Tuesday 6 March 2012

Discorso di Roma, 18 gennaio 1923

Ai « lavoratori del volante »

di Benito Mussolini

Ringrazio vivamente il commendator De Cupis e tutti gli operai, stavo per dire i miei colleghi, dell'accoglienza cordiale che mi è stata tributata. Se non avessi i minuti contati vorrei, dinanzi ai lavoratori del volante, tessere l'apologia della velocità in quest'epoca di velocità. L'ora in cui viviamo non consente più egoismi sedentari: tutto dev'essere movimentato, ognuno deve aumentare il ritmo della propria attività negli uffici e nelle officine dove lavora (vivi applausi) e il Governo che ho 1'onore di presiedere, è il Governo della velocità, nel senso che noi abbreviamo tutto ciò che significa ·ristagno nella vita nazionale. Una volta la burocrazia si addormentava sulle pratiche emarginate, oggi tutto deve procedere colla massima rapidità. (Applausi fragorosi). Se tutti procederemo con questo ritmo di forza, di volontà, di allegrezza, supereremo la crisi, la quale, del resto, è già in parte superata. E io sono lieto di vedere il risveglio anche di questa Roma che offre lo spettacolo di officine come questa. Io affermo che Roma può diventare un centro industriale. (Grandi applausi). I romani devono essere i primi a disdegnare di vivere soltanto sulle loro memorie. ll Colosseo, il Foro romano sono glorie del passato, ma noi dobbiamo costruire la gloria del presente e del domani. (Ovazioni). Noi siamo la generazione dei costruttori che col lavoro e colla disciplina, col braccio e con l'intelletto, vogliono raggiungere il punto estremo, la mèta agognata della grandezza della nazione di domani, la quale sarà la nazione di tutti i produttori e non dei parassiti.

(Una grande manifestazione accoglie le parole del capo del Governo. I fascisti gridano un ripetuto « "Eia! Eia!" per Benito Mussolini » e tutti i presenti fiano eco. Il sindaco di Roma, comm. Cremonesi, grida: « Per l'Italia, "eia!'' »).