Saturday 3 March 2012

Discorso di Milano, 5 febbraio 1920

Il fascismo e le agitazioni operaie

di Benito Mussolini

Se si potesse praticare il sistema della democrazia diretta ed immediata, noi, prima di votare degli ordini del giorno, avremmo dovuto convocare l'assemblea. Ma quando gli avvenimenti si susseguono con un ritmo un po' vorticoso non è possibile praticare questo sistema di democrazia assoluta. Abbiamo votato degli ordini del giorno ed ora a, voi spetta il compito di ratificarli o condannarli. Ne abbiamo votati tre: li abbiamo votati partendo da un punto di vista nettamente fascista. Io oserei dire che si nasce fascisti, ma che è assai difficile diventarlo. Tutte le altre associazioni, tutti gli altri partiti, ragionano in base a dei dogmi, in base a dei preconcetti assoluti, a degli ideali infallibili, ragionano sotto la specie della eternità per partito preso. Noi, essendo un antipartito, non abbiamo - si passi il bisticcio - partito preso. Noi non siamo come i socialisti, che danno sempre ragione alle masse operaie e non siamo come i conservatori, che danno sempre torto alla massa operaia. Abbiamo superato questo concetto ed abbiamo il privilegio di circolare sul terreno della obiettività pura. Votando, dopo una discussione molto seria ed elaborata, gli ordini del giorno, abbiamo tenuto presente tre ordini di fattori o di elementi:

1. gli interessi generali della nazione e in particolar modo il momento in cui i recenti scioperi venivano effettuati;

2. ci siamo tenuti sul terreno produttivista, perché se assassiniamo la produzione, se oggi isteriliamo le fonti prime dell'attività economica, domani sarà la miseria universale;

3. siamo stati guidati, nel votare quegli ordini del giorno, dal nostro amore disinteressato per le classi lavoratrici.

Io sono d'accordo col Contessi quando raccomanda lo spirito di sacrificio anche alle masse operaie. Sono d'accordo perché noi non diciamo soltanto agli operai che devono attendere, lavorando, tempi migliori per spezzare il circolo vizioso in cui si muovono. Noi diciamo anche che il capitale in genere deve essere decimato. A questo propo sito vi annuncio che fra poco uscirà un manifesto, nel quale sarà sostenuta ancora una volta la necessità, per risolvere il nostro problema finanziario, di ricorrere a questo triplice ordine di misure:

1. confisca parziale di tutti i patrimoni al di sopra di un certo limite;
2. tassazione onerosa delle eredità;
3. confisca dei sopraprofitti di guerra.

Io non sono affatto pessimista circa l'avvenire della nazione italiana: se lo fossi mi ritirerei a vita privata. Ma siccome sono profondamente ottimista, credo che con gli scioperi del gennaio noi abbiamo forse superato il punto critico della nostra crisi sociale.

Mi direte che il febbraio non si annunzia sotto migliori auspici; che abbiamo uno sciopero di 50 mila tessili clericali, che dimostra come il bolscevismo nero abbia lo stesso carattere distruttivo e antisociale dell'altro bolscevismo; ma ho l'impressione che la crisi sociale va stabilizzandosi nell'attesa di decrescere. Certo è che se noi possiamo superare questi sei od otto mesi senza tracolli, se possiamo attivare i nostri traffici con l'Oriente, se le maestranze si metteranno in mente che nell'Oriente non si può portare la nostra moneta ma bisogna inviare le nostre locomotive, le nostre macchine, le nostre automobili, i nostri prodotti manifatturati e che allora solo si avrà la diminuzione del caroviveri, perché solo dall'Oriente ci verranno le materie prime di cui difettiamo, le maestranze industriali ripudieranno l'arma più distruttiva che costruttiva della sciopero e si metteranno a lavorare sul serio.

La nostra posizione di fronte al movimento sindacale non è reazionaria come si dice - appunto - da qualche nostro avversario in malafede. Io ho scritto articoli molto acerbi durante gli scioperi, ma quegli articoli così incriminati mi hanno valso un'approvazione molto significativa. Se c'è un uomo nell'Unione Italiana del Lavoro che ha lavorato sul serio, che ha costituito recentemente quel Sindacato della Cooperazione, che è il contraltare necessario al movimento cooperativo socialista, quell'uomo è il repubblicano Carlo Bazzi. Ora il Bazzi ha scritto a mio fratello una lettera, nella quale è contenuta questa frase: « Sottoscrivo a piene mani l'articolo di Mussolini Sei immortale, Cagoia ». Questo mi basta. E d'altra parte non esigo che tutti la pensino come me e che non ci siano dei dissidenti. Io sono sempre pronto a convincermi del mio torto quando sono in errore. Ma credo che la nostra opera non può essere valutata ora: io dico che fra cinque o sei mesi non saranno fiochi i socialisti che riconosceranno che forse l'unico socialista che ci sia stato da cinque anni a questa parte in Italia sono io, e non enuncio un paradosso, pur aggiungendo che il Partito Socialista è, nel suo complesso, detestabile. Credo anche che molti elementi - turatiani, centristi, ecc. - lo riconoscono fin d'ora e credo che fra poco la massa operaia stessa riconoscerà che le giornate del 15 aprile, del 20-21 luglio; con tutta la nostra opposizioneviolenta, sono state provvidenziali e mi. racolose, perché, avendo buttato il, bastone tra le ruote al carro che precipitava, abbiamo impedito che si verificasse la catastrofe e che in Italia succedesse quello che è accaduto in Ungheria.

 Come volontarista, credo che noi abbiamo la nostra parte di merito nell'avere impedito, con un tentativo di esperimento anticipato, la rovina profonda della classe operaia italiana.

Oggi si dice che non si socializza la miseria, ma noi lo abbiamo detto due anni fa. Oggi si dice che bisogna produrre, come lo abbiamo detto noi due anni fa. E quando si potrà fare la storia, e la si potrà fare fra qualche tempo, allora la nostra opera sarà giudicata in modo molto diverso dagli stessi socialisti e dagli stessi elementi responsabili delle masse operaie.

La discussione di questa sera, secondo me, può concludersi in una dichiarazione su questi quattro punti:

1. L'assemblea ratifica gli ordini del giorno votati dalla commissione esecutiva e dal Comitato centrale.

2. L'assemblea riafferma la sua solidarietà con le richieste giuste dei postelegrafonici, dei ferrovieri e di tutti i dipendenti statali, appunto perché io non mi sono mai stancato di insistere che noi eravamo contro lo sciopero ma non contro le richieste del personale.

3. L'assemblea vota un monito al Governo perché si vogliano realmente rendere attivi i servizi funzionali della vita italiana, sia burocratizzandoli, sia industrializzandoli, ecc.; e io credo che si possano costituire degli enti autonomi delle poste, dei telefoni, delle ferrovie, e nei quali gli agenti avranno una vasta, diretta rappresentanza.

4. L'assemblea vota un plauso e un invito a tutti gli elementi operai che si agitano nel terreno dell'opposizione contro il Partito Socialista a raccogliersi, a contarsi, a fare un patto di solidarietà perché finalmente, se ieri non è stato sempre possibile, da oggi in poi sia possibile, anche. in Italia, vivere, lavorare e lottare senza essere schiavi delle nuove tirannie, senza essere obbligati a diventare un numero del gregge tesserato.