di Benito Mussolini
Camerati Legionari!
Sono venuto tra voi per recarvi il saluto del Governo fascista e il mio, particolarmente cameratesco, un saluto senza incitamenti, ché di ciò voi non avete minimamente bisogno: è certo che voi farete il vostro dovere, in qualsiasi momento. Vi siete presentati magnificamente solidi, compatti, decisi, già pronti al combattimento nel fisico e nel morale. Non è stato sempre il « combattimento » il fine ultimo di ogni nostra speranza? E non è il particolare temperamento dei fascisti quello di preferire il rischio di una vita eroica, alla stasi di una esistenza insulsa? In tutte le prove che voi vi accingete ad affrontare, realizzate fra voi il cameratismo del tutti per uno e uno per tutti.
A coloro che pretenderebbero di fermarci con carte o parole, noi risponderemo col motto eroico delle prime squadre d'azione ed andremo contro chiunque, di qualsiasi colore, tentasse di traversarci la strada.
Ricordate che quando le forze non furono troppo disuguali i soldati italiani batterono regolarmente gli etiopici. Adua vide 14.000 Italiani contro 90.000 abissini, ma la strage di costoro fu così grande, che alla sera, gli abissini levarono il campo e si ritirarono sulle montagne. L'eroismo dei soldati Italiani in quella giornata fu magnifico e riconosciuto dal mondo intero. Adua fu perduta non dalle nostre truppe, bensì da un Governo che non si preoccupava del sacrificio dei soldati, ma delle abiette manovre parlamentari.
A voi, Camicie Nere volontarie della mia terra, che ha « nel sangue il combattimento » come tutta, del resto, la gioventù di questo tempo fascista, a voi, Camicie Nere del solido Piemonte e dell'ardente Sicilia, a voi dico che siamo impegnati in una lotta d'importanza decisiva e che siamo irremovibilmente decisi a portarla sino in fondo.