Wednesday 7 March 2012

Un nuovo papa?

(Pubblicato in « Corrispondenza Repubblicana », 26 novembre 1944)

di Benito Mussolini


Il mondo ha dunque un nuovo Papa. Questo Papa non ha niente da fare col Pontefice romano, il quale, nella persona di Pio XII, aveva avuto forse nelle presenti circostanze qualche illusione. Questo Papa è Franklin Delano Roosevelt, Presidente degli Stati Uniti. Esso è assai più potente di quell'altro. Infatti mentre il Papa di Roma rappresenta dinanzi a Dio soltanto i cattolici, cioè alcune centinaia di milioni di anime, quello americano, testé autoproclamatosi in occasione del thanksgiving day, ossia nel « giorno del rendimento di grazie », rappresenta oltre ai cattolici anche i protestanti di tutte le sfumature, gli ortodossi e gli ebrei; qualcosa dunque come oltre un miliardo ai anime.

Per l'occorrenza « Papa Franklin Delano I » ha lanciato al mondo un messaggio in stile messianico, nel quale ha invocato ed ha invitato l'umanità intera a rivolgere al padre celeste i più commossi ringraziamenti per le vittorie conseguite dagli alleati e le più fervide esortazioni perché la guerra finisca presto a totale vantaggio degli anglosassoni. Il nuovo Papa, fra l'altro, così si è espresso:
« Io Franklin Delano, Presidente degli Stati Uniti d'America, in accordo con la decisione approvata dal Congresso il 26 dicembre 1941, proclamo il giovedì 23 novembre 1944 giorno nazionale della "resa di grazie"; e faccio appello al popolo degli Stati Uniti affinché esso sia celebrato col far convergere ogni sforzo ad affrettare il giorno della vittoria finale e con l'offrire a Dio la nostra devota gratitudine per la sua bontà verso di noi e verso i nostri figli ».
Questa bontà del Dio invocato dal Presidente Roosevelt, naturalmente, è quella che ha concesso agli aviatori americani e inglesi di centrare così bene le loro bombe da polverizzare l'abbazia di Montecassino, innumerevoli chiese in Italia e nel resto d'Europa, intere città popolose, e di massacrare qualche centinaio di migliaia di cittadini inermi, fra cui, tanto per restare nell'attualità, quei duecento bambini sfracellati a Milano poche settimane fa insieme con le loro maestre. Ma Roosevelt è il vero criminale di guerra numero uno ed è troppo logico che ringrazi il suo dio per la felice riuscita dei suoi delitti. Non diversamente facevano i banditi di altri tempi quando si recavano in chiesa a implorare qualche santo perché la loro giornata fosse proficua e, a colpo fatto, per ringraziare lo stesso santo della sua grande bontà. Se il Presidente americano vuole appendere all'altare della sua divinità qualche ex-voto, si rivolga pure a noi: gli daremo le effigi di tutte le nostre donne e di tutti i nostri bambini massacrati mercé la bontà del suo dio. Avrà di che ingombrare il suo altare. E dopo compiuta la cerimonia del voto potrà anche vendere queste effigi, se egli esigerà che siano in argento e in oro, e realizzerà, secondo il costume americano, un non indifferente guadagno.

La cosa più grottesca è che altri popoli e addirittura altre razze si siano associati alla bella festa ed abbiano celebrato il thanksgiving day. Tale celebrazione è avvenuta infatti, oltre che nelle città americane, anche a Londra, a Parigi, a Reims, a Mosca, a Nuova Delhi, a Roma. Le emittenti nemiche ricordano che la « resa di grazie » è stata celebrata in altre occasioni, e per ben diverse ragioni, da Giorgio Washington e da Abramo Lincoln. Queste emittenti omettono di dire che in quelle circostanze la « resa di grazie » interessava soltanto il popolo americano. Questa volta si è voluto che essa interessasse anche gli altri. Per tale ragione la cerimonia più importante è quella che ha avuto luogo a Roma.

Roma dunque, centro non più della religione cattolica, ma della nuova religione di cui è Papa Franklin Delano I, ha celebrato giovedì scorso questa grande festa di tutti i credenti del mondo. Non a San Pietro naturalmente (questa basilica ormai si avvia verso la sua irrimediabile decadenza), ma nella chiesa americana episcopale di San Paolo in via Nazionale.

Qui sono convenuti cristiani di tutte le confessioni, compresi i cattolici, nonché ebrei. Erano presenti le autorità militari e civili del Corpo d'invasione. Tra essi si fa notare che era presente anche il colonnello Poletti, commissario per la regione quarta. La regione quarta, per chi non lo sapesse, è quella di Roma. Roma infatti non è più caput mundi, ma una regione la quale porta un numero a mo' dei galeotti. La cerimonia è stata sontuosa. Si sono cantati gli inni dei quacqueri. Si è data lettura del messaggio di Roosevelt e poi il conte Sforza, ministro senza portafoglio del sedicente Governo italiano, ha pronunciato un discorsetto scodinzolante, nel quale, fra l'altro, ha detto che gli americani, i quali conoscono ora assai bene l'Europa, forse per averla massacrata e in buona parte distrutta, diverranno una aristocrazia morale.

Dopo di che tutti i partecipanti al solenne rito, fusi, anzi confusi nella nuova religione giudaico-cristiana proclamata da Roosevelt, si assicurato all'umanità, con la rovina del nostro continente, una giusta pace.

Tutto ottimamente. Soltanto saremmo così indiscretamente curiosi di sapere che cosa abbia pensato in quello stesso momento il santo Padre, quello, naturalmente, che sta ancora in Vaticano.