Sunday, 4 March 2012
Discorso in Piazza San Sepolcro di Milano, 16 dicembre 1944
di Benito Mussolini
Camerati!
Ora che non ho innanzi a me il piccolo schermo di poche cartelle, mi sento in più diretta comunicazione col vostro spirito. Vi parlo e ci guardiamo negli occhi, e sentiamo che le nostre anime vibrano all'unisono, perché una sola fiamma le agita: l'amore profondo per questa Italia, che era grande e che, a costo di qualsiasi sacrificio, grande deve ritornare.
Camerati!
Non si ritorna dopo tanti anni in questa vostra e nostra città, non si ritorna in questo luogo senza essere afferrati da un intimo, irresistibile senso di emozione. Questa piazza è legata ad un avvenimento non solo della storia italiana, ma della storia mondiale.
Oggi, nella rapida corsa attraverso la vostra città, ho avuto la netta impressione delle tremende ferite che un nemico barbaro ed abbietto le ha inferto. Il popolo milanese ha dimostrato di reggere orgogliosamente a questi colpi; ha dimostrato la sua salda struttura morale e la sua forza.
Milano ha dimostrato ancora una volta di sapere accogliere nelle sue mura ospitali i profughi di ogni regione d'Italia, ha dimostrato che l'anima ambrosiana considera fratelli tutti gli italiani, dalle Alpi all'estremo lembo delle isole.
Mano mano che il nemico ha avanzato verso il nord, ha trovato sempre di più facce chiuse ed ostili, franchi tiratori che gli hanno sparato addosso. Firenze ha dato un esempio che ha riempito di orgoglio tutti gli italiani. Questo esempio è stato imitato da Forlì. Ed io sono sicuro che in tutte le città domani sarebbe altrettanto, perché ormai tutti conoscono di quale pasta siano fatti questi «liberatori ». Essi non ci portano che la schiavitù politica, il servaggio economico, l'abbiezione morale.
Un popolo degno di questo nome non è mai vinto finché non depone le armi.
E noi non le deporremo fino al giorno della vittoria.