Saturday, 3 March 2012
Discorso al gran rapporto della Milizia, 1 febbraio 1924
di Benito Mussolini
Ufficiali! Camicie Nere!
Davanti ad una moltitudine inquadrata, i discorsi, quando non siano di una concisione spartana, sono delle superfluità assurde. Permettete, però, a me che ho visto la vostra storia e che vi ho voluto e creato così, che evochi in rapida sintesi il cammino percorso dalle origini ad oggi.
Tutte le volte che entro in questa specie di tempio dell'arte non posso dimenticare il Congresso di Roma del 1921, quando si riunì la più viva e gagliarda giovinezza d'Italia per lanciare, ad un anno di distanza, il primo guanto di sfida contro la piccola Italia dei politicanti e dei parassiti.
I pussisti ci gettaron allora fra le gambe una specie di sciopero generale, con la solita imboscata criminale ove perdé la vita un fascista appartenente alle squadre milanesi.
Parve allora che il Fascismo non avrebbe superato la solita crisi attorno alla quale favoleggiavano tutti i bighelloni della opposizione.
Già si pregustava la gioia del declino e si tessevano gli elogi funebri. Poche settimane dopo; il Fascismo in efficienza perfetta nel Trentino, a Bologna, a Ravenna, a Ferrara, occupando le piazze, si preparava al cimento supremo, e appena due mesi prima della Marcia su Roma il Fascismo era così armato negli spiriti e nei mezzi che stroncava, una volta per sempre, l'ultima grottesca parodia di uno sciopero generale, cosiddetto legalitario e nel quale affluiva tutto ciò che di infetto e di stupido si coagulava in quel momento nella vita politica italiana.
Poi marciammo su Roma e non senza sangue. Non fu così incruenta la rivoluzione, come si va dicendo. Avemmo anche allora i nostri morti, i nostri feriti; e si sa, del resto, che una volta gettato il dado, avremmo rischiato il tutto per tutto.
Due mesi dopo risolvevo il problema dello squadrismo, creando la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, che non è soltanto, come si va dicendo da taluni, una Milizia di Partito; non è soltanto agli ordini del Partito, ma agli ordini del Governo e dello Stato, perché io non so quali interessi di Partito stiano difendendo in questo momento le tre Legioni che combattono in Libia. Non so quali interessi precipui di Partito servirono le Legioni quando andarono per l'eruzione dell'Etna in Sicilia o pel disastro del Gleno in Lombardia. Né so a quali interessi di Partito obbediscano quando si assoggettano ai servizi di ordine pubblico e tengono in freno molte, troppe canaglie che tenterebbero di ricacciare l'Italia ai tempi che per noi sono tramontati per sempre.
Così stando le cose, non vi parrà affatto strano, ma vi sembrerà di una logica spietata la semplice frase che io ho pronunziata l'altra sera alla grande adunata e che ripeto: « Chi tocca la Milizia, avrà del piombo!».
Certamente voi e coloro che stanno dietro di voi imponete dei problemi; ma, o signori dell'opposizione, mi sapete voi dire se ci sia un solo problema che non imponga altri problemi? Se ci sia una sola soluzione che sia soddisfacente e comoda e facile?
Mi associo col cuore di un soldato fedele alla consegna ed al capo, al saluto che voi avete rivolto a Sua Maestà il Re (tutti in piedi salutano col braccio teso) e mi associo con lo stesso animo al saluto che voi avete mandato al gloriosissimo Esercito di Vittorio Veneto. (Tutti in piedi ripetono il saluto).
I capi dell'Esercito sono venuti verso di noi. Stiamo ora studiando come inserire la Milizia nel complesso di tutte le forze armate che presidiano l'ordine all'interno e garantiscono la Patria all'estero. Non so ancora oggi come avverrà questa saldatura. Il problema è delicato, perché non intendo, sino a quando le condizioni ambientali non siano totalmente cangiate, togliere alla Milizia il suo carattere.
Anzi io credo che i militi, i quali hanno il privilegio di indossare il grigioverde e di portare il moschetto, debbono essere i super-fascisti, gli asceti del Fascismo, quelli che obbediscono al Fascismo idea, passione, fede, apostolato e che qualche volta si disinteressano del Fascismo Partito con tutto ciò che la parola Partito fatalmente significa.
Voi continuate ad essere la grande forza che presidia la rivoluzione delle Camicie Nere. Vorrei usare una frase del gergo delle trincee: c'è della gente che vorrebbe truffarci il nostro sacrificio montando i macchinosi fantasmi della costituzionalità, della libertà, della democrazia e simile gramigna di immortali principi. Tante grazie. Ma io conosco dove si vuole andare a parare: ed è evidente che quando le nebbie si accumulano e si cerca di alterare la vera natura delle cose, è evidente ed è fatale che io pronunci discorsi durissimi, i quali appaiono come un raggio di luce potente che disperde tutta la nuvolaglia. Dopo i miei discorsi si sa che cosa significhi fascismo, rivoluzione, Milizia
E si sa pure che cosa significhi la cosiddetta lotta elettorale. Parlo a dei soldati. Ebbene, o militi, voi avrete certamente qualche cosa da fare, anche durante questo periodo, ma vi prego non scaldatevi troppo per questi ludi elettorali. Considerateli come una dura necessità; e di piccole necessità è intessuta la vita di tutti i giorni.
Voi non potete perdervi dietro questo episodio, non dovete correre dietro a questo episodio. Tutto ciò è vecchia Italia, tutto ciò è ancien régime, tutto ciò dev'essere lontano dalle vostre anime, come è lontano dalla mia. È niente di più ridicolo di pensare ad un Mussolini che stia faticosamente compilando le liste elettorali. Mi occupo in questi giorni di altri problemi ben più interessanti per la vita e l'avvenire della nazione che non sia quello di scegliere i nomi di coloro che domani si autoproclameranno i rappresentanti della nazione.
Voi sentite ancora una volta che il potere non mi ammollisce. Se avevo molti spigoli nel mio pessimo temperamento, questi spigoli aumentano, non diminuiscono. Voi conoscete la mèta. Intendiamo fare della nostra nazione una creatura piena di vita, piena di forza. Questo noi vogliamo. Per questo c'è una Milizia; per questo c'è il fascismo.
Voi sentite ancora una volta che il potere non mi ammollisce. Se avevo molti spigoli nel mio pessimo temperamento, questi spigoli aumentano, non diminuiscono. Voi conoscete la mèta. Intendiamo fare della nostra Nazione una creatura piena di vita, di forza, piena di bellezza. Questo noi vogliamo. Per questo c'è una Milizia. Per questo c'è il Fascismo.
Questi sono i doveri, i sacri doveri ai quali voi non dovete mai mancare. Dovete considerarvi come dei portatori di una nuova civiltà, come gli anticipatori di un tempo che verrà, come i costruttori che gettano oggi le basi dell'edificio, che creano, che realizzano tutto quello che fu il sogno di tante generazioni durante il Risorgimento italiano: il sogno di coloro che combatterono e morirono dal 1915 al 1918 e dei nostri giovinetti dal sangue vermiglio e purissimo che sono spesso caduti nelle imboscate tragiche tese dagli elementi antinazionali.
Portiamo la loro memoria nel profondo dei nostri cuori. Essi costituiscono, più di tutte le tessere, il ce mento sacro che avvince tutti i fascisti, dal Capo all'ultimo dei gregari.
Generale!
Voi avete tracciato la storia breve ma già luminosa della Milizia. Voi sapete che io non vivo del passato: per me il passato non è che una pedana dalla quale si prende lo slancio verso il più superbo avvenire.
Chiamate questi uomini a gridare, attraverso il giuramento, la loro purissima fede. Sia il grido alto come una fiamma che sgorga da tutti i cuori, sia veramente non un atto formale ma una dedizione totale per la vita e per la morte!