Sunday 4 March 2012

Discorso di Berlino, 28 settembre 1937


di Benito Mussolini

[Discorso di Adolfo Hitler: « Noi assistiamo oggi a una storica manifestazione, che in tale forma e in questa misura non ha alcun precedente. Oltre un milione di uomini sono presenti a questa manifestazione, alla quale prendono parte con sentimento vivissimo i centoquindici milioni di cittadini delle due Nazioni e che centinaia di milioni, appartenenti ad altri popoli, seguono in questo momento alla radio. Il nostro sentimento più vivo è anzitutto la grande gioia di avere ospite tra noi uno di quegli Uomini solitari che non sono protagonisti della storia, ma che fanno essi stessi la storia! In secondo luogo noi sentiamo che questa manifestazione non è una delle consuete adunate, ma esprime un proponimento che sgorga da comuni ideali e da comuni interessi, un proponimento che viene formulato da due Uomini e udito qui da un milione di persone, ma che era atteso, col cuore commosso, da centoquindici milioni di cittadini. Perciò questa non è un'adunata di popolo, ma una manifestazione di popoli. Il suo significato più profondo, però, è il sincero desiderio di garantire ai nostri Paesi quella pace che non è il premio della viltà rinunciataria, ma il risultato di una cosciente difesa dei nostri valori ed elementi nazionali, spirituali, materiali e culturali. Con ciò noi crediamo di servire nel modo migliore anche quegli interessi che, al di là dei nostri popoli, dovrebbero veramente essere gli interessi di tutta l'Europa. Questa manifestazione ci dà l'esatta misura del cammino percorso. Nessun popolo può desiderare la pace di più del popolo tedesco, ma nessun popolo ha meglio del popolo tedesco conosciuto anche le terribili conseguenze della debolezza e della cieca credulità! Quindici anni trascorsi prima dell'avvento del Nazismo al potere sono, infatti, un'ininterrotta catena di oppressioni, di ricatti, di ripulse a riconoscere i nostri diritti, e quindi un periodo di indicibile miseria morale e materiale. Gli ideali del liberalismo e della democrazia del nostro Paese non hanno salvato la Nazione tedesca dalle più gravi violenze che la storia ricordi. Così il Nazionalsocialismo dovette erigere un ideale diverso e più efficace per restituire al nostro popolo quegli elementari diritti che, per oltre un decennio, gli erano stati negati. In quel periodo di amarissime prove - e questo io devo oggi proclamarlo davanti al popolo tedesco e a tutto il mondo - l'Italia, e in ispecie l'Italia fascista, non ha avuto alcuna parte nelle umiliazioni inflitte al nostro popolo. Essa ha saputo, in quegli anni, guardare con comprensione alle rivendicazioni di una grande Nazione che chiedeva la parità di diritti, ai bisogni della nostra vita materiale e anche al nostro onore nazionale. Ci ha colmato quindi di sincera soddisfazione il vedere giungere l'ora in cui potemmo ricordarci di ciò, come io credo che ce ne siamo ricordati. Dalla comunanza fra la Rivoluzione fascista e quella nazionalsocialista è nata oggi una comunità non solo d'idee, ma anche di azione. Questa è una fortuna in un tempo e per un mondo nel quale sono ovunque visibili le tendenze della distruzione e della deformazione. L'Italia fascista, per merito della geniale attività creatrice di un Costruttore, è diventata un nuovo impero. Ella, Benito Mussolini avrà, d'altro canto constatato coi propri occhi, in questi giorni, nello Stato nazionalsocialista, che anche la Germania è ridiventata, nella sua coscienza nazionale e nella sua forza militare, una Potenza mondiale. La forza di questi due Paesi costituisce oggi la più sicura garanzia per la conservazione di un'Europa che possieda ancora il senso della sua missione di civiltà e che non sia disposta a cadere in dissolvimento per opera di elementi distruttori. Tutti coloro che sono qui riuniti in quest'ora o che nel mondo ci ascoltano, devono riconoscere che i nostri due Regimi nazionali si sono ritrovati in reciproca fiducia e solidarietà, nello stesso tempo in cui le idee internazionali marxiste-democratiche ovunque registrano soltanto manifestazioni di odio e con ciò la divisione degli animi. Ogni tentativo di voler distaccare o sciogliere questa comunanza di popoli, tentando di manovrarli l'uno contro l'altro con sospetti o coll'insinuazione di falsi obiettivi, è destinato a infrangersi contro il desiderio di 115 milioni di uomini, che danno vita, in quest'ora, a questa manifestazione, ma anche, specialmente, contro la volontà dei due Uomini che qui stanno e parlano ».]


Discorso di Benito Mussolini

Camerati! La mia visita alla Germania e al suo Führer, il discorso che sto per pronunziare dinanzi a voi, costituiscono un avvenimento importante nella vita dei nostri due popoli e anche nella mia.

Le manifestazioni con le quali sono stato accolto mi hanno profondamente commosso.

La mia visita non deve essere giudicata alla stregua delle visite politico-diplomatiche normali e il fatto che io sia venuto in Germania non significa che domani andrò altrove. Non soltanto nella mia qualità di Capo del Governo italiano sono venuto fra voi, ma è soprattutto nella mia qualità di Capo di una Rivoluzione nazionale che ho voluto dare una prova di solidarietà aperta e netta alla vostra Rivoluzione. E, quantunque il corso delle due Rivoluzioni non sia stato uguale, l'obiettivo che entrambe volevano raggiungere, e hanno raggiunto, è identico: l'unità e la grandezza del popolo.

Fascismo e Nazismo sono due manifestazioni di quel parallelismo di posizioni storiche che accomunano la vita delle nostre Nazioni, risorte a unità nello stesso secolo e con la stessa azione.

Come è stato detto, il mio viaggio in Germania non ha scopi reconditi. Qui non si trama nulla per dividere l'Europa già abbastanza divisa. La riaffermazione solenne dell'esistenza e della solidità dell'Asse Roma-Berlino non è diretta contro altri Stati, poiché noi, nazisti e fascisti, vogliamo la pace e siamo sempre pronti a lavorare per la pace, per la pace vera e feconda, che non ignora, ma risolve i problemi della convivenza fra i popoli.

Alla gente che, ansiosa, in tutto il mondo si domanda che cosa può uscire dall'incontro di Berlino - guerra o pace - il Führer e io possiamo rispondere insieme a voce alta: la pace.

Come quindici anni di Fascismo hanno dato un nuovo volto materiale e spirituale all'Italia, così la vostra Rivoluzione ha dato un nuovo volto alla Germania: nuovo anche se poggia, come accade in Italia, sulle tradizioni più nobili e imperiture che si possono conciliare con le necessità della vita moderna.

È questo volto della nuova Germania che ho voluto vedere; e, vedendolo, mi sono ancora di più convinto che questa nuova Germania - forte, legittimamente fiera, pacifica - è elemento fondamentale della vita europea.

Io credo che la causa di molti malintesi e sospetti fra i popoli sia l'ignoranza, da parte dei responsabili, delle realtà nuove che si formano. La vita dei popoli, come quella degli individui, non è statica, ma è un continuo travaglio di trasformazione.

Giudicare un popolo coi dati e con le cognizioni o la letteratura di cinquanta o vent'anni fa, è un errore che può essere fatale. È questo un errore che si commette frequentemente nei confronti dell'Italia. Se le Rivoluzioni nazionali di Germania e d'Italia fossero meglio conosciute, molte prevenzioni cadrebbero, molti motivi di polemica non avrebbero più ragione d'essere.

Noi abbiamo in comune molti elementi della Weltanschauung.

Non solo nazismo e fascismo hanno dovunque gli stessi nemici, che servono lei stesso padrone: la Terza Internazionale; ma hanno in comune molte concezioni della vita e della storia. Entrambi credono nella volontà come forza determinante la vita dei popoli, come motore della loro storia, e quindi respingono le dottrine del cosiddetto materialismo storico e dei suoi sottoprodotti politici e filosofici. Entrambi noi esaltiamo il lavoro - nelle sue innumerevoli manifestazioni - come il segno di nobiltà dell'uomo; entrambi contiamo sulla giovinezza, alla quale additiamo le virtù della disciplina, del coraggio, della tenacia, dell'amor di patria, del disprezzo della vita comoda.

Il risorto Impero di Roma, è la creazione di questo nuovo spirito dell'Italia. La rinascita tedesca è ugualmente la creazione dello spirito, cioè della fede in una idea nella quale prima credette uno solo, poi un gruppo di pionieri e di martiri, poi una minoranza e finalmente un popolo intero.

Germania e Italia seguono lo stesso indirizzo anche nel campo dell'autarchia economica: senza l'indipendenza economica la stessa autonomia politica della Nazione è compromessa e un popolo di alte capacità militari può essere piegato dal blocco economico.

Noi abbiamo sentito il pericolo in tutta la sua immediatezza quando cinquantadue Stati congregati a Ginevra votarono le criminali sanzioni economiche contro l'Italia, sanzioni che furono rigorosamente applicate, ma non ottennero lo scopo, anzi diedero all'Italia fascista l'occasione di mostrare al mondo la sua tempra.

La Germania - per quanto sollecitata - non aderì alle sanzioni. Non lo dimenticheremo. Qui apparve per la prima volta in maniera chiarissima l'esistenza di una necessaria solidarietà fra la nazista Germania e l'Italia fascista. Quello che è ormai conosciuto nel mondo come l'Asse Berlino-Roma, nacque nell'autunno del 1935 e ha in questi due anni magnificamente funzionato per un sempre maggiore riavvicinamento fra i nostri due popoli e per una più effettiva politica di pace europea.

Il Fascismo ha la sua etica, alla quale intende rimanere fedele, ed è anche la mia personale morale: parlare chiaro e aperto e, quando si è amici, marciare insieme sino in fondo.

Tutti i motivi della polemica avversaria sono futili: in Germania e in Italia non esiste dittatura, ma organizzazioni e forze che servono il popolo. Nessun Regime, in nessuna parte del mondo, ha i consensi che hanno i Regimi di Germania e d'Italia: le più grandi e più autentiche democrazie esistenti attualmente nel mondo sono l'italiana e la tedesca. Altrove, sotto il coperchio degli immortali principi, la politica è dominata dalla potenza del denaro, del capitale, delle associazioni segrete, dei gruppi politici concorrenti.

In Germania e in Italia nessuna forza privata può in alcun modo influire sulla politica dello Stato. Questa comunità d'idee italo-tedesca ha trovato la sua espressione nella lotta contro il bolscevismo, forma aggiornata delle più feroci tirannidi bizantine, inaudito sfruttamento della credulità popolare, regime di servitù, di fame e di sangue. Questa forma di degenerazione umana — che vive sulla menzogna — è stata combattuta in Italia dopo la guerra e con estrema energia dal Fascismo: combattuta con le parole e con le armi. Poiché, quando le parole non bastano, e quando sorge una grave minaccia, bisogna ricorrere alle armi.

È quello che abbiamo fatto in Spagna, dove migliaia di fascisti italiani volontari sono caduti per salvare la civiltà d'Occidente, che può ancora rinascere se abbandona gli dei falsi e bugiardi di Ginevra e di Mosca, per riaccostarsi alle verità solari della nostra Rivoluzione.

Camerati!

Il mio discorso volge alla fine. Noi e voi non facciamo, oltre le nostre frontiere, propaganda nel senso banale della parola a scopi proselitistici. Noi pensiamo che la verità ha un grande potere di penetrazione e finisce per trionfare. L'Europa sarà domani fascista per lo sviluppo logico degli eventi, non tanto per la nostra propaganda.

Vent'anni or sono il vostro grande Führer lanciò il grido di riscossa che doveva diventare il grido di battaglia del popolo tedesco: « Deutschland, erroache! ». La Germania si è risvegliata. Il Terzo Reich è sorto.

Io non so se e quando l'Europa si risveglierà, come fu detto al Congresso del Partito di Norimberga, poiché forze oscure, ma bene identificate, sono all'opera per proiettare la guerra dall'interno all'esterno. L'importante è che i nostri due grandi popoli — i quali formano una imponente, sempre crescente, massa di 115 milioni di anime — siano uniti in una sola incrollabile decisione.

Questa manifestazione gigantesca ne dà la testimonianza al mondo.