Saturday 3 March 2012

Discorso di Milano, 28 dicembre 1919

Commemorativa per i garibaldini caduti nelle Argonne

di Benito Mussolini

Non dovrei infliggervi un discorso - specialmente dopo quello davvero smagliante dell'amico Bazzi - perché io da cinque anni dispongo di una mia liberissima e personalissima tribuna, dalla quale mi posso permettere il lusso - poiché non ho padroni da servire né partiti da seguire - di dire sempre apertamente e spregiudicatamente il mio pensiero. (Grida: «Viva il "Popolo d'Italia!"»; applausi).

Ma poiché la violenza di Sua Indecenza Cagoia mi pone ogni mattina il bavaglio, approfitto dell'occasione per sostituire il giornale parlato a quello scritto.

Noi siamo in un periodo in cui dominano i pessimisti; io non sono però fra costoro, pur riconoscendo che la situazione materiale dell'Italia transitoriamente sia degna di considerazione. Cè un dato di fatto preciso ed inoppugnabile di cui noi non vogliamo assolutamente scordarci, anche se una diplomazia di mendicanti se ne vuole dimenticare. L'Italia ha raggiunto la più clamorosa, decisiva e brillante vittoria militare. (Applausi).

È infatti per opera nostra che un esercito forte e compatto si è scompaginato e disciolto; per opera nostra gli altri eserciti nemici hanno dovuto piegare e ritirarsi. Per me l'ostilità degli Alleati è la più autorevole consacrazione della vittoria italiana. Essi sono gelosi di noi. (Applausi). Essi si accorgono che non siamo più gli straccioni che non si battono; siamo un popolo prolifico, un popolo che sa lavorare e produrre con lena e fede. Io ho un'immensa fiducia nel popolo italiano, nelle sue virtù di razza e nelle sue opere future. (Applausi).

Poiché credo a questo suo avvenire radioso mi spiego . perfettamente che il signor Clemenceau parli dei serbi come dei primi combattenti, dimenticandosi di noi che lo fummo volontariamente... E in ogni mo"do deplorevole che nessun deputato francese abbia ricordato i primi italiani caduti in Francia, protetti dalla grande ombra di Giuseppe Garibaldi. (Applausi).

...Ormai, dal momento che siamo col coltello alla gola, sarebbe bene che si parlasse agli italiani un linguaggio schietto e virile; servirebbe almeno di monito e d'incitamento pel futuro.

Ma da quel parroco a spasso che è il signor Nitti non ci si può attendere un linguaggio degno dell'Italia guerriera e vittoriosa. Vi si oppongono anche ragioni di ordine fisico; S. I. Cagoia è troppo ben pasciuto e sorridente per « sentire » certe situazioni e per nutrire certe passioni. (Applausi, ilarità).

Il popolo italiano, comunque, provvederà da sé alla sua salvezza ed alla sua vendetta; fino al 1870 il paese perseguì l'obiettivo della indipendenza nazionale; dal 1870 fino al 1919 quello che si riassume nei nomi di Trento e Trieste; dal '19 in là - a suprema rampogna e difesa dei tradimenti e degli abbandoni subiti - il nostro dovere è quello di liberarci dal giogo della plutocrazia internazionale. (Applausi clamorosi). Non potremo concedere nessuna tregua ai mistificatori della pace italiana, ai negatori della vittoria italiana! Ce lo vietano i nostri 500 mila morti. (Applausi).

Le nostre classi dirigenti non ci sanno dare che uomini di cartone; ma a dispetto della loro insipienza il popolo acquisterà la virtù di servirsi della forza, della tenacia e del coraggio per combattere, vivere e vincere.

Io vagheggio un popolo paganeggiante che ami la vita, la lotta, il progresso, senza credere ciecamente nelle verità rivelate, che disprezzi - anzi - i farmachi miracolosi...

Non è possibile che nel movimento intenso degli spiriti e delle opere ci siano formule, partiti ed uomini che dispongano di « specifici » divini!...

Tutto ciò è supremamente anti-storico. Perciò io esalto l'individuo. Tutto il resto non sono che proiezioni della sua volontà e della sua intelligenza.

...a digerire la vittoria elettorale dei socialisti, che è destinata a pesare più sui vincitori che sui vinti.

Fra le colpe delle classi dirigenti, i tradimenti degli ·Alleati, le minacce e le illusioni degli operai che seguono i socialisti, noi vogliamo rimanere i portatori della verità, non adulterata a scopi partigiani. Noi siamo i combattenti del meriggio grigio, ma siamo certi che l'aurora luminosa ritornerà. (Unanimi applausi).