Ai fascisti romani
di Benito Mussolini
Il fascismo romano, il quale, se non ha avuto occasione di dare prova di eroismo bellico, gli è perché agisce in un elemento estremamente difficile, in modo speciale dopo l'adunata del novembre, nella quale alcuni inconsulti gesti di violenza alienarono molte simpatie al fascismo.
Io non rinnego la violenza: essa, se usata saggiamente, è preferibile ai patteggiamenti ed alle transazioni, ma è assolutamente necessario che essa sia chirurgica e si fermi non appena raggiunto gli obiettivi. Essa non va usata contro le masse, che sono per gran parte composte di illusi o di esaltati, che noi, anziché legnare, dobbiamo attrarre; ma va usata contro coloro che in malafede tentano di lanciare queste masse verso la rovina.
Oggi si ha la sensazione precisa in Italia che il fascismo è una forza che non si tronca nemmeno con lo sciopero generale. Lo sciopero, se è del tutto fallito, lo è stato unicamente per opera del fascismo, di questo fascismo che sta per diventare fatalmente Stato e che deve cominciare ad avere nelle sue file le energie necessarie per amministrare la nazione; e quando dico amministrare non intendo parlare né di ragioneria, né dì computisteria, ma di direzione politica in una maniera profondamente diversa da quanto fa ora la socialdemocrazia, la quale si comporta in pace, come si comport? in guerra, quando credeva di regolare un affare di ordinaria amministrazione ricavandone logicamente la pace che voi conoscete.
Se noi diamo uno sguardo ai banchi dell'estrema sinistra, dove siedono un centinaio di scimmie ululanti, che, in un certo momento, non si sa perché, si sono credute le uniche interpreti dell'avvenire del proletariato assumendo il monopolio della difesa dei suoi diritti e che chiudono il loro indecoroso ciclo politico con la spudorata dedizione di una stagionata verginità; se noi guardiamo nei banchi della democrazia, la quale, se non ha la forza di vivere, ha tuttavia quella di suddividersi come certi lombrichi delle sottospecie; se noi guardiamo nei banchi del centro, dove siedono persone che hanno l'aria fra il fattore di campagna e l'uomo di affari e che formano un insieme sordo come un tamburo, noi dobbiamò concludere che solamente nelle nostre file trovano posto le nuove energie che devono dirigere le sorti d'Italia.
Esistono accanto a noi degli amici, che godono della nostra simpatia e che fanno parte del Gruppo liberale, i quali sono come il profumo di una era storica e che noi vogliamo conservare come preziosi oggetti di arte antica. Esiste un bolscevismo bianco, che è molto più pericoloso di quello rosso, ed il fascismo, che non è mai stato, non è e non sarà la guardia bianca di alcuno, deve guardarsi da tutti i suoi nemici, che sono i nemici dell'Italia.
È dal fascismo, dalle future università fasciste e dalle scuole fasciste che dovrà uscire la nuova classe dirigente. Noi dobbiamo assicurare un avvenire radioso all'Italia, noi che abbiamo il mito della nazione insieme al mito dell'impero, della nazione intesa come storia, come civiltà, come espansione di civiltà. L'Italia ha poca aria per i polmoni capaci del suo popolo, che è una realtà, mentre il proletariato e la borghesia sono finzioni e menzogne convenzionali. Il fascismo, che è figlio di popolo ed è nato dal popolo, deve continuare la sua battaglia in questa conèezione dell'Italia imperiale.