Saturday, 3 March 2012

Discorso di Milano, 5 dicembre 1922

Ai metallurgici lombardi

di Benito Mussolini

Sono particolarmente lieto di aver visitato queste officine che conosco attraverso la storia di questi ultimi cinque anni agitati. Io non vi terrò un discorso. Vi dirò solo che il Governo che ho l'onore di presiedere non è e non può e non deve essere un Governo anti-operaio. Gli operai sono parte viva e integrante della Nazione sono degli italiani che come tutti gli italiani devono essere tutelati rispettati e difesi.

Il mio governo è fortissimo e non ha bisogno di cercare troppe larghe adesioni. Non le cerca e non le respinge; se adesioni verranno anche da parte operaia io non le respingerò. Ma dovremo intenderci bene e stabilire patti chiari per evitare delusioni in seguito.

Visitando poc'anzi questa bella e grande officina io mi sono sentito preso da un profondo senso di commozione e ho rivissuto in un attimo i giorni lontani della mia giovinezza. Poiché io non scendo da antenati aristocratici e illustri. I miei antenati erano contadini che lavoravano la terra e mio padre era un fabbro che piegava sull'incudine il ferro rovente. Talvolta io da piccino aiutavo il padre mio nel suo duro umile lavoro; e ora ho il compito ben più aspro e più duro di piegare le anime. A venti anni ho lavorato «con le mani»; ho fatto il manovale e il muratore. Ciò io vi dico non per sollecitare la vostra simpatia ma per dimostrarvi che non sono e non posso essere nemico della gente che lavora. Sono però bene un nemico di coloro che in nome di ideologie false e grottesche vogliono mistificare gli operai e condurli alla rovina.