Sunday, 4 March 2012
Discorso di Cuneo, 20 maggio 1939
di Benito Mussolini
Per la seconda volta ho l'onore di trovarmi tra di voi, o fierissima gente della provincia grande, che tale resterà. Qui si chiude il mio viaggio nel Piemonte.
Da Torino, sempre regale e solenne nella sua anticipatrice geometria urbanistica, agli altri capoluoghi di provincia, alle città minori, ai villaggi, ai cascinali più sperduti nelle campagne, io ho avuto sensazioni nettissime, che dinanzi a voi voglio riferire, non solo per voi, ma per tutti gl'Italiani.
Il Piemonte è forte; forte della sua tradizione militare plurisecolare e gloriosa; forte per la sua mai smentita disciplina civica, forte per il suo temperamento e per il suo carattere, forte, soprattutto, perché ha la coscienza di essere stato l'artefice dell'unità e dell'indipendenza della Patria.
Il Piemonte è fascista al cento per cento. (Il popolo risponde con un solo grido: « Sì! Sì! »). E questo sia detto una volta per sempre, onde fare tramontare certe ridicole illusioni.
Il Piemonte non ha che una filia: quella per l'Italia. Il Piemonte lavora. Io l'ho visto questi giorni al lavoro. Dalle campagne, dove l'agricoltura ha uno sviluppo meccanico prodigioso, ai grandi stabilimenti industriali, alle miniere - quella di Cogne, che io ho visitato stamane, dà mille tonnellate di ottimo minerale al giorno - il Piemonte lavora con decisione, con ritmo preciso e inspirandosi ai dettami dell'autarchia.
Dalle cartiere ai tessili, alla meccanica, alla siderurgia, il Piemonte è già quasi completamente autarchico e dà un esempio a tutta l'Italia. Qui si crede all'autarchia come presupposto dell'indipendenza nostra, come un secolo fa si credeva nell'indipendenza e nell'unità politica della Nazione.
Il Piemonte è in linea con la politica dell'Asse. E nessuna città più di Cuneo, che ha resistito gloriosamente a tanti assedi, lo può sentire. (La folla grida: « Passeremo! Passeremo! Passeremo! »).
Domenica, a Torino, io ho annunciato che, fra Italia e Germania, si sarebbe concluso un patto di alleanza: questo patto, sarà firmato lunedì prossimo. Si formerà, così, un blocco di centocinquanta milioni di uomini, contro il quale non ci sarà nulla da fare. Questo blocco formidabile per uomini e per armi, vuole la pace, ma è pronto ad imporla (tutto il popolo grida: « Sì! Sì! ») qualora le grandi democrazie conservatrici e reazionarie, tentassero di fermare la nostra irresistibile marcia. (La folla grida: « Passeremo! Passeremo! »).
Ho parlato chiaro a Torino, e questa di Cuneo può essere ritenuta una postilla. Ora mi chiuderò nel silenzio. In caso di necessità, parlerà il popolo.
Stamani, su una parete della miniera di Cogne, ho letto questa dicitura: « Quarantacinque milioni di Italiani, dieci milioni di soldati e una volontà sola ». (Il popolo urla ancora con una sola voce: « Sì! Sì! È vero! »).
Il vostro grido mi dice che è veramente così.