolori del popolo. II nostro amore per il popolo, amore armato e severo, è tutto vibrante di una profonda e consapevole umanità. Durante questo periodo la Libia intera viene conquistata e pacificata e il tricolore è issato su Cufra, a mille chilometri dal mare.

Anni XII, XIII e XIV dell'Era fascista: il periodo dell'Impero.

Un popolo senza spazio non può vivere; un popolo portatore di una antica e magnifica civiltà come il Popolo Italiano, ha dei diritti sulla faccia della terra.

Quattordici anni di preparazione spirituale dovevano essere fecondi di risultati. Il popolo combattente è stato all'altezza dell'ora storica, che gli era dato di vivere. Abbiamo conquistato un Impero in sette mesi, con cinque battaglie.

Lo abbiamo conquistato non solo rovesciando le forze nemiche e i traditori della civiltà europea che le avevano inquadrate ed armate, lo abbiamo conquistato contro un'intera coalizione che aveva stabilito il suo quartiere generale sulle rive del Lago Lemano dove una congrega di fanatici laici pretenderebbe di uccidere lo spirito attraverso la lettera e di soffocare, attraverso le interpretazioni cavillose di mille paragrafi, l'impulso potente e prepotente della vita dei popoli!

In sette mesi abbiamo conquistato l'Impero, ma ne occorreranno molti di meno per occuparlo e pacificarlo interamente.

Mentre io vi parlo, le nostre colonne stanno marciando a grandi tappe nella regione fertilissima dei Grandi Laghi, nel cuore dell'Affrica Equatoriale.

Un'altra colonna marcia verso l'occidente alla ricerca del fantomatico governo di Gore.

Pacificati i territori, che sono sei volte il territorio della Madre Patria, laggiù dopo la gloria vi sarà lavoro e posto per tutti.

Mentre gli orizzonti europei incupiscono sotto le brume dell'incertezza e del disordine, l'Italia offre al mondo uno spettacolo mirabile di compostezza, di disciplina, di civica e romana virtù.

Ebbene! I popoli che non ci conoscono o che ci conoscono sotto la specie puramente letteraria, oggi sono sbalorditi dinanzi alla nostra realtà economica, politica e militare.

Da questa Bologna, che è stata nei secoli un faro per l'intelligenza umana, da questa Bologna che ha dato il più grande sacrificio per la Causa della Rivoluzione, io desidero lanciare un messaggio che deve andare oltre i monti e oltre i mari.

È un messaggio di pace, pace nel lavoro e lavoro nella pace.

È dal 1929 che milioni, milioni e milioni di uomini, di donne e di fanciulli soffrono le conseguenze di una crisi che ormai non si può non ammettere che sia dovuta al sistema.

È dunque un grande ramo d'ulivo che io innalzo alla fine dell'Anno XIV e agli inizi dell'Anno XV. Attenzione! Questo ulivo spunta da una immensa foresta: è la foresta di otto milioni di baionette, bene affilate e impugnate da giovani intrepidi cuori!

Camicie Nere della X Legio!

La vostra accoglienza ha toccato il mio cuore, ed io ho afferrato il vostro stato d'animo: è lo stato d'animo del primo anno dell'Impero. Tutta la Nazione oggi è su un piano diverso e più elevato: il piano dell'Impero.

Gravissime responsabilità, formidabili problemi si pongono dinanzi al nostro spirito, ma noi li affronteremo e vinceremo.

Camicie Nere!

È lo spirito che doma e piega la materia, è lo spirito che sta dietro le baionette ed i cannoni, è lo spirito che crea la santità e l'eroismo, che ai popoli che le meritano, come il nostro, dà la vittoria e la gloria!