Wednesday 7 March 2012

Le confessioni di Palmiro

(Pubblicato in « Corrispondenza Repubblicana », 18 aprile 1945)

di Benito Mussolini

Gli avvenimenti di questi ultimi giorni, dominati dall'improvvisa fine di Delano Roosevelt, inseguito e fulminato dalla giustizia di Dio e dalle maledizioni di milioni di madri in tutto il mondo, compresi gli Stati Uniti, hanno fatto passare in secondo piano i lavori del Consiglio nazionale del partito comunista italiano, di cui si proclama poco democraticamente « capo » il luogotenenziale regio-sabaudo Palmiro Togliatti.

I lavori hanno avuto luogo nel planetario fascista di Roma. Ma vale la pena dì tornarvi sopra. Sono passati ormai venti mesi dal fatale luglio 1943, dal colpo dì Stato che portò al potere il maresciallo traditore e capitolardo ed eliminò, come partito ed organizzazione, il fascismo. Dieci mesi sono passati dalla presa di Roma da parte delle truppe alleate. Durante questo ormai abbastanza lungo periodo di tempo, il fascismo è stato proclamato liquidato e defunto centinaia di volte, in centinaia di manifestazioni ufficiali, da parte di tutti i partiti della coalizione antifascista. Questa reiterata proclamazione è stata accompagnata da una persecuzione spietata e minuta, che ha riempito prigioni e campi di concentramento per presunti reati commessi vent'anni fa. La legislazione antifascista di quell'antico e vilissimo servitore della monarchia che risponde al nome di Ivanoe Bonomi è un capolavoro di perfidia e di brutalità. Le famose leggi reazionarie di Pelloux erano giochi infantili paragonati a quanto è stato escogitato dai governanti del tradimento.

Davanti alla risoluzione togliattiana votata a Roma ci si domanda: « Ma questo fascismo è morto o è vivo? Se è vivo, perché lo proclamate morto? E se è morto, perché lo combattono come se fosse vivo? ». La risoluzione togliattiana, dopo aver constatato che « vi è un distacco crescente fra il Governo e la grande massa lavoratrice antifascista, che vi è un malcontento popolare per la miseria generale e per l'assenza di una vera e propria lotta contro i residui del fascismo », conclude con questa sorprendente constatazione:
«Vi è rinascita di un movimento fascista, che diventa una minaccia di giorno in giorno più seria per la democrazia e per l'Italia ».
Incredibile. Laonde, secondo il regio ministro Palmiro, l'adesione del partito comunista al Governo Bonomi è « condizionata all'effettiva azione e lotta di Governo per la distruzione del fascismo e per la distruzione dì ogni possibilità di rinascita fascista » (che poco prima si era annunciata già in atto).

Secondo i comunisti, l'epurazione è una commedia e bisogna farne una tragedia. A ciò dovrebbero tendere i provvedimenti in corso di gestazione, con i quali, specialmente per i fascisti dell'Italia del nord, sarebbero contemplate sanzioni estremamente gravi.

Illusione! Essi credono che tutto ciò giovi ad estirpare il fascismo, proprio nel momento in cui, nonostante la persecuzione, ne debbono constatare la incoercibile vitalità. Essi combattono lo stesso errore che hanno tante volte rimproverato a noi. Ingiustamente, perché li abbiamo lasciati vivere. Ci sa dire ad esempio il Guardasigilli cattolico e cosi poco cristiano Tupini da chi e come e quando fu mai perseguitato dal fascismo? Veramente duro a morire il fascismo, secondo le stesse ammissioni del nemico. Segno che deve vivere e vivrà, e non solo in Italia.