(Pubblicato in « Il Popolo d'Italia », 25 luglio 1922)
di Benito Mussolini
Il tentativo dell'on. Orlando è dunque fallito. E si può aggiungere: ingloriosamente fallito, non per colpa, intendiamoci bene, dell'on. Orlando, ma per colpa dei popolari, rinforzati da quel gruppetto di piccole carogne che sono i socialisti bonomiani.
Cominciamo dallo stabilire che l'indicazione dell'on. Orlando, pure essendo quasi unanime, era artificiosa. Veniva, insomma, affidato l'incarico ad un uomo politico che era stato estraneo alla crisi. Con il fallimento del tentativo di Orlando, la logica ed il buon senso riprendono o dovrebbero riprendere il sopravvento.
Posto che il Gruppo artefice della crisi è stato il popolare, è su questo Gruppo che devono cadere gli oneri e gli onori del nuovo governo. Non in un sécondo tempo, ma fin dal principio toccava all'on. Meda il compito di formare il nuovo ministero.
Tramontata la costellazione Orlando, per il veto popolare, sarebbe uno scandalo inaudito che i popolari pretendessero di e!Ùdere il loro perentorio dovere e scaricassero su altre spalle le loro responsabilità.
Pareva ad un dato momento che gli elementi politici del Gruppo parlamentare popolare fossero disposti ad aprire uno spiraglio nel loro veto per farvi passare la cosiddetta puntarella di destra, ma poi c'è stato il voto degli organizzati bianchi; voto imposto dalla triade nefasta Gronchi-Miglioli-Mauri; voto che esclude dalla futura combinazione ministeriale non solo la estrema destra, ma tutta la destra senza esclusione di gruppi. In seguito a questa riaffermazione di intransigenza, fatta per accontentarè i social-collaborazionisti, l'on. Orlando ha declinato l'incarico.
Egli ha capito che non poteva prendere nome da lui un ministero escludente tutti i gruppi della destra e con un programma antifascista.
Adesso il turno è all'on. Meda. Il deputato lombardo non può tagliare la corda. Egli è il leader del Gruppo più numeroso della Camera, del Gruppo ministeriale per definizione, del Gruppo che vuole un « dato » ministero: tocca dunque all'on. Meda il compito di imbastirlo. Vedrà l'on. Meda se sia prudente alienarsi l'intera destra — circa un centinaio di deputati — e scendere in lotta contro il Partito Fascista per l'offerta aleatoria di miserabili sessanta voti collaborazionisti, voti soltanto perché non si può contare su una diretta partecipazione dei social-collàborazionisti al potere. Ma l'on. Meda ha comunque l'obbligo di tentare. Se girasse al largo egli dimostrerebbe di essere un profittatore di bassa lega, non un capo partito. L'on. Meda deve fare il ministero sognato da Miglioli e da Modigliani, nonché da quel pagliaccio di Guido Celli. L'on. Meda deve — se ne ha il coraggio — presentarsi con un governo tutto di sinistra e tutto orientato contro la destra in genere e contro il fascismo in particolare. Il pingue deputato lombardo o ci riesce e allora ci rimettiamo ai successivi eventi, o fallisce ed allora avrà ancora una volta smascherata la torbida demagogia del Partito Popolare, il quale, vero ed autentico pescecane della politica italiana, arraffa quanto può — dai portafogli ministeriali ai miliardi della Banca d'Italia — ma non vuole correre rischi ed · assume're definite responsabilità. Il vero perturbatore della vita nazionale non è il fascismo: è il Partito Popolare.
Questa crisi è dovuta al Partito Popolare.
Il Banco di Roma — clericale — è ancora in piedi perché Stringher gli ha concesso qualche cosa come due miliardi di lire. Il Partito Popolare è dunque un gran predone, che si butta tanto sulla politica che sulla finanza.
Signor senatore Stringher, è vero o non è vero che avete anticipato due miliardi al Banco di Romà?
Lumi chiediamo per questa faccenda o li chiederemo dalla tribuna parlamentare!
Che cosa sono mai le saltuarie legnature fasciste e gli incendi sporadici di quattro stracci rossi — incendi di rappresaglia legittima — a paragone della enorme devastazione perpetrata nella finanza, nella politica, nell'economia, nella scuola dal Partito di don Sturzo? Da questo Partito falsamente cristiano, che fa lega col più abbietto e demoralizzato fra tutti i partiti socialisti di Europa?
È tempo che l'indegna mistificazione del Partito Popolare sia denunziata alla nazione. Questo Partito non è cattolico e meno ancora cristiano; si disfrena all'assalto dell'Erario, per mantenere le sue istituzioni profane, ma è di scarso sentimento nazionale e bamboleggia nella creazione di una internazionale bianca; non è un Partito di paci. ficazione, perché i suoi organizzati bianchi hanno scritto pagine di violenza in molte piaghe e s'abbandonano alla più mistificante demagogia antifascista; è un Partito dannoso agli interessi della religione ed infido di fronte agli interessi della Patria.
Questo Partito ha operato e mangiato fino ad oggi, celato dietro di versi gerenti responsabili usciti da altri gruppi parlamentari: ora la situazione esige che questo Partito getti la comoda maschera e si mostri quale è.
Noi attendiamo al varco l'on. Meda ed assicuriamo fin da questo momento il pingue deputato lombardo che qualsiasi tentativo di reazione antifascista è destinato a fallire. E saranno dolori grossi anche per voi, prudente e rotondo on. Meda!