Saturday, 3 March 2012

Discorso di Roma, 22 novembre 1923

Risposta a Primo de Rivera

di Benito Mussolini

Signor Presidente!

Il saluto che mi porgete in nome Vostro e in nome del popolo spagnolo che si è liberato di classi politiche insufficienti ai loro cómpiti, ha una rispondenza profonda nel cuore di tutti i cittadini italiani che in un modo o nell'altro marciano sulla grande strada aperta dalla Rivoluzione fascista.

Quando nel settembre scorso noi avemmo notizia del vostro movimento, pensammo che pur essendo diverso il metodo corrispondente alla diversità del clima politico dei due paesi, l'obiettivo poteva considerarsi identico: liberare le forze vitali del popolo dalla influenza nefasta di dottrine politiche sorpassate e da uomini incapaci di assumersi la dura responsabilità del comando.

Il Fascismo italiano ha una storia breve ma densissima di battaglie e ricca di sacrifici. Si contano a migliaia i giovani fascisti che sono caduti intrepidamente per strappare la Nazione italiana dal pericolo di cadere nella dissoluzione e nel caos. Pur essendo il Fascismo un fenomeno tipicamente italiano, non vi è dubbio che taluni dei suoi postulati sono di ordine universale, poiché molti aesi hanno sofferto e soffrono per la degenerazione dei sistemi democratici e liberali. L'amore della disciplina, il culto della bellezza e della forza, il coraggio delle responsabilità, il disprezzo per tutti i luoghi comuni, la sete della realtà, l'amore per il popolo, ma senza cortigianerie grottesche, questi capisaldi fondamentali della concezione fascista possono servire anche ad altri paesi.

Vi dichiaro, signor Presidente, che io sono ottimista per quello che riguarda la solidità e la durata del Vostro Governo. Quello che accade a Voi è accaduto anche a noi nei primi tempi; quattro politicanti disoccupati e melanconici aspettavano dalla mattina alla sera il tramonto del mio Governo. Si tratta di durare giorno per giorno, mese per mese, anno per anno, come abbiamo durato noi e come dureremo. Così voi durerete dal momento che il Vostro Governo rispondeva ad un bisogno intimamente sentito da tutta la parte migliore del Vostro popolo.

Fra Spagna e Italia si può oggi veramente parlare di una fraternità latina, e questo viaggio è destinato a rafforzarla sempre più solidamente. Tutti i popoli latini hanno avuto nella loro storia delle soste, ma poi si è ripresa la marcia. Gli è che le razze bagnate dal Mediterraneo hanno germi inesauribili di vitalità.

Signor Presidente!

Voi avete conosciuto Roma immortale: ma fra qualche giorno vedrete altre città italiane ed avrete anche a Firenze, a Bologna, a Napoli la sensazione esatta della forza invincibile del Fascismo e dell'enorme consenso che esso raccoglie in tutti gli strati della popolazione.

Permettetemi, salutando Voi, signor Presidente, di ricordare i Vostri Sovrani, i Vostri colleghi del Direttorio e di levare in alto i nostri gagliardetti bagnati di sangue in onore di tutto il popolo spagnolo che si avvia fieramente a riprendere il suo posto nella vita e nella storia europea.