Thursday 8 March 2012

Le società segrete

(Pubblicato in « Gerarchia », 1924)

di Fermi

La legge contro le società segrete che la Camera dei Deputati ha votato all'unanimità il 20 maggio ha una importanza che trascende la politica. È ben per questo che devo dedicarle una nota non brevissima.

Ho sotto gli occhi la relazione densa e vivace della Commissione per lo studio delle riforme legislative, che ha per titolo: Lo Stato e le società segrete. Chi ha studiato l'argomento la trova abbastanza obiettiva, nonostante il tono polemico e l'intento non dissimulato. Prenderò le mosse da lei.

Nata in Inghilterra nel 1717 e propagatasi rapidamente nell'Europa Centrale, poco stante penetrò in mezzo a noi, sempre disposti ad accogliere le novità straniere. Fu preziosa in mano dei dominatori, vuoi francesi, vuoi austriaci, in tutto quel secolo, e la sua importanza non sfuggì all'Inghilterra, in cerca di larghe basi navali nel Mediterraneo. Napoleone la disprezzava, ma l'adoperò senza economia. Dopo il 1815 i massoni che non caddero in letargo, si posero al servizio dei nuovi padroni, compresa l'Austria.

Certo la massoneria fu assente dal Risorgimento. Nei processi politici che si svolsero tra il '21 e il '58 i massoni generalmente non figurano. Ben altro era lo spirito che animava gli uomini del Risorgimento. La Massoneria era « cosmopolita e umanitaria; era pacifista, anzi... attaccata a una blanda tattica avvolgente e penetrante : era antireligiosa e specificamente anticattolica (come quella che procedeva dal Deismo anglicano, dall'Enciclopedismo francese e dallo Illuminismo luterano). Il Risorgimento fu invece un fatto nazionale, punto incline all'astratto umanitarismo; fu combattivo e guerriero, celebrò il sacrificio e la sua virtù rigeneratrice degl'italiani infiacchiti; fu religioso e quasi sempre cattolico, anzi tenne al cattolicismo come ad un mezzo di unità spirituale e di conservazione della personalità morale del popolo italiano. Fu anche avverso alle sètte in modo esplicito, combattè i loro metodi, rilevò la loro inutilità per un verso, il guasto profondo che generavano, per l'altro. (Già Ugo Foscolo aveva detto chiaro e tondo che per fare l'Italia si dovevano disfare le sètte). « Si vedeva nelle Società segrete altrettanti Stati nello Stato, una fonte di corruzione del carattere, un sostanziale despotismo in veste di libertà ».

Poco prima del '60 la Massoneria si riorganizza strenuamente e sorge in armi contro il Papa e non proprio contro il Papa-Re. La resistenza politica del Vaticano diede appiglio allo affermarsi di un anticlericalismo che fu la gioia e fece la fortuna dalle Logge. Le quali non erano sorde alle « ispirazioni di estere potenze » (U. Bacci). In quel tempo vi furono discordie, baruffe tra fratelli, per questioni di riti, di preminenze, per rivalità personali e regionali. Vi furono invettive, bandi e scomuniche... Ma poi, attorno al 1880 si raggiunse una certa calma e furono rivolti i più lusinghieri inviti alla borghesia intellettuale: professori, magistrati, avvocati, anche uomini d'affari. « Bisogna tener presente quella fase della vita italiana, con la sua folla di gente nuova dalla mezza coltura, intenta a trovarsi la sua strada; col suo positivismo filosofico e la sua mentalità alquanto semplicistica; con alcune grandi divinità (Giustizia, Libertà, Uguaglianza, Ragione), impoverite di contenuto e abbassate a idoli o feticci; ottimo terreno di caccia per la massoneria ». Che ebbe numerosi proseliti fra i delusi, gli irrequieti, i sognatori, i radicali, i repubblicani. « Diffuso lo spirito anticlericale, nel senso più negativo della parola, in cui si rispecchiava l'assenza di filosofia e l'assenza o decadenza di altri più sostanziosi e positivi ideali, anche di questo la massoneria si avvantaggiò, prendendone stimolo ad esasperare il suo vecchio anticlericalismo, e farne la sua ragion d'essere ». Si paventava come l'estremo dei mali una riconciliazione, quale che si fosse, tra lo Stato e la S. Sede. Il che rispondeva altresì ai pii desiderii di alcune « estere potenze » che temevano, a ragione, un rafforzarsi dell'Italia come effetto di una intesa col Vaticano.

L'Esercito e la Marina che per cento ragioni dovevano custodire fieramente la propria indipendenza, come condizione di fedeltà assoluta alla Nazione, si lasciarono, malauguratamente, irretire, talché la sètta, sullo scorcio del secolo era assurta a una potenza sconfinata e incontrollabile. Oramai dominava « tutti i gangli e i centri nervosi della società italiana ». Poteva imporre la sua volontà a governanti, addomesticati, o sornioni o irresponsabili. Strumento massimo dell'immane potenza diventò l'Alta Banca, Minerva e Nemesi del Mammonismo contemporaneo. Intorno al 1900 proruppe la reazione. Da parte del socialismo « che aveva combattuto nella Massoneria l'umanitarismo, la democrazia parolaia, addormentatrice, piattamente borghese, francofila. Ora a mano a mano che anche il grosso del socialismo si apriva alle influenze massoniche e si lasciava conquistare, vi reagirono gruppi di socialisti realizzatori, di socialisti rivoluzionari e sindacalisti, di educatori, di filosofi idealisti, di giovani liberali, di democratici cristiani, di pattuglie innovatrici e futuristiche, di nazionalisti... Alla Massoneria si fece il processo su tutta la linea, dal punto di vista filosofico e culturale, politico e morale. Si vide in essa una sopravvivenza di illusionismo settecentesco, una sorgente di cattivi abiti mentali, di confusionismo nelle idee politiche e nei partiti, di degenerazione nella vita pubblica; si vide in essa personificato l'intrigo e la camorra e il mutuo soccorso illecito. Alla vigilia della guerra la campagna fu veemente. In quel tempo fu indetto un referendum. Oltre un centinaio di scrittori, pubblicisti, uomini politici risposero, fra i quali Croce, Amendola, Einaudi, Mosca, Sergi, Bonomi, Giacosa, Bonfante, Solmi, d'Ovidio ». In generale condanna aperta di ogni società segreta. Particolare avversione per la M. nell'esercito, nella magistratura, nella scuola. Si conveniva che questa fosse un ferro vecchio, che intaccasse molti delicati congegni, che contravvenisse al nostro grande bisogno di disciplina, che non può essere se non unica e assoluta, che minasse il senso della responsabilità, che perturbasse lo spirito pubblico.

La guerra europea arrestò l'offensiva. « La Massoneria aderì all'interventismo, anzi lo capeggiò. Ai massoni nessuno chiese perchè e per chi, veramente, invocavano la guerra, anche se tutti constatarono il loro veemente riscaldarsi per a la libertà e la giustizia e, non che per il paese che ne aveva, in terra, la rappresentanza e il monopolio. Ma durante e dopo la guerra non sono mancati saggi eloquenti della natura intrinseca dello interventismo massonico... Male che la Massoneria sia un'associazione di mutuo soccorso, ma peggio ancora che sia orientata in certo determinato senso politico e che tenda ai suoi fini per vie occulte ». Lo Stato, afferma la Relazione, ha il diritto e il dovere di combattere la Massoneria per le ragioni che seguono:

1) Nella Massoneria sopravvive una mentalità importata dallo straniero e intrinsecamente antinazionale, in quanto individualista, democratica, antistorica, nel senso più meccanico e atomistico del termine, onde si appone al formarsi di quella salda e coerente coscienza nazionale che è tuttora il privilegio o il desiderio di una minoranza.

2) Poichè la Massoneria è, e pretende di essere universale e perciò internazionale, si aggrava il pericolo insito nella sudditanza mentale della Massoneria italiana verso teorie foggiate dagli stranieri, per cui essa apre facile adito alle intromissioni di governi e di partiti stranieri nella politica nazionale.

3) La Massoneria obbligando i propri adepti al silenzio, anche a costo di mentire, contribuisce a falsare e corrompere il carattere degli italiani. La lotta politica in Italia non potrà svolgersi con piena sincerità e genuinità di atteggiamenti e di rapporti, sino a che sarà possibile a una sètta insinuarsi in ciascuno, sotto mentite spoglie, per asservirne a interessi o a finalità ignote o inconfessabili il programma, per deviarne lo spirito, per controllarne o carpirne le deliberazioni, per tradirli, infine, tutti; sino a che, insomma, ciascun partito potrà temere o sospettare, e troppo spesso non invano, di avere, senza saperlo, il nemico nelle proprie file.

4) La Massoneria perpetua e inasprisce un vieto anticlericalismo, dannoso perchè ostacola il pacifico risolversi del dissidio fra l'Italia e il Papato e alimenta, o giustifica, le resistenza degli intransigenti, le apprensioni dei cattolici patriotti.

5) La essenza più vera della Massoneria che ha permesso di attirare legioni di adepti, si è di costituire una organizzazione camorristica, a difesa di interessi puramente privati. Di questa attività è inquinata in tutti i suoi rami l'amministrazione centrata e locale dello Stato e dei Comuni. Essa s'insinua negli organi più delicati della vita nazionale e fa leva dell'alta Banca, in buona parte asservita a elementi massonici; la sua arma precipua è il segreto, che avvilisce le coscienze, le piega a una disciplina praticamente infrangibile, le obbliga a una solidarità interna che annulla e supera ogni altro dovere di lealtà e di giustizia, e che assicura a chi se ne giovi la impunità.

Per questi motivi la Commissione ritiene che a risanare gli organi della vita nazionale necessiti anzitutto impegnare una lotta contro la Massoneria. La quale offre da sè allo Stato l'arma buona a ferirla. Poichè la sua forza è nel segreto, lo Stato ha il diritto e il dovere di vietare che essa sia comunque segreta. Non il fatto di essere iscritto alla Massoneria può quindi esser tenuto come un reato; ma il fatto di volerlo nascondere.

Non tocca a me di affrontare, e tanto meno di risolvere la questione se lo Stato possa far sue le proposte della Commissione e legiferare in conseguenza. Non sono nè un politico nè un professore di diritto. Io dico solo che se la Massoneria è veramente un pericolo e una minaccia per l'autonomia degli organi statali, per la sovranità della legge, per il rispetto al buon diritto dei cittadini, se d'altra parte, vige ancora la ferrea norma dei romani: Salus reipublicae suprema lex esto; l'uomo di buon senso non esiterà un momento a scegliere il suo partito.

La coscienza morale e religiosa considera altri aspetti e diversi della questione e formula giudizi di altro genere. Il segreto massonico non solo consente ma impone la menzogna, cioè il contrario della norma generale e costante, etica e religiosa, senza la quale cade la fiducia scambievole dei consociati e anche il rispetto di ciascuno per sè e per gli altri.

Inoltre il vincolo massonico impone l'obbedienza cieca verso Poteri occulti, i quali non giustificano affatto l'autorità che presume d'investire il loro comando. Che cosa vogliono e a che cosa mirano questi superiori invisibili e incontrollabili? Mistero assoluto. Ma si sa almeno quali sono gl'ideali, gl'interessi, in nome dei quali oracoleggiano e chiedono l'obbedienza? Sono quelli della Famiglia, della Patria, dell'Umanità, della Coscienza, di Dio? Giacchè gli uomini che assurgono oltre l'animalità e l'egoismo sogliono operare in nome dell'uno o dell'altro dei medesimi principi; gli uomini sublimi, nelle ore più grandi, in nome di tutti, armonizzati in uno. A me par chiaro che la famiglia non c'entri, che la Patria ci entri a parole (vedi sopra) : tanto è vero che le direttive supremo vengono da capi stranieri. C'entra Dio? Ma da un secolo circa, le Massonerie latine si professano atee. L'umanità? Non si serve l'uomo rinnegando Iddio. La coscienza? Ma la sommessione cieca a superiori che non si conoscono e non si sa che cosa vogliono, nè in nome di che principii o interessi parlino, è cosa profondamente immorale. Non uomini meritano di esser chiamati costoro, ma pecore. La libertà?... Bella libertà cotesta. La giustizia? Organizzare delle società di mutua soccorso per accaparrare i migliori posti, affamando i più degni, perchè liberi, via, non è tanto giusto.

La cosa è diversa. I massoni più coscienti e sinceri, professando una mediocrissima stima del gregge umano, dal quale separano accuratamente sè medesimi; quando sono in vena di aprirsi, dichiarano senza ambagi che la suddetta greggia non può fare a meno di guide illuminate in cerca di una felicità che brama, senza conoscerla. Ed essi, i pietosi e chiaroveggenti, si sobbarcano...

Sono insomma gli eletti, la luce del mondo e il sale della terra. Sono l'aristocrazia necessaria.

In tutti i tempi minoranze intelligenti ed agguerrite hanno guidato le moltitudini, o alla salvezza o alla perdizione. Gaetano Mosca ha dimostrato con grande acutezza che anche in regime di democrazia le minoranze regnano, anzi imperano più che mai, appunto perchè dissimulano le proprie voglie sotto la bandiera del diritto delle maggioranze. Cosi avviene che in regime di sincerità (magari brutale) dominano le Aristocrazie, in regime di bugia apadroneggiano le oligarchie demagogiche. La Massoneria che è delle due? Risponda chi può. Io dico: un'Aristocrazia degna è una eletta — non autoeletta — di uomini superiori per intelletto, esperienza, capacità, abnegazione, disinteresse. Non cerca nulla per sè, ma offre quello che ha, pensiero, attività, passione per quelli che ha in custodia, come dice Platone; dà il sangue, se è necessario. Si mettono la maino sulla coscienza i fratelli massoni.

Assai più facile è ottenere un verdetto dalla coscienza religiosa, specialmente per ciò che riguarda la Massoneria di rito francese. Tutti sanno che il G.A.D.U. non è nè Dio nè diavolo. Qualcuno ha letto il diploma di 33 — che il Grande Oriente di Parigi conferì all'eroico, ma troppo ingenuo Garibaldi. Esala disprezzo ed odio per quanto ha di più caro la coscienza religiosa dei cristiani. E non è proprio il caso di insistere.

La Massoneria di rito scozzese notoriamente avvolge e promuove interessi politico-religiosi di marca anglosassone. Ond'è che i cattolici italiani debbono stare in guardia. Lo spirito settario è più diffuso e radicato che non s'immagini, segnatamente in alcuni centri che il temperamento nativo e la accanita propaganda di Nazioni sorelle hanno esposto maggiormente all'infezione. Un umorista ha definito ville toupinière una grande città dell'Alta Italia.

Uomini che per la educazione ricevuta e le convinzioni accettate sembrano distare toto caelo dalla mentalità settaria, vi sono impigliati pietosamente. Ci sono di quelli che amano il partito o la istituzione a cui aderirono non tanto perchè vi trovano più di vero e più di bene, ma perchè considerano questa e quello come qualcosa di loro proprietà, a cui è legato il loro buon nome, con alcuni vantaggi materiali o morali. Il loro attaccamento è gretto e cieco. Chi non è con loro è contro la Giustizia e la Verità. È in perfetta mala fede. E bisogna combattere gli avversari come se fossero degl'impostori, dei ribaldi. Combatterli con ogni mezzo bisogna. Nessun sacrifizio è eccessivo quando è in gioco il prestigio della propria bandiera. Nemmeno il sacrificio dei principii morali più inconcussi e della coscienza di galantuomini. La menzogna, la perfidia, la calunnia, o almeno la insinuazione che opera come sottile veleno, sono le armi abituali di questi settari, quale che sia l'etichetta che li contrassegna. Noi attraversiamo un'ora febbrile e parossistica. Le passioni e le aspettazioni più inverosimili e paradossali signoreggiano gli' spiriti. La intelligenza, la dottrina, la buona educazione, la religiosità che non sia sincerissima, non premuniscono abbastanza. Gli spiriti equilibrati, sereni, capaci di giudicare equamente le persone, gli atti, le situazioni forse ci saranno ancora, ma ci vuole lai lanterna di Diogene per andare a scoprirli. Il furore settario imperversa negli alti asili sacri alla scienza, alla pietà, all'amore. Ci son di quelli che a combattere le sètte impiegano mezzi e metodi, obbediscono a sentimenti che sono la quintessenza della settarietà. Varrebbe la pena di aver distrutto la Massoneria, se al suo posto si istallassero altre sètte recanti un'altra etichetta, ma improntate dello stesso spirito di sopraffazione e d'insincerità?

Queste considerazioni malinconiche non toccheranno pur uno di quelli che io intendevo non denunziare, ma avvertire del proprio errore. Le abitudini mentali e morali prevalgono in modo schiacciante sulle ragioni e la Ragione.

Ma non sarà stato vano di gettare un grido di allarme ai giovani, ancora puri, ancora liberi, perchè non facciano gettito della loro libertà e dignità.