Sunday 4 March 2012

Discorso di Roma, 9 aprile 1940

Ai direttori dei quotidiani dipendenti dall'Ente stampa

di Benito Mussolini

Sono molto contento di vedere riuniti davanti a me ventiquattro direttori di giornali provinciali, dei cosiddetti giornali provinciali tanto per intenderci nella terminologia; ma politicamente malto più in linea, dico molto più in linea, della stampa dei grandi centri, dalla quale spesse volte affiora, magari in un titolo, l'antico liberale appena appena travestito da fascista. II che vuol dire che quello che vien su dal profondo non era stato ben seppellito.

Non dovete avere per meta di fare ventiquattro Corrieri della Sera, anche perché ciò non rappresenta il migliore degli ideali. Intendiamoci non è che il Corriere della Sera non sia linea, perché il camerata Monelli che lo dirige è un vecchio fascista e combattente. La grande stampa è preoccupata di dare le grandi notizie, talvolta non curandosi del genere di esse. Proprio ieri un grande giornale pubblicava che la Germania ha occupato la Norvegia per prevenire la Russia. Ciò può essere anche vero, ma era inopportuno dirlo, anzi è stato sciocco. Questo dimostra anche mancanza di sensibilità.

Il grande giornale, inoltre, è spesso malato di esterofilia ed anche in questi giorni ce n'è stato uno che ha parlato ancora di sorellanza, di fratellanza e simili. Io un giorno ho voluto fare un esperimento. Ho acquistato venti quotidiani di Parigi e venti quotidiani italiani. Orbene, ho constatato che nei confronti dei nostri giornali vi è un rapporto da uno a duecento. Vale a dire che per ogni colonna dedicata all'Italia dai giornali francesi, i giornali italiani dedicano duecento colonne alle cose della Francia. Senza contare che quell'unica colonna parlava delle cose più ingrate: disastri ferroviari, delitti, eccetera.

È tempo che gli italiani si raccolgano in se stessi. Basta con l'universalismo. Siamo stati sempre fregati dall'universalismo. Se ciò non fosse avvenuto, fin dal '600 o dal '700 l'Italia sarebbe stata un grande Stato e avrebbe occupato quelle terre che oggi danno alle nazioni moderne la ricchezza delle materie indispensabili, dal petrolio alla gomma. Io detesto questo universalismo. E sappiamo anche chi dobbiamo ringraziare.

Bisogna elevare gradualmente la temperatura del popolo italiano per creare il clima necessario per gli sviluppi inevitabili e ineluttabili che ci attendono. Voi dovete fare un giornale che non ripeta il giornalone, ma abbia i requisiti per essere letto. Io penso che abbiate la capacità per interessare con la nota, il commento, il Corsivo, il il problema locale. Il vostro pubblico è il più semplice e verso di lui dovete andare per agitare i sentimenti migliori. Interessatelo anche col cinematografo.

È veramente interessante vivere questi tempi straordinari. Questi tempi piacciono a noi, perché apparteniamo ai Fasci di Combattimento, perché abbiamo per meta il combattimento. Se avessimo la mentalità dei panciafichisti e dei pacifondai, non potremmo mantenere l'attributo di combattimento. Esso invece resterà per potenziare sempre più la rivoluzione.

Il nostro intervento sarà inevitabile, perché siamo in mezzo al continente e in mezzo al mare. Tutto il mondo è in guerra e noi stessi del resto siamo in guerra. Ciò ha fatto strillare la borghesia per il razionamento di qualche genere, dal caffè allo zucchero e alla benzina, che però oggi corre per le strade. Il provvedimento per le cancellate ha fatto gemere questa borghesia, che ne ha tratto motivo per parlare addirittura di carestia. Costoro non mettono neanche il naso alla finestra altrui, perché se lo avessero fatto, si sarebbero accorti che in Francia, dove se ne producono cinquanta milioni di tonnellate annue, hanno razionato il carbone e che ben altri provvedimenti di rigare sono stati presi.

Noi siamo alleati d'una grande, potentissima nazione militare. E la nostra non belligeranza è data dal fatto che questa grande nazione ancora non ha avuta bisogno di noi, non ci ha chiesto nulla. Mentre se fossimo schierati dall'altra parte, già da un pezzo ci avrebbero chiesto di intervenire e di morire a larghe schiere per il trionfo degli immortali principi. Non ci fregano più.

Dobbiamo difendere la rivoluzione, per la quale sono caduti migliaia di uomini, altre migliaia sono caduti in Spagna e in Africa e altre migliaia potranno morire. Ciò rappresenta un patrimonio. sacra che dobbiamo difendere ad ogni costo. Non ci muoveremo se non avremo l'assoluta certezza di vittoria. Intendiamoci: non certezza al cento per cento, ma la certezza che lasci il minimo margine agli imprevisti. Sotto sicuro che poi saprete portare il popolo al clima voluto. E se ci saranno resistenze da parte di certa borghesia, al tempo opportuno la rastrelleremo.