Saturday 3 March 2012

Discorso di Roma, 1 gennaio 1923

L'instaurazione dello stato fascista

di Benito Mussolini

Cari colleghi!

Sono prima di tutto lieto di accogliervi in questi saloni grandiosi, che rappresentano un segno della forza e della bellezza della nostra razza e anche una testimonianza della vittoria perché, se non mi inganno, questi erano i saloni di un'ambasciata nemica. Sono particolarmente sensibile alle parole che in questo momento sono state pronunciate dal collega Rossi. La nazione, nel suo complesso, non è delusa. La nazione, nel suo complesso, nella sua enorme maggioranza, segue, con simpa6a fraterna, l'opera del nostro Governo. Essa si rende conto delle difficoltà che dobbiamo superare, difficoltà che discendono dalla demolizione e dalla ricostruzione che d siamo simultaneamente imposti. La nazione a poco a poco va ricomponendosi nella disciplina. I comuni d'Italia sono diecimila e non c'è mòtivo di allarmi catastrofici se in qualcuno dì essi, nelle giornate fatidiche del sabato e della domenica, avviene ancora qualche rissa senza particolare rilievo positivo.

Tutto ciò mi preoccupa però ed io intendo di ricondurre con tutti i mezzi tutta la nazione ad una identica disciplina, che sarà supedore a tutte le sette, a tutte le fazioni e a tutti i partiti.

C'era un popolo italiano che non era ancora diventato nazione; il travaglio di cinquanta anni di storia e soprattutto l'ultima guerra hanno fatto di questo popolo una nazione.

Il compito storico che d attende è questo: fare di questa nazione uno Stato, cioè una idea morale che si incarni e che si esprima in un sistema di gerarchie individuate, responsabili, i cui componenti, dal più alto al più basso, sentano l'orgoglio ed il privilegio di compiere il proprio dovere. Questa opera· vista nelle sue linee di sviluppo storico non si compie in due mesi è forse neppure in due anni. Ma questa è la dire· zione verso Ja quale il Governo marcia ed ognuna delle nostre decisioni, ognuno dei nostri gesti è orientato verso questa necessità. Costituire lo Stato unico unitario, unico depositario di tutta la storia, di tutto l'avvenire, di tutta la forza della nazione italiana.

Fatica difficile, compito arduo. Ma non varrebbe la pena di vivere, se non si affrontassero questi compiti e se non si avesse la soddisfazione di averli affrontati tanto più egregiamente quanto più sono difficili.

No, io ne ho la certezza, non deluderemo le legittime speranze del popolo italiano; faremo e potremo fare una politica di saggezza e di severità verso tutti e verso noi stessi. Dovremo potenziare tutti quelli che sono i valori ideali della nazione. Essere inflessibili contro tutte le indiscipline.

Anch'io vorrei ricordare una immagine greca della Grecia antica. Quando le madri spartane consegnavano gli scudi ai giovanetti partenti per la guerra dicevano: « O con questo, o su questo! ». Ebbene, io vorrei dire che questo è il nostro programma. Con questo programma, e soltanto con questo programma, vinceremo.

Dal nostro sforzo, dal nostro travaglio, dalla nostra passione uscirà quell'Italia potente, prosperosa, armoniosa che noi vagheggiamo, che noi sogniamo, che noi vogliamo che sia. Viva l'Italia!

(Un caloroso ap plamo accoglie la chiusa vibrante delle parole del Presidmte)