Sunday 4 March 2012

Discorso di Pontinia, 18 dicembre 1935

L'inaugurazione di Pontinia

di Benito Mussolini

Camicie Nere! Camerati Contadini ed Operai!

È un grido di gioia e di orgoglio che noi oggi lanciamo nel cielo d'Italia. Inauguriamo Pontinia terzo comune dell'Agro redento. Il nuovo comune si aggiunge agli altri 7500 della Nazione. Nell'anno prossimo fonderemo Aprilia, nel successivo Pomezia e, quando avremo inaugurato quest'ultimo comune, la guerra che noi abbiamo iniziato nell'Agro Pontino e che abbiamo tenacemente condotto durante questi anni, potrà dirsi vittoriosamente compiuta.

Inauguriamo Pontinia oggi, giorno della fede, giorno nel quale tutte le feconde Madri d'Italia recano sull'Altare della Patria o attorno ai monumenti dei Caduti il loro anello nuziale, ma giorno anche di fede del Popolo Italiano nei suoi diritti, giorno di fede sicura e indefettibile nei destini della Patria.

Da ciò che abbiamo fatto nell'Agro Pontino si può misurare la forza della nostra volontà e la capacità organizzativa e creatrice della Rivoluzione delle Camicie Nere.

Durante questi 14 anni del Regime abbiamo riscattato terre incolte in ogni parte d'Italia.

Voglio dirvi che noi non manderemo in terre lontane e barbare il fiore della nostra razza se non saremo sicuri che sarà protetto dal Tricolore della Patria. Voglio dire ancora che il Popolo Italiano, Popolo poco conosciuto nel mondo, nel quale mondo circolano ancora i vecchi luoghi comuni di una falsa letteratura, il Popolo Italiano, che strappa alla terra con fatica assidua quotidiana il suo nutrimento, questo Popolo Italiano è capace di resistere a un assedio lunghissimo, specialmente quando è sicuro nella sua chiara e tranquilla coscienza che la ragione è dalla parte sua, mentre il torto è dalla parte di quell'Europa che negli eventi attuali disonora se stessa.

La guerra che noi abbiamo iniziato in terra d'Affrica è una guerra di civiltà e di liberazione. È la guerra del Popolo. Il Popolo Italiano la sente come cosa sua. È la guerra dei poveri, dei diseredati, dei proletari. Contro di noi si è infatti schierato il fronte della conservazione, dell'egoismo e dell'ipocrisia.

Noi abbiamo impegnato anche contro questo fronte la nostra dura battaglia. E la porteremo sino in fondo. Un Popolo di quarantaquattro milioni non soltanto di abitanti, ma di anime, non si lascia impunemente iugulàre e meno ancora mistificare.

Sicuro di questo unanime, profondo consenso di tutto il Popolo Italiano, uomini, donne, fanciulli, tutto il Popolo vivo nella sua espressione storica ed eterna, sicuro di questo consenso, il Regime tirerà diritto.

Non potrebbe e non vuole fare altrimenti.

È una prova nella quale siamo impegnati tutti, dal primo all'ultimo, ma è una prova che collauda la virilità del Popolo Italiano.

È una prova, o Camerati, dalla quale certissimamente usciremo vittoriosi.

Ci vorrà del tempo; ma quando si è impegnata una lotta, Camerati, non è tanto il tempo che conta, ma la vittoria.