Saturday 3 March 2012

Discorso di Milano, 14 novembre 1921

Ai funerali di Francesco Baldini

di Benito Mussolini

Dirò poche parole, perché sento che le parole non possono esprimere il mio profondo dolore e la mia intima amarezza. Non voglio fare squillare note di violenza polemica, perché lo spettacolo dei figli del nostro caro caduto è tale che disarma gli spiriti. Noi siamo troppo generosi per fare ricadere sul popolo di Roma la responsabilità di questo freddo, feroce e vile assassinio. Ma riconosciamo lo stile dei nostri nemici, che noi abbiamo sempre sgominato e sgomineremo sempre in campo aperto; tanto che così non possono che ricorrere alla imboscata dei pusillanimi e dei criminali. Tutto ciò sarà pagato, perché nella vita tutto si deve pagare e soprattutto il delitto e soprattutto l'infamia. Noi fascisti milanesi non ci abbandoneremo ad azioni isolate, ad atti di violenza frammentari. Sappiamo dare uno stile ed una linea anche al nostro dolore. Ma sia detto in presenza di questo nostro caduto, sia detto che se la provocazione continuerà, noi allora, che non abbiamo mai agito come individui, ci scaglieremo come massa. Parlo chiaro, perché intendano tutti: dalle autorità, che sono qui presenti, agli avversari, se ci sono, ai fascisti tutti. Non siamo andati a Roma per terrorizzare la capitale, non siamo andati a Roma per andare all'assalto dei quartieri popolari. Siamo andati per compiere il nostro congresso, il nostro corteo, la nostra manifestazione di forza. E l'abbiamo compiuta.

Non è senza significato profondo che il battesimo del Partito Nazionale Fascista sia stato dato da un fascista milanese. E i suoi undici figli quante accuse smentiscono a terribile documentazione circa: la santità della nostra causa e la purezza della nostra fede! Ma tu, o compagno, non sei un morto. Sei un caduto nel duro combattimento che noi abbiamo impegnato per salvare la Patria. Non sei una vittima; sei un martire! La tua memoria rimarrà incisa per sempre nel profondo dei nostri cuori; la tua famiglia avrà tutte le prove della solidarietà dei fascisti milanesi e d'Italia. E tu ci sarai di sprone, di monito, d'insegnamento!

Noi ti vendicheremo non procedendo ad azioni individuali di rappresaglia; ma continuando inesorabilmente il combattimento fino a quando non siano realizzati tutti i nostri ideali. Addio! Ora ti accoglie l'ombra eterna ed il silenzio che non ha risveglio. Noi rimarremo addolorati, non affranti o rattristati, ma sempre in piedi e sulla tua memoria giureremo che il fascismo, questa forza mirabile della stirpe italiana, non diminuirà se stesso, ma continuerà a camminare.

Tu sei caduto, ed anche qui c'è un significato misterioso, sei caduto sulle soglie di Roma; sei quasi la vedetta perduta, che cade ancor prima - che l'avanguardia abbia iniziato la lotta. Ma noi sentiamo che il tuo cadavere è una pietra miliare, noi sentiamo che tu ci hai insegnato la strada per la quale andremo a Roma a dettare le leggi al popolo italiano, che non vuole morire sotto il disordine dei nemici della Patria, ma. vuole vivere e divenire grande. Addio!