Saturday 3 March 2012

Discorso al Consiglio dei Ministri, 3 luglio 1923


di Benito Mussolini

Dalle mie ultime dettagliate dichiarazioni di politica estera fatte in Senato ad oggi - ha detto il Presidente - gli avvenimenti salienti della politica internazionale sono i seguenti. ll colpo di stato bulgaro, a seguito del quale dagli oppositori del Governo fascista si cadde in taluni equivoci fenomenali. La fine dì Stamboliskij e l'avvento di Zankoff suscitarono un certo fermento in talune potenze della Piccola Intesa. L'Italia ha subito esercitato su chi di ragione una azione moderatrice, e le temute complicazioni balcaniche sono state evitate. A Losanna sembra imminente la firma del trattato di pace. Nella Ruhr la situazione si è aggravata in questi ultimi giorni. Continua da una parte la resistenza passiva, dall'altra si estende e si intensifica la occupazione con misure di carattere sempre più politico-militare. Le ripercussioni generali di questa crisi, che sembra giunta allo stadio acuto, sono denunciate dai cambi europei, che vanno male tutti, non esclusa la sterlina, nel confronto del dollaro. Il tentativo del Pontefice, nobilissimo ai fini europei ed umani, non ha modificato la situazione.

All'indomani della lettera a Gasparri, c'è stato, da parte francese, il discorso di Poincaré, che ha avuto l'approvazione unanime del Senato, e il tremendo gesto di sabotaggio che ha costato la vita a parecchi soldati del Belgio. Non una d'étente, ma un peggioramento della situazione. Intanto, con la soluzione della crisi belga, l'azione diplomatica ha potuto ricominciare. L'Italia vi partecipa diretta.mente, non discostandosi, qualora il problema sia avviato alla sua soluzione totale, da quelle proposizioni del memorandum di Londra dalle quali nessuno dei progetti ulteriori si è allontanato e cioè: connessione del problema delle riparazioni con quello dei debiti interalleati, moratoria sufficente alla Germania, fissazione di una cifra definitiva, piano razionale di pagamento, garanzie serie di ordine economico e conseguente rinunzia da parte della Francia all'occupazione territoriale della Ruhr. Quanto alla resistenza passiva, il Governo italiano pensa che la Germania non ha alcun interesse a prolungarla perché non può pretendere di fiaccare la Francia, né può illudersi di ottenere aiuti esterni. Certo è che bisogna urgentemente affrettare la possibilità di un accordo, poiché la Ruhr ha pesato gravemente sull'economia europea ritardandone la rigenerazione. Quanto alla questione di Fiume, sollecitazioni sono state fatte a Belgrado, perché le trattative siano condotte con ritmo più celere, data la situazione della città e la necessità che siano normalizzati completamente i rapporti fra i due paesi.