Wednesday 7 March 2012

Le linee programmatiche del partito fascista

(Pubblicato in « Il Popolo d'Italia », 8 ottobre 1921)

di Benito Mussolini

Questo che segue non è un programma, nel senso che la tradizione assegna a questa parola. Non si è dato fondo all'universo elencando gli innumerevoli problemi che ci stanno dinnanzi, dall'ordinamento delle colonie all'ordinamento, puta caso, degli asili infantili, colle relative innumerevoli soluzioni. Si tratta di grandi linee: le linee fondamentali dell'edificio. Il resto si comprende; il dettaglio viene da sé. Per questa redazione si è tenuto conto di ciò che fu via via pubblicato su questo giornale; di ciò che è rimasto vitale nei vecchi postulati e di quel che la dura esperienza ci ha insegnato in questi due anni di battaglie. Queste linee programmatiche non hanno ancora crisma ufficiale. La Commissione ad hoc non ha creduto di approvarle, perché manca qualche cosa. Un programma, fosse compiuto dal Padreterno, non sarà mai completo, non sarà mai definitivo. Una piccola lacuna ci sarà sempre da colmare... Detto ciò, io credo fermamente che queste linee siano più che sufficenti ad individuare il Partito Fascista. Oso dire che in certi punti sono troppo analitiche. L'esordio è soprattutto importante perché tende a stabilire le nostre posizioni mentali e politiche di fronte ai concetti di nazione, di Stato, di umanità. Da questi concetti discende logicamente tutta l'azione politica e pratica del fascismo.


PRINCIPI FONDAMENTALI

La società nazionale. Il Partito Fascista Italiano considera la particolare società onde risulta composto lo Stato nazionale non già come la semplice somma degli individui viventi in un determinato territorio, in un determinato periodo di tempo, ma come un organismo comprendente la serie indefinita delle generazioni che furono, che sono e che saranno, e di cui gli individui sono gli elementi transeunti.

In base a questa concezione della società nazionale, il Partito Fascista Italiano desume l'imperativo categorico che i singoli e i gruppi (categorie e classi) subordinino i loro interessi ai superiori interessi dell'organismo nazionale e ritiene che tanto sia possibile conseguire solo attraverso il riconoscimento delle autorità delle gerarchie e della differenziazione degli organi e delle funzioni.

In conseguenza di quanto sopra, il Partito Fascista Italiano afferma che nell'attuale momento storico la forma di organizzazione sociale dominante nel mondo è la società nazionale e che legge essenziale nella vita del mondo non è la unificazione delle varie società in una sola, immensa, vaga e indefinibile società, I'« umanità », come credono le diverse dottrine internazionalistiche, ma la feconda e augurabile pacifica concorrenza tra le varie società nazionali.

Lo Stato. Definito il concetto fascista di « società nazionale », il Partito Fascista Italiano assegna allo Stato nazionale il compito specifico di dedicare la somma delle sue attività al rinvigorimento, allo sviluppo, alla espansione della nazione italiana per il raggiungimento dei suoi grandi fini storici e mondiali; raggiungimento da cui dipendono e in cui si legittimano le fortune dei singoli individui e delle singole classi; e pertanto esso ha il dovere di combattere, senza indulgenze funeste, tutte le cause di disgregazione interiore e di far rispettare i principi della solidarietà nazionale.

Perché tali fini supremi sieno raggiunti, il fascismo pensa che lo Stato debba gradualmente, ma necessariamente, rinunciare ad ogni funzione monopolistica d'ordine economico, per limitarsi ad esercitare le sue funzioni d'ordine politico-giuridico, il che significa d'ordine « morale ».

Politica interna. In materia di politica interna, il fascismo propugna:

1. La restaurazione dell'autorità dello Stato nazionale, vale a dire dello Stato che non assista indifferente allo scatenarsi e al prepotere delle forze che attentino o comunque minaccino di indebolire materialmente e spiritualmente la compagine, ma sia geloso custode e difensore e propagatore della tradizione nazionale, del sentimento nazionale, della volontà nazionale, capace di imporre a tutti i costi la sua autorità.

2. La difesa dell'ultima guerra nazionale, la valorizzazione della vittoria, la tutela degli ex-combattenti e dei mutilati, per i quali deve affermarsi in modo indubbio e tangibile la gratitudine della patria col realizzare le seguenti provvidenze:
a) collocamento obbligatorio dei mutilati e invalidi nelle amministrazioni pubbliche e private;

b) estensione delle eccezioni proposte circa il licenziamento dei mutilati ed invalidi avventizi nelle pubbliche amministrazioni, anche agli ex-combattenti di trincea;

c) miglioramenti immediati delle pensioni per i tubercolotici e per gli inabili assoluti a qualsiasi lavoro, fermi restando gli impegni assunti dal cessato Parlamento della riforma generale del regime pensioni entro il 1921;

d) estensione di tutte le disposizioni di legge sulle pensioni alle provincie annesse;

e) sanzionamento del diritto dei combattenti alla preferenza, a parità di merito, nei pubblici concorsi e pieno riconoscimento del servizio militare prestato ai fini dell'avanzamento di carriera e passaggio in ruolo nelle amministrazioni dello Stato;

f) estensione della polizza e sollecita consegna di essa a tutti i combattenti e possibilità della sua valorizzazione;

g) provvidenze speciali a favore dei sottufficiali smobilitati;

h) intensificazione della campagna per la bonifica umana dei malarici ed estensione delle assistenze economiche e morali a tutti i minorati di guerra.
3. L'agnosticismo più spregiudicato circa il problema del regime, che i fascisti subordinano agli interessi morali e materiali della nazione intera nella sua realtà e nel suo divenire storico; agnosticismo che lascia aperti gli sbocchi per tutti i mutamenti che in questo campo risultassero necessari, sia nel caso che un istituto politico si dimostrasse indegno o incapace di adempire al suo ufficio, sia in quello che la salvaguardia dagli interessi nazionali dettasse l'opportunità di un mutamento del regime.

4. La limitazione delle funzioni e dei poteri attualmente attribuiti al Parlamento e la istituzione dei Consigli nazionali tecnici, con funzioni legislative, limitatamente al loro dominio. Di competenza del Parlamento i problemi che riguardano l'individuo come cittadino dello Stato e lo Stato come organo di realizzazione e di tutela dei supremi interessi nazionali; di competenza dei Consigli tecnici nazionali i problemi che si riferiscono alle varie forme di attività degli individui nella loro qualità dì produttori. E pertanto ogni cittadino maggiorenne disporrà di un voto politico per la elezione dei deputati al Parlamento e di un voto quale produttore per la elezione del Consiglio tecnico nazionale.

5. Una organizzazione militare proporzionata alle necessità attuali ed eventuali in una nazione in continuo sviluppo qual'è l'Italia.

6. II diritto alla rappresentanza politica, in seno alla madre patria, dei dieci milioni di italiani residenti all'estero.

Il fascismo di fronte ai problemi dell'economia. Il fascismo, di fronte ai progetti socialistici di ricostruzione e base di economia pregiudizialmente collettivistica, si pone sul terreno della realtà storica e nazionale, che non consente un tipo unico di economia e sì dichiara tendenzialmente favorevole a quelle forme — siano esse individualistiche o di qualche altro tipo — che garantiscano il massimo di produzione e il massimo di benessere.

Il fascismo propugna un regime, che, spronando le iniziative e le energie individuali — che formano il fattore più possente ed operoso della produzione economica — favorisca l'accrescimento della ricchezza nazionale, con rinuncia assoluta a tutto il farraginoso, costoso e antieconomico macchinario delle statizzazioni, socializzazioni, municipalizzazioni.

Il fascismo appoggerà quindi ogni iniziativa che tenderà ad un miglioramento dell'assetto produttivo, avente lo scopo di eliminare ogni forma di parassitismo individuale e di categoria.

Il fascismo agirà:

1. Perché sia sancita una effettiva responsabilità di ordine pubblico dei singoli e delle associazioni nei casi di inadempienza dei patti di lavoro liberamente conclusi.

2. Perché venga ristabilita e regolata la responsabilità civile degli addetti alle pubbliche amministrazioni pér qualsiasi loro negligenza o imperizia in confronto dei danneggiati.

3. Perché sia abrogata ogni disposizione fiscale, demagogica e dannosa all'economia nazionale, e perché in tema di imposte sui redditi venga esonerata quella parte di essa che sia stata trasformata in capitale tecnico o strumentale.

4. Perché venga imposta la pubblicità dei redditi imponibili e l'accertamento dei valori successori al fine di rendere possibile ed effettivo un controllo sugli obblighi finanziari di tutti i cittadini verso lo Stato.

5. Perché l'eventuale intervento statale, che si rendesse assolutamente necessario per proteggere alcuni rami dell'industria agricola e manifatturiera dà una troppo pericolosa concorrenza estera, sia tale da stimolare le energie produttive del paese, non già da assicurare un parassitario sfruttamento da parte di gruppi plutocratici dell'economia nazionale.

6. Perché siano disciplinate le incomposte lotte degli interessi dì categorie e classi, e quindi riconoscimento giuridico delle organizzazioni operaie e padronali.

7. Perché sia sancito il divieto di sciopero nei servizi pubblici, con contemporanea istituzione di tribunali arbitrali, composti di una rappresentanza del potére esecutivo, di una rappresentanza della categoria operaia e impiegatizia in conflitto e di una rappresentanza del pubblico.

In materia sindacale. In tesi di principio, il fascismo esprime la sua simpatia e il proposito di aiutare quei gruppi di minoranza del proletariato che sanno armonizzare la difesa dei loro legittimi interessi di classe cogli interessi generali della nazione. Convinto che non è possibile grandezza nazionale con masse lavoratrici abbrutite e riottose, il fascismo si propone di agitare i seguenti postulati a favore delle classi lavoratrici e impiegatistiche:

1. La promulgazione di una legge dello Stato che sancisca per tutti i lavoratori la giornata « legale » delle otto ore.

2. Una legislazione sociale aggiornata alle necessità odierne, specie per ciò che riguarda gli infortuni, l'invalidità e la vecchiaia dei lavoratori, sia agricoli che industriali o impiegatizi.

3. Una rappresentanza dei lavoratori nel funzionamento delle industrie, limitatamente per ciò che riguarda il personale, non la gestione delle aziende.

4. L'affidamento ad organizzazioni operaie che sieno moralmente degne e tecnicamente preparate della gestione di industrie o di servizi pubblici.

5. La diffusione della piccola proprietà in quelle zone e per quelle coltivazioni che produttivamente lo consentano.

6. L'istituzione di scuole tecniche e professionali che aumentino le capacità produttive degli operai e dei contadini.

Fascismo e religione. Nella politica religiosa ed ecclesiastica, il fascismo esige il rispetto più assoluto per tutte le fedi religiose; piena libertà alla Chiesa cattolica nell'esercizio del suo ministero spirituale; soluzione del dissidio con la Santa Sede; conservazione e rafforzamento della autorità dello Stato per tutto ciò che concerne eventuali inframmettenze del clero nella vita civile.

ln materia di politica estera. Il fascismo non crede alla vitalità e ai principi che ispirano la cosiddetta Società delle nazioni. In questa Società, le nazioni non sono affatto su di un piede di eguaglianza. É una specie di santa alleanza delle nazioni plutocratiche del gruppo franco-anglo-sassone per garantirsi — malgrado inevitabili urti di interessi — lo sfruttamento della massima parte del mondo.

Il fascismo non crede alle internazionali rosse, che muoiono, si riproducono, si moltiplicano, tornano a morire. Si tratta di costruzioni artificiali e formalistiche, che raccolgono piccole minoranze in confronto alle masse di popolazioni, che, vivendo, muovendosi e progredendo, finiscono per determinare quegli spostamenti di interessi davanti ai quali vanno a pezzi le costruzioni internazionalistiche di prima, seconda, terza maniera.

Il fascismo non crede alla immediata possibilità del disarmo universale e quindi si rifiuta di aderire ad una propaganda che tenda a questo scopo.

Il fascismo pensa che l'Italia debba fare, nell'attuale periodo storico, una politica europea di equilibrio e di conciliazione fra le diverse potenze.

Da queste premesse generali, consegue che il fascismo chiede:

1. Che i trattati di pace siano riveduti e modificati in quelle parti che si sono palesate inapplicabili o la cui forzata applicazione possa essere fonte di odi formidabili e fonte di nuove guerre.

2. Una politica che annetta economicamente Fiume all'Italia e tuteli costantemente gli italiani residenti nelle terre dalmate sacrificate dal trattato di Rapallo.

3. Lo svincolamento graduale dell'Italia dal gruppo delle nazioni plutocratiche occidentali attraverso lo sviluppo delle nostre forze produttive interne.

4. Il riavvicinamento alle nazioni nemiche (Austria, Germania, Bulgaria, Turchia, Ungheria), ma con atteggiamento di dignità e tenendo fermo alle necessità supreme dei nostri confini settentrionali ed orientali, entro i quali le minoranze allogene dovranno essere trattate con un regime di giustizia, ma senza indulgenze e compromissioni.

5. Creazione ed intensificazione di relazioni amichevoli con tutti i popoli dell'Oriente, non esclusi quelli governati dai Sovièts e del Sud-Oriente europeo.

6. Rivendicazione, nei riguardi coloniali, dei diritti e delle necessità delle nazioni.

7. Svecchiamento e rinnovamento di tutte le nostre rappresentanze diplomatiche con elementi usciti da facoltà speciali universitarie e idonei per altre qualità personali.

8. Valorizzazione delle colonie italiane del Mediterraneo e di oltre Atlantico con istituzioni economiche e culturali e con rapide comunicazioni.