Sunday 4 March 2012

Discorso di Roma, 28 ottobre 1937

Ai centomila gerarchi

di Benito Mussolini

Camerati!

Quindici anni or sono, in questi giorni, si svolse un evento di un'immensa portata storica nella vita della nostra Nazione. Le squadre fasciste dopo avere duramente combattuto e debellato i1 social-comunismo insieme con i suoi complici diretti e indiretti, dopo aver sparso il loro generosissimo sangue in ogni contrada d'Italia, marciavano su Roma per rovesciare una classe politica che nella pratica abietta e corruttrice del parlamentarismo democratico-liberale non era più all'altezza dei nuovi tempi.

Il 28 ottobre del 1922 ebbe inizio quella Rivoluzione fascista che dura da quindici anni.

La Rivoluzione è diventata Regime ed il Regime si è sempre più profondamente identificato col popolo italiano, con questo rinnovato e forte popolo italiano col quale sarebbe estremamente rischioso, per chiunque, venire alle armi.

Se noi ci volgiamo indietro per un istante con la memoria; possiamo affermare, con calmo orgoglio, che abbiamo, durante questo periodo storico, compiuto grandi cose che tutte culminano e risplendono in una suprema: il risorto Impero di Roma.

Siamo lieti che il Fuhrer abbia mandato a Roma una delegazione dei suoi uomini migliori: i camerati Hess, Frank, Lutze, Wagner ed i camerati che li accompagnano: sono combattenti della vigilia, nazisti della prima ora, mutilati e feriti della Grande Guerra e della Rivoluzione. La loro presenza alla nostra celebrazione, dopo le indimenticabili giornate di Monaco, del Meclemburgo, di Essen e di Berlino, vuole significare e significa che accanto all'Asse politico sta sviluppandosi una sempre più stretta solidarietà fra i due Regimi e una sempre più leale amicizia tra i due popoli.

Camerati!

Voi siete gerarchi e voi dovete ben sapere che cosa significa gerarchia. Il gerarca deve avere in sé, moltiplicate, quelle virtù che egli esige dai gregari. E le virtù del gerarca sono: senso del dovere, spirito di sacrificio, assoluto disinteresse, coraggio fisico e morale. Non è gerarca colui che non sa scendere in mezzo al popolo per raccoglierne i sentimenti e interpretarne i bisogni.

Voi avete - e il mondo con voi - testé udito le formidabili cifre delle nostre organizzazioni, ma l'importante è di stabilire che diétro a queste cifre ci sono milioni di uomini pronti a tutto. (La moltitudine prorompe in un formidabile grido: « Sì! Sì! »).

Ecco perché talune voci che abbiamo raccolte in questi ultimi giorni, rappresentanti le così dette opinioni pubbliche, ci hanno fatto sorridere a proposito delle misure di carattere finanziario, misure logiche, necessarie, giuste, che il Regime ha adottato e che sono state accolte dagli interessati - né poteva essere altrimenti - con senso assoluto di disciplina e leale comprensione.

Noi non possiamo essere misurati con questi ridicoli metri.

Nell'Italia fascista il capitale è agli ordini dello Stato; bisogna migrare verso i Paesi beatificati dagli immortali principi per constatare un fenomeno nettamente opposto: lo Stato prono agli ordini del capitale.

Camerati!

Con quale segno noi desideriamo iniziare l'anno XVI dell'Era fascista?

Il segno è racchiuso in questa semplice parola: Pace!

Di questa parola hanno fatto uso e abuso i belanti ovili delle così dette grandi democrazie reazionarie. Ma quando questa parola esce dalle nostre labbra, di noi uomini che abbiamo combattuto e che siamo pronti a combattere, (la moltitudine urla ancora: « Sì! Sì! »), questa parola ritorna al suo profondo significato solenne e umano. Ma perché la pace sia duratura e feconda è necessario che sia eliminato dall'Europa il bolscevismo a cominciare dalla Spagna.

E' necessario che talune stridenti e assurde clausole dei trattati di pace siano rivedute. È necessario che un gran popolo, come il popolo germanico, riabbia il suo posto che gli spetta, e che aveva, al sole africano.

È necessario, infine, che l'Italia sia lasciata tranquilla perché essa si è fatto il suo Impero col suo sangue, con i suoi mezzi, senza toccare un solo metro quadrato degli Imperi altrui.

Camerati!

Levate in alto i vessilli nella gloria del sole di Roma. Non sono soltanto i vessilli di un'Idea, di una Dottrina, di una Rivoluzione: sono i vessilli del secolo, di questo secolo, il secolo del Fascismo!