Al direttore di « Crociata Italica », Don Tullio Calcagno, e ai suoi collaboratori, sacerdoti Remo Cantelli (al secolo Claudio Barozzi), Antonio Ciceri, Lino Corbetti, Angelo Scarpellini
(Pubblicato in « Crociata Italica », 29 gennaio 1945)
di Benito Mussolini
Voglio dirvi prima di tutto che sono un lettore assiduo del vostro giornale e lo trovo ben fatto. Lo ritengo, non solo opportuno, ma necessario e rispondente ai bisogni del momento. Bisognava che si levasse, specialmente tra di voi, una voce chiarificatrice e ammonitrice per tanti incerti ed esitanti, a dimostrare che l'attendismo non risolve alcun problema e, stando alla finestra, ci si estrania dalla storia del mondo e dalla vita della Nazione. Vedo con piacere che l'opera vostra trova corrispondenza larga e sicura in molti italiani, perché vedo, nelle numerose adesioni che vi mandano, che non scrivono per il desiderio di vedere stampato il loro nome sul giornale, ma per esprimervi sinceramente il loro consenso.
Voi che avete la cura delle anime, potete far comprendere più efficacemente degli altri che gli ideali della religione e della Patria non sono conciliabili, ma vanno perfettamente congiunti. Anzi possiamo dire che dall'esito della lotta che sostiene la Nazione dipende anche l'avvenire del cattolicesimo.
Si deve tener presente infatti che la bandiera con la falce e il martello è entrata nel Mediterraneo e il bolscevismo russo, ricordiamolo, non ha rinnegato mai i principi della dottrina marxista, da cui trae origine; e voi sapete bene quale concetto e quale intendimento abbia nei riguardi della religione in genere e del cristianesimo in specie.
Dicono alcuni che noi fascisti repubblicani siamo cattolici per espediente politico, per attirarci cioè le simpatie dei cattolici in questo momento. Non è vero. Noi siamo cattolici per convinzione. Io sono cattolico per convinzione, perché credo che il cattolicesimo abbia una dottrina adeguata e sufficiente per risolvere tutti i problemi della vita individuale e sociale, nazionale e internazionale, e nel contrasto tra lo spirito e la materia sostiene e vuole la superiorità e la vittoria dello spirito.
Seguo da vicino l'opera che avete intrapresa con nobiltà e serietà di intenti, con fede ed entusiasmo e con quella vivacità polemica che non esclude oggettività e serenità.