Sunday 4 March 2012

Discorso di Roma, 11 dicembre 1937

Per l'uscita dell'Italia dalla Società delle Nazioni

di Benito Mussolini

Camicie nere!

La storica decisione che il gran consiglio ha acclamata e che voi avete accolta col vostro piú entusiastico grido, non poteva più oltre essere procrastinata.

Abbiamo voluto, durante lunghi anni, offrire al mondo uno spettacolo di inaudita pazienza. Non avevamo dimenticato e non dimenticheremo l'obbrobrioso tentativo di strangolamento economico del popolo italiano perpetrato a Ginevra. (L'enorme folla grida la sua indignazione). Ma qualcuno pensava che ad un certo momento la lega delle nazioni avrebbe compiuto un gesto di doverosa riparazione. non lo ha fatto. Non lo ha voluto fare.

Le buone intenzioni di taluni governi annegano, non appena i loro delegati entrano in contatto di quell'ambiente esiziale che é il sinedrio ginevrino, manovrato da torbide forze occulte nemiche della nostra Italia e della nostra rivoluzione.

In queste condizioni non era più oltre tollerabile la nostra presenza sulla porta di Ginevra. Feriva la nostra dottrina, il nostro stile, il nostro temperamento di soldati.

Si avvicinava l'ora in cui bisognava scegliere in questo dilemma: o dentro o fuori. Dentro? (La moltitudine prorompe in un formidabile grido: « No! »). Fuori? (La moltitudine urla ancora con una sola voce: « Sì! »).

Ecco che noi gridiamo il nostro basta! E ci allontaniamo senza alcun rimpianto dal barcollante tempio dove non si lavora per la pace, ma si prepara la guerra. É semplicemente grottesco di credere o di far credere che ci sono state pressioni per determinare il nostro atteggiamento: non ci sono state, non ci potevano essere. I nostri camerati dell'asse di Berlino e di Tokio sono stati—questa è la verità—di una discrezione assoluta.

L'uscita dell'Italia dalla società delle nazioni è un evento di grande portata storica, che ha attirato l'attenzione del mondo e le cui conseguenze non sono ancora del tutto prevedibili.

Non per questo noi abbandoneremo le nostre fondamentali direttive politiche, tese verso la collaborazione e la pace. Ne abbiamo nei giorni scorsi fornito una luminosa prova, consacrando la pace nelle acque dell'adriatico.

Le voci minacciose che di quando in quando si levano e forse più ancora si leveranno dai branchi delle grandi democrazie (la folla fischia rumorosamente) ci lasciano perfettamente indifferenti. Niente da fare contro un popolo come quello italiano, capace di qualsiasi sacrificio. Abbiamo le armi del cielo, della terra e del mare: numerose e temprate da due guerre vittoriose. Ma abbiamo soprattutto lo spirito eroico della nostra rivoluzione, che nessuna forza umana al mondo potrà piegare mai.