Thursday, 8 March 2012

La lotta anticattolica in Jugoslavia

(Pubblicato in « Gerarchia », 1931)

di Paolo Pietri

Pochi giorni addietro l'arcivescovo di Zagabria, monsignor Bauer, ha lanciato un messaggio a tutti i sacerdoti cattolici della Jugoslavia, protestando per le « persecuzioni contro gli sloveni in Italia ».

Nel messaggio si dice che non miglior sorte dei cattolici del Messico, della Russia e della Lituania hanno i fratelli croati e sloveni, che, in seguito ai trattati internazionali, sono rimasti sotto l'Italia. E si aggiunge che, malgrado e reiterate proteste del Santo padre in difesa dei fratelli perseguitati, le autorità italiana « accecate da un pagano nazionalismo, non vogliono rimediare gravi offese del diritto naturale e divino. È chiaro — prosegue nella sua prosa tutt'altro che cristiana il detto monsignore — che in seguito a tali circostanze, la fede dei connazionali si trova in grave tentazione ed essi corrono i pericolo di rovinare del tutto nei riguardi del culto e della morale ».

In siffatta delicata materia politica, l'intervento dell'arcivescovo Bauer non soltanto suscita immediata la impressione che giunga in un momento mai inopportuno, ma si presta anche ad essere interpretato come un gesto che supera i limiti di quella doverosa correttezza verso uno stato straniero per cui a nessuno è consentito criticarne e molto meno offenderne i sistemi di politica interna.

Oltre questo, sta di fatto che il messaggio contiene sufficiente materia per esasperare la già acuta e pericolosa agitazione antitaliana, la quale in questi ultimi tempi è fomentata con accresciuta virulenza dallo sciovinismo serbo.

Siccome, intanto, certa stampa di Zagabria, notoriamente massonica, notoriamente al servizio del regime e sempre in primissima linea allorché si tratti di attaccare l'Italia fascista, si è affrettata a commentare il messaggio di monsignor Bauer con delle affermazioni che, per avvalorare la tesi dell'arcivescovo, sono assolutamente contrarie alla realtà delle cose, si conferma l'opinione che la « circolare » antitaliana non è che un'altra delle solite manovre delle quali l'autorità serba si avvale per creare, anche fra i cattolici jugoslavi, una condizione di spirito ostile all'Italia: ciò facendo, la stampa jugoslava non ha già dato prova di un sostegno alla fede cattolica ma piuttosto di una assoluta mancanza di senso religioso in quanto tenta di voler fare del cattolicismo e della chiesa uno strumento di agitazione politica.

Questo, che è il solo significato da attribuire al messaggio di monsignor Bauer, non è sfuggito a nessuno, e tanto meno agli stessi cattolici jugoslavi, i quali, ben conoscendo per esperienza quali metodi di soffocazione adotti il regime per combattere la chiesa cattolica, in nessun caso possono ritenere come leale l'appoggio di quella stessa stampa che tanti attacchi ha mosso, in varie occasioni, contro la fede cattolica, contro il Santo padre, contro il clero.

Non occorre andar troppo lontano per confermar questo fatto, che l'azione governativa serba ha un carattere evidente di anticattolicismo, perchè, come diffusore del così detto « jugoslavismo integrale », tende all'unità di religione, ma sempre secondo il principio della prevalenza della ortodossia.

Se non che, tra i croati, profondamente attaccati alla fede romana, il movimento verso l'ortodossia non incontra il favore popolare, anzitutto per radicata convinzione e poi perchè violenti sono i mezzi adoperati, tra i quali quello di inscenare, ogni volta che l'occasione si porga, delle vere e proprie manifestazioni anticattoliche.

Persuasi, i serbi, che a un subitaneo passaggio all'ortodossia i croati si ribellano tenacemente, hanno pensato di procedere per gradi, e mentre hanno intensificata la propaganda anticattolica tra la popolazione, attraverso le varie associazioni nazionalistiche (Soko, Narodna Odbrana, ecc.), hanno poi poi pensato di sfruttare ai loro fini la così detta chiesa vetero-cattolica (hrwatsko Staro Katolika Crkva), formata d'un modesto numero di sacerdoti apostati del rito romano, i quali si sono staccati dalla madre chiesa, per poter contrarre matrimonio. Il governo serbo aiuta la diffusione di questa nuova « fede », specialmente in Croazia e sul litorale, ma in verità i frutti finora raccolti hanno un valore quasi nullo, perchè al vetero-cattolicismo aderisce pochissima gente, e non già per convinzione ma solo se sia desiderosa di divorziare.

Numerose pubblicazioni di propaganda sono, intanto, venute alla luce in questi ultimi tempi per diffondere tra i cattolici della Croazia l'idea della ortodossia in contrapposto con quella del cattolicismo; tra queste, è senza dubbio la più caratteristica quella scritta da un noto agitatore del serbismo, Milan Banic, direttore di quel giornale di Sussak Nasa Sloga che si distingue per la sua italofobia. (1)

(1) M. Banic « L'internazionale nera verso il croatismo e lo jugoslavismo » Sussak, Ed.
« Nasa Sloga ».

In tutti questi libelli, la cui ispirazione ha un evidente carattere ufficioso, si sostiene in sostanza che le basi di una cultura nazionale croata furono gettate sul litorale dalmata, perchè fu a Nona che sorse il primo vescovato cattolico, osteggiato in seguito dai preti latinizzanti delle città romane della Dalmazia. Con questo si pretende dimostrare che Zagabria, come centro della chiesa nazionale, appare soltanto quando lo stato nazionale tramonta e quando cominciano a sentirsi le influenze straniere.

Finché lo stato nazionale croato — afferma il Banic — fu intatto, i paesi croati si amministrarono dal mare e la sede dei vescovati croati fu sempre a Nona e a Cnin, mentre fu solo all'epoca della penetrazione ungherese che il centro politico-religioso del croatismo fu portato a Zagabria. È davvero caratteristico — aggiunge, polemizzando proprio con l'arcivescovo Bauer di cui oggi si esalta l'infelice messaggio — che ancora adesso l'arcivescovo di Zagabria dica messa nella cattedrale che porta il nome di un re ungherese, cosa questa che i cittadini di Zagabria trovano del tutto naturale, perchè, a quanto dice il dott. Bauer e il sindaco Srkulj, i croati devono alla chiesa romano-cattolica se son rimasti in vita.

Sviluppati questi argomenti, coi quali si tenta dimostrare la necessità di ricondurre in Dalmazia il centro del cattolicismo croato, « affinchè Zagabria che oggi è l'antitesi più forte di Belgrado, possa avere nella vita nazionale soltanto la parte che hanno Lubiana, Serajevo, Skoplje » (e dicendo questo non si potrebbe recare maggiore offesa all'anima croata!), l'A. parla del congresso eucaristico e si esprime in un linguaggio punto reverente per l'autorità del Pontefice stesso, che, dice, volle organizzata una dimostrazione del cattolicismo in Jugoslavia punto in armonia con l'attuale politica statale.

Ma, v'è di più: il Banic più oltre misconosce alla chiesa romana qualsiasi merito di aver salvato i croati sia da Venezia sia dai turchi, si ribella alla denominazione che il Pontefice dette alla Croazia di « baluardo della cristianità » e pone in ridicolo il meschino aiuto di poche migliaia di ducati offerti ai croati per la difesa contro i turchi. Riprendendo, quindi, mi motivo già ampiamente sviluppato l'anno scorso dalla stampa del regime, afferma che l'improvviso amore della santa sede per i croati non è disinteressato ma trova ragion d'essere nel solo scopo di proteggere gli interessi romano-cattolici e del clero cattolico in Jugoslavia.
« Gli austro-giallo-neri più volte hanno tentato di germanizzare i croati ed ora vogliono liberarli dalla nazione jugoslava; gli italiani sciovinisti parlano ancora oggi che la Dalmazia appartiene a loro e anch'essi vogliono liberare i croati dagli « artigli » della nazione jugoslava. La intemazionale nera, che non ha mai alzato la voce contro ungheresi, tedeschi e italiani, oggi gesuiticamente insorge contro il fatto che i croati entrano nella composizione dello stato jugoslavo. Il programma minimo della internazionale nera è di costringere lo stato jugoslavo a capitolare dinanzi alla santa sede, dando al cattolicismo una posizione di privilegio. Il programma massimo, poi, è identico a quello di Mussolini, di Horty, di Seipel e di tutti i nemici della Jugoslavia. La parte cattolica sloveno-croata dev'essere staccata dalla ortodossia e messa sotto il nuovo « re apostolico », eventualmente imperatore, il quale rinnoverebbe la « fratellanza » ungaro-croata di otto secoli, metterebbe sotto di e è l'Austria cattolica e darebbe all'Italia la Dalmazia come ricompensa per il parziale restauro della monarchia absburgica ».
Nella sua foga polemica, il massone Banic non risparmia il Papa, oltraggia la beata Osanna da Cattaro (« una ignorante contadina ortodossa morta alcune centinaia di anni fa e della quale il Pontefice appena ora si è ricordato, compiendo cioè un atto aggressivo contro la chiesa ortodossa serba »), insorge contro il discorso tenuto dall'arcivescovo Bauer al congresso eucaristico, che definisce « un temerario bluff clericale attuato per mezzo di 30-40 mila ignoranti, bigotte, vecchie degenerate, qualche migliaio di francescani, ecc. ». Insomma, tutto il noto frasario dell'anticlericalismo massonico.

Non sarà inutile ricordare che le loggie massoniche jugoslave esplicano dal canto loro una instancabile attività che è in funzione anticattolica e antifascista e che serve al regime di Belgrado come utile strumento di manovra politica.

Le prove potrebbero essere molto numerose e costituirebbero un edificante materiale di accusa contro gli agenti serbi e contro i loro ispiratori. Basta per tutte, una circolare della gran loggia « Jugoslavija », che abbiamo avuto occasione di leggere poco dopo la stipulazione degli accordi del Laterano.

Ne riproduciamo i brani più significativi, per consolidare la nostra opinione che la politica ufficiale alla quale si ispira l'azione massonica in Jugoslavia è costantemente antitaliana e anticattolica.

Si tratta di un lungo articolo dal titolo « Il Papa, Mussolini e la massoneria » pubblicato nell'organo ufficiale della jugoslava, il Sestar, che esce manoscritto ogni mese ed è destinato agli affiliati. È segretissimo, tanto che su la testata reca la dicitura: « non deve giungere in mani profane ».

Ecco la parte per noi più interessante di questo articolo:
« Il tentativo del Papa di divenire, attraverso il potere temporale, primo e forse anche unico capo religioso e rappresentante di Dio su la terra deve essere da noi diligentemente seguito nel suo sviluppo e nella sua preparazione. Che cosa potremo fare noi — massoneria jugoslava — per impedire la realizzazione di questo piano del Papa e di Mussolini? Il nostro giovane stato, non ancora assestato, potrebbe divenire un giorno vasto campo dello sviluppo cattolico. Bisognerebbe che anche noi esaminassimo il pericolo che si annunzia. Finora è stato dimostrato che solamente la massoneria può lottare con successo contro il cattolicismo, e siccome esso prepara il terreno per il suo sviluppo nel nostro stato, e a danno del nostro stato, noi dobbiamo ingrossare vastamente le nostre file, a vantaggio del nostro stato. Sarebbe necessario che in ogni borgata venisse creata una loggia o un circolo e che si dedicasse una cura speciale alle regioni in cui i cattolici si trovano in maggioranza. Una azione ben organizzata da parte nostra potrebbe ostacolare considerevolmente l'attività dei vescovi e dei parroci cattolici. Noi dobbiamo rivolgere l'attenzione anche al reclutamento di gente profana, poiché essa stima abbastanza la nostra causa: noi dobbiamo portare questi isolati che hanno lo stesso pensiero nostro nel nostro centro, affinchè aumenti la nostra forza e ci sia sufficiente per lottare contro la propaganda della chiesa cattolica nel nostro stato.
Ci sono necessari molti intellettuali: professori, funzionari pubblici, letterati, giornalisti e artisti, poiché i loro ideali sono vicini ai nostri e la loro collaborazione ci sarebbe preziosa. Assieme a tali idee proporrei anche la formazione di un ristretto comitato che dovrebbe avere lo scopo di esaminare le condizioni per la creazione di nuove loggie in tutte le sezioni del nostro stato, per elaborare in base a ciò un piano da svilupparsi nell'anno prossimo.
Questa sarebbe la nostra migliore risposta sia al patto fra il Papa e Mussolini, sia alla circolare inviataci dalla loggia « Italia » di Parigi. Io credo che riusciremo, assieme con le misure che prenderà in questa questione la massoneria mondiale, ad ostacolare il piano e a dimostrare che esso è stato solamente una solita mascherata ».
I fatti che abbiamo oggettivamente riferito e che non rappresentano se non una modesta parte di tutto il programma anticattolico dell'attuale regime di Belgrado (bisognerebbe, per esempio, parlare fra l'altro anche delle persecuzioni contro i giovani cattolici, ai quali sistematicamente si impedisce di frequentare le scuole religiose dell'estero; del sistema di inviare nelle regioni cattoliche della Jugoslavia soltanto funzionari ortodossi, ecc.), stanno, dunque, a dimostrare che la lotta contro la chiesa romana è costante ed ora ha carattere antitaliano e antifascista, ora invece assume parvenza di difesa iella chiesa nazionale serba, minacciata, si dice, dal fronte cattolico.

Come si spiega, allora, l'appoggio delle autorità all'azione del Bauer e la renua difesa di quegli stessi giornali che lo hanno sempre aspramente combattuto, in ogni occasione?

È un retroscena della politica di Belgrado, che questa volta ha avuto buon giuoco affidandosi alla cooperazione di un vecchio, che ha ritenuto di dovere, in buona fede, levar la sua voce contro i fratelli sloveni e croati soggetti all'Italia, i quali, secondo le interessate informazioni fornitegli da noti emissari del regime serbo (e tra questi, in primissimo luogo, il famigerato Besednjak!) soffrirebbero di inaudite persecuzioni e di non si sa più quali martirii.

L'arcivescovo di Zagabria è stato giuocato dai serbi, che si son voluti servire di lui per creare un'altra arma di lotta contro l'Italia.

Basta, infatti, riflettere un istante su lo spirito e su la lettera del messaggio per persuaderei che esso non solo è concepito e redatto in una forma di pretta marca serba, ma contiene altresì evidenti contraddizioni oltre che una assoluta irriguardosità verso uno stato estero.

Che c'entrerebbe, infatti, l'arcivescovo Bauer nelle cose interne d'Italia? E come mai la sua zelante premura è rivolta soltanto ai fratelli sloveni e croati perseguitati dalle autorità italiane, mentre non mostra di prendere alcun interesse a tutte le altre comunità cattoliche esistenti in Jugoslavia e tenacemente perseguitate dai politicanti panserbi e dai loro agenti? In quali condizioni vivono i cattolici albanesi, ungheresi, ecc. E come di questi non è fatto il più lontano cenno nel messaggio di Bauer?

Tutto ciò, messo in relazione con la dimostrata tendenza anticattolica dei turiferari del così detto jugoslavismo integrale, conferma, dunque, che il messaggio antitaliano del dott. Bauer, se è datato dalla sede arcivescovile di Zagabria, è, in realtà, stato redatto da altra gente e in altro luogo. E dire che la disinvoltura serba è giunta fino al punto da mettere in giro la voce che l'arcivescovo Bauer non è stato se non un'arma nelle mani del Vaticano!