Monday, 5 March 2012

Discorso di Milano, 7 novembre 1938

Conferenza d'inaugurazione tenuta all'Istituto di Cultura Fascista di Milano (La chiesa e gli ebrei)

di Roberto Farinacci

Era troppo logico che, dopo le direttive date dal Segretario del Partito agli Istituti di Cultura Fascista, sentiste un oratore che vi illuminasse uno degli aspetti della questione ebraica. Non certamente per ripetervi e rifriggervi quello che i giornali e le riviste hanno pubblicato in questi ultimi tempi, ma soltanto per chiarire certi nostri atteggiamenti, soprattutto in confronto di quella categoria di melanconici che hanno bisogno di conturbarsi ogni qualvolta il regime rivoluzionario affronta e risolve i problemi che devono dare all'Italia generazioni sempre migliori.

A questa categoria di melanconici diciamo che noi siamo decisi a non risparmiarle altri dolori. E a chi ci domanda quando si potrà avere un'era di quieto vivere, un periodo di sosta, rispondiamo: mai. Il Fascismo, per il suo domani, per l'avvenire della Patria, terrà gli Italiani, ogni giorno, ogni ora, spiritualmente in movimento, sempre svegli e operosi, e non sentirà il rimorso di rubare ad essi anche qualche ora di sonno. Non abbiamo noi accettato il comandamento di vivere pericolosamente? E allora diciamo a coloro che sono affetti da podagra, a coloro che soffrono di cardiopalma, a coloro che portano il distintivo all'occhiello per partecipare ad un concorso o per soddisfare la propria ambizione, di mettersi in disparte, se non hanno il cuore di seguirci, e di rendere più agevole la nostra marcia ardimentosa che ha segnato il nostro cammino di vittorie, di grandi soddisfazioni e di grandi successi. Il fiume giunge più limpido al suo delta anche se i detriti si fermano a riva o vanno a finire negli stagni pestilenziali.

E parlando oggi a voi milanesi, potrete riconoscere che se il tempo ci ha imbiancato le tempie, ci ha conservata intatta la fede e la giovinezza spirituale. Quando si segue Mussolini e la sua dottrina con intelligenza e devozione, non si ha il tempo di fermarsi ad invecchiare.

Forse per questo l'amico Alfieri e voi dell'Istituto di Cultura Fascista avete voluto chiamarmi a parlare su un argomento che appassiona gli Italiani e appassiona il mondo. Anche perché voi ricorderete che da oltre cinque lustri io denunciavo il pericolo giudaico e la necessità di liberare i gangli delicati del nostro paese dagli ebrei che erano riusciti con manovra diabolica a stendere dovunque i loro tentacoli.

E non ci si venga a dire che la politica antisemita, seguita oggi dall'Italia, ci è stata suggerita o l'abbiamo presa a prestito dalla Germania. Bisogna essere in mala fede per affermare questo. La stampa nazionale in questi ultimi tempi ha ripubblicato brani di discorsi e di scritti del '23 e del '25 e degli anni seguenti, con i quali il Duce affermava la necessità di difendere la nostra razza. Ma io che seguo il mio Capo non soltanto quando c'è da accorrere in piazza per applaudirlo, ma nelle sue parole, nei suoi atteggiamenti, nei suoi scritti, con attenzione costante, vi ricorderò che prima ancora — cioè qualche anno prima — che sorgesse in Germania il Nazionalsocialismo, Mussolini pubblicava sul Popolo d'Italia il 4 giugno del 1919 quanto ora vi leggo:
« Se Pietrogrado non cade, se Denikin segna il passo, gli è che così vogliono i grandi banchieri ebraici di Londra e di New York, legati da vincoli di razza con gli ebrei che a Mosca come a Budapest si prendono una rivincita contro la razza ariana che li ha condannati alla dispersione per tanti secoli. In Russia vi è l'ottanta per cento dei dirigenti dei soviets che sono ebrei. Il bolscevismo non sarebbe per avventura la vendetta dell'Ebraismo contro il cristianesimo? L'argomento si presta alla meditazione. È possibile che il bolscevismo affoghi nel sangue di un pogrom di proporzioni catastrofiche. La finanza mondiale è in mano agli ebrei.
Chi possiede le casseforti dei popoli, dirige la loro politica. Dietro i fantocci di Parigi, sono i Rothschild, i Warburg, gli Schiff, i Guggenheim, i quali hanno lo stesso sangue dei dominatori di Pietrogrado e di Budapest. La razza non tradisce la razza.
Il bolscevismo è difeso dalla plutocrazia internazionale. Questa è la verità sostanziale. La plutocrazia internazionale, dominata e controllata dagli ebrei, ha un interesse supremo a che tutta la vita russa acceleri sino al parossismo il suo processo di disintegrazione molecolare ».
Dunque Mussolini aveva fino dai primordi della sua azione fascista affermato che il bolscevismo si identificava con l'ebraismo. Questo brano, riletto a distanza di quasi vent'anni, può essere definito la sintesi della situazione mondiale odierna in rapporto all'Internazionale ebraica. Infatti, attraverso il bolscevismo, l'ebraismo creò rivoluzioni in Germania, in Ungheria, in Ispagna, ed in Italia, dopo avere avvelenate le masse con i vari Treves, Modigliani, Musatti ed altri ebrei, capeggiò il movimento contro il Fascismo, per annientare i valori morali della nostra guerra. In tutti i momenti in cui l'Italia si è trovata impegnata in questioni internazionali, i fronti popolari, creazioni squisitamente giudaiche, cercarono in mille modi di colpire il nostro paese. Furono gli ebrei che soprattutto vollero l'assedio economico durante l'impresa etiopica e agirono sui governi delle varie nazioni perché l'Italia fosse domata con le armi.

Intransigenza semita

Gli ebrei in Italia — quando dico ebrei intendo parlare della moltitudine e trascurare le eccezioni — non presero mai posizione decisa contro l'Internazionale ebraica. Non solo, ma inviarono i loro rappresentanti a Ginevra, sede del Parlamento internazionale ebraico. Non solo, ma si stampò e si disse più volte dagli stessi giudei che essi rappresentando una razza diversa dalla nostra, inconfondibile ed inassimilabile, e che essi non riconoscevano nessun principio di nazionalità fuori del loro, ed essi lo esaltarono, questo principio, con la campagna a favore del sionismo. Per gli ebrei noi non eravamo che dei Goim, degli spregevoli esseri zoologici.

La conquista dell'Impero ci ha imposto di affrontare subito il problema dell'integrità della nostra razza. E giacchè la questione doveva essere affrontata, la soluzione non poteva essere che totalitaria. Ed abbiamo accettato in pieno la tesi degli ebrei, che noi siamo diversi da loro e che « come l'olio non si mescola con l'acqua, così Israele non si mescola con gli altri popoli ».

E allora, perchè oggi gli ebrei si lamentano ed i giudei onorari si conturbano? Non ci occuperemmo più di loro se non ci avesse sorpreso l'atteggiamento della Chiesa ufficiale che è in antitesi stridente con tutta la storia del cattolicesimo. Noi cattolici fascisti consideriamo il problema ebraico un problema strettamente politico e non religioso, e in materia politica ognuno ha e difende le sue idee. Ma diciamo a conforto della nostra anima che se, come cattolici, siamo divenuti antisemiti, lo dobbiamo agli insegnamenti che ci furono dati dalla chiesa durante venti secoli.

Sotto alcuni Imperatori pagani, gli ebrei godettero posizioni di privilegio rispetto a tutti gli altri sudditi, fino al punto che solo gli ebrei erano dispensati dal prestare culto all'Imperatore, ed avevano tribunali propri; ma, fino dai primi secoli del cristianesimo, i Padri della Chiesa, pur riconoscendo agli ebrei il diritto all'esistenza e all'esercizio del culto mosaico, vollero che vivessero in uno stato di soggezione. Il concetto dei Padri della Chiesa era questo: gli ebrei sono testimoni della verità in quanto ad essi fu affidata la promessa divina della redenzione. Dio, per dimostrare che fa le cose grandi con i più piccoli mezzi, aveva affidato la promessa della redenzione al popolo che fra tutti era il più meschino, materialmente e moralmente; perciò: esista e viva l'ebreo, ma in ogni momento si senta e stia soggetto ai cristiani.

Ma se in questa formula si può riassumere la regola pratica del primitivo cristianesimo di fronte agli ebrei, non si devono nascondere i sentimenti che i Padri della Chiesa espressero senza pietà contro di loro. Lo stesso San Girolamo, che per ragioni scientifiche visse a contatto con gli ebrei lungamente, fece questa confessione:
« Io provo del disgusto per questi circoncisi che perseguitarono nostro Signore nelle Sinagoghe del diavolo » (Epistola 65).
E rivela l'odio fanatico dei giudei contro i cristiani:
« È loro consuetudine maledire tre volte al giorno i cristiani lanciando contro di essi le imprecazioni nelle Sinagoghe » (Libro 2 in Cap. Is.).
Giovanni Crisostomo, nel « Sermone contro gli ebrei » dice (e sono parole di un santo):
« Non solo la Sinagoga è un luogo di convegno per dei criminali e dei trafficanti quasi nel senso di una casa del diavolo, vi è di più: non le Sinagoghe, ma le anime stesse degli Ebrei sono un tale luogo ».
Tertulliano deplora che le persecuzioni abbiano avuto origine nelle sinagoghe:
« È da esse che provennero le persecuzioni contro gli Apostoli ed i primi cristiani. È là che va cercata l'origine dello spirito di vendetta e di odio contro la Chiesa »
Come riferisce S. Ambrogio, gli ebrei ridussero in cenere grande quantità di Chiese al tempo dell'Imperatore Giuliano ed appiccarono il fuoco alla stessa Basilica di Alessandria. S. Ambrogio, Vescovo di Milano, fu informato che nel paesello di Callinico, al confine della Persia, la popolazione continuamente vessata dai giudei aveva incendiato la sinagoga locale. Gli ebrei ricorsero all'Imperatore Teodosio, il quale ordinò che la Sinagoga fosse ricostruita a spese della Chiesa. S. Ambrogio mandò all'Imperatore Teodosio questo messaggio:
« Tu non devi comandare una cosa degna di Giuliano l'Apostata... Se ti commuove un vilissimo edificio, non ti rammenti, o Imperatore, quanti illustri edifici furono distrutti, e poi non fatti ricostruire?... Quante basiliche a Damasco, a Gaza, Ascalona, Beirut, Alessandria d'Egitto furono distrutte dagli ebrei?... Non si rivendicò la Chiesa, si rivendicherà la Sinagoga? Farai trionfare gli ebrei nella Chiesa di Dio? Costoro metteranno fra le loro feste l'anniversario di questo trionfo! » (Epistola 40 a Theod.; Benigni, Storia della Chiesa, vol. II, pag. 98).

Le disposizioni dei concili e dei pontefici contro gli ebrei nei secoli

Ed ecco come si esprimono i canoni apostolici, che hanno maggior peso nella storia e nella tradizione della Chiesa, contro gli ebrei: Can. 69:
« Ogni sacerdote che digiuna con essi o che con essi mantiene delle relazioni sociali deve essere degradato ».
Can. 70:
« Un cristiano che abbia portato dell'olio alla Sinagoga, non sarà ammesso alla santa comunione ».
Il Concilio di Nicea, sotto la rubrica 325 ebbe a determinare che « nessuno ha il diritto di mantenere una qualunque relazione con essi, sia per interessi, sia per mangiare o per bere ».

Gli altri concili presero misure analoghe. Il concilio di Elvize (Spagna) proibisce (al canone 16) il matrimonio delle donne cristiane con ebrei. Il Concilio di Laodicea nell'anno 347 proibisce (canoni 37 e 38) ai cristiani di accettare doni dagli ebrei e di mangiare in loro compagnia.

Sotto l'influenza di questi principii dottrinali e giuridici confermati ed applicati costantemente dalla Chiesa a partire dal secolo IV gli Imperatori cristiani incominciarono prima a limitare i privilegi agli ebrei, poi ad abolirli, da ultimo a sostituire i privilegi che godevano, con disposizioni a loro ostili. Si passò di mano in mano dalla abolizione del diritto di esercitare il proselitismo, alla limitazione dell'esercizio del culto. Così che dal 439 in poi questa fu, in tale materia, la condizione fatta agli ebrei: divieto ai cristiani di occupare le Sinagoghe, divieto di danneggiarle o incendiarle o trasformarle in chiese cristiane, ma divieto agli ebrei di costruire nuove Sinagoghe. Furono altresi consentite le feste ebraiche e concessa l'osservanza del sabato, ma furono vietate tutte le cerimonie e specialmente la festa di Purim, interpretata come la più grave offesa alla fede cristiana.

Non siamo ancora a Giustiniano e già sotto l'influenza della dottrina della Chiesa vengono comminate pene contro gli ebrei che circoncidano i cristiani, mentre si favoriscono i battesimi con leggi speciali a favore dei convertiti e con protezioni penali per danni arrecati agli antichi correligionari. Sono di questi tempi i divieti agli ebrei di avere schiavi e le disposizioni in materia di successioni ereditarie a favore dei convertiti.

Con Giustiniano cominciò la limitazione vera del culto anche nelle Sinagoghe. Nel 553 egli impose il testo sul quale gli ebrei potessero fare la lettura della Bibbia, proibì la lettura dei libri sacri, e minacciò di morte gli ebrei che avessero messo in dubbio la resurrezione, il giudizio universale e la divinità degli angeli. Giustiniano diede valore di legge al divieto stabilito dai concili al matrimonio fra ebrei e cristiani e all'esclusione degli ebrei da ogni ufficio pubblico, perché non potessero esercitare qualsiasi potestà giudicante. Sono di questo tempo le disposizioni che annullano il diritto matrimoniale mosaico e la poligamia degli ebrei.

Il codice giustinianeo, con questo insieme di limitazioni, costituì la base nuova del diritto romano comune, relativamente ai rapporti tra cristiani ed ebrei. Ma le limitazioni aumentarono con i successivi Imperatori cristiani.

Netta separazione degli ebrei

Contemporaneamente i Pontefici emanavano norme disciplinari e facevano emettere canoni dai concilii. I concilii di Vannes (465) e di Agde (506) confermarono ed amplificarono i divieti di Laodicea. Ma le restrizioni aumentarono con il progredire degli anni. Il concilio di Orléans (538) proibì agli ebrei di farsi vedere con i cristiani nei giorni della passione, morte e resurrezione di Gesù Cristo. Il Concilio di Macon (581) confermò il divieto, aggiunse alcune forme di ossequio degli ebrei verso il clero, e li escluse da tutte le funzioni e da tutti gli incarichi pubblici. Il Concilio di Reims dell'anno 625 escluse gli ebrei dal servizio militare. Il Concilio di Toledo nel 633 escluse anche i meticci, anche quelli convertiti alla religione cattolica, da tutti i pubblici incarichi.

Tutta la formazione del diritto canonico della Chiesa risente dei principi dei concilii radunatisi in Ispagna a cominciare da quello di Toledo del 633, il quale stabili la netta separazione degli ebrei dai cristiani e ridusse a servi del clero gli ebrei convertiti. Si credeva tanto poco alla conversione che il concilio del 655 in Toledo stabiliva l'obbligo degli ebrei di stare in chiesa non solo nei giorni festivi dei cristiani ma anche nei giorni festivi ebraici, per evitare che gli ebrei convertiti partecipassero anche a riti ebraici.

Queste disposizioni fecero corpo con tutte quelle leggi canoniche che, a cominciare dalla metà del secolo XI, costituirono il diritto unico ed universale della Chiesa cattolica, in questa materia.

La Chiesa vietò le abitazioni comuni degli ebrei con i cristiani, proibi ai cristiani di mangiare il pane azzimo dei giudei, di ricorrere ai loro medici, di usare le loro medicine, di usare i loro bagni; e di mano in mano che l'autorità della Chiesa aumentava, la sua mano si faceva più pesante.

Vennero anche per opera dei Pontefici provvedimenti in difesa degli ebrei, ma solo per attenuare la persecuzione da parte del popolo, per vietare le violenze a fine di costringerli al battesimo, per vietare i furti impuniti in danno degli ebrei, l'uccisione degli ebrei, ecc., ecc. Fu Gregorio I che cominciò a mettere freno allo scempio che i cristiani facevano delle persone e delle cose ebraiche. Egli vietò che fossero invasi i cimiteri degli ebrei, che fossero saccheggiate le case, ne fossero turbate le feste, ecc., ecc.

Gli stessi Pontefici però che frenavano le violenze, come Alessandro III, confermavano le limitazioni e ne aggiungevano delle nuove: come quella per cui gli ebrei non dovevano tenere finestre e porte aperte il venerdi santo e per nessuna ragione potessero avere, in servizio familiare, cristiani.

Le invettive di Innocenzo III

Restano memorabili le invettive di Innocenzo III (1199) contro i principi secolari che favorivano gli ebrei e tolleravano la loro « insolenza ». Fu questo Pontefice che fece emanare dal concilio Lateranense (1215) le disposizioni che dovevano mettere in uno stato di inferiorità e di soggezione l'ebreo di fronte al cristiano, e fece degli ebrei anche esteriormente una società distinta e separata; e dopo avere ripetute tutte le proibizioni e le limitazioni precedenti, il Concilio Lateranense ordinò che gli ebrei di ambo i sessi in ogni provincia ed in ogni tempo dovevano distinguersi dal resto del popolo per la qualità dell'abito. Il Concilio di Avignone (1209) proibì ai cristiani ogni rapporto commerciale con gli ebrei e persino la conversazione con gli ebrei anche su banali argomenti.

Queste disposizioni furono costantemente ribadite e fecero parte dei decreti di Gregorio IX (De Judaeis, Sarracenis et eorum servis) che completarono il diritto canonico relativo agli ebrei.

E quando gli ebrei venivano torturati e messi a morte sotto l'accusa dell'omicidio rituale e del vilipendio delle ostie, gli stessi Pontefici, che intervennero per proteggere gli ebrei dallo sterminio, non revocarono queste disposizioni; e più tardi altri successori aggravarono la condizione degli ebrei prima ordinando di dare alle fiamme il Talmud (1553), poi censurando i libri ebraici.

Sopraggiunse il 14 luglio 1555 la bolla pontificia « Cum nimis absurdum » destinata ad esercitare influenza decisiva sulla condizione degli ebrei in ogni parte del mondo, con la quale bolla si prescriveva agli ebrei di Roma e delle altre città dello Stato pontificio di abitare in istrade separate dai quartieri cristiani e creando il ghetto e vietando agli ebrei di acquistare la proprietà delle case. Si ribadiva l'obbligo del segno esteriore nell'abito, il divieto di avere domestici cristiani, di trattenersi a tavola a giocare coi cristiani, di curare i cristiani, di farsi chiamare « signore ».

È soprattutto l'enciclica di Papa Benedetto XIV A Quo Primum rivolta il 14 giugno 1751 ai primati, arcivescovi e vescovi del regno di Polonia, che ha per noi un valore tutto particolare. In essa si legge:
« Noi siamo stati informati da persone degne di fede della situazione della Polonia. Ci è stato riferito che certe regioni sono talmente invase dagli ebrei che non si trova più traccia di cristiani... Ma il peggio è che gli ebrei sono perfino ammessi alla corte dei grandi: essi vengono assunti come amministratori col titolo di Maresciallo di Corte, acquistando il diritto di abitare assieme ai cristiani e possono esercitare la loro potenza alle spese di questi ultimi. Gli ebrei si consacrano soprattutto al commercio, che permette loro di divenire ricchi. Mediante un 'usura senza limiti essi rovinano completamente ogni cespite familiare ed ogni eredità. Non vi aiuteremo a liberarvi dagli ebrei e anche a superare le difficoltà che incontrerete quando avrete a che fare con gli ecclesiastici non sottomessi alla nostra autorità. Nel frattempo autorizziamo il riverendissimo arcivescovo di Nizza e il Nunzio di questo centro a dare gli ordini necessari, secondo i poteri ad essi conferiti. Noi vi promettiamo inoltre di collaborare con loro, che con la loro autorità ed il loro potere potranno contribuire a liberare il nobile Regno di Polonia dall'avvilimento e dall'onta. Intanto reverendissimi fratelli, pregate Dio, dispensatore di ogni bene, di volervi accordare la sua benedizione per una tale causa. Pregatelo di dare il suo appoggio alla Santa Sede. Noi vi colmiamo del nostro amore e vi diamo, cari fratelli, anche per i fedeli che vi sono confidati, la benedizione apostolica ».

Roma anti-Gerusalemme

Tutti gli Stati, fino alla rivoluzione francese, ispirarono la loro legislazione a quella della Chiesa, e molti l'aggravarano espellendo gli ebrei, confiscando le loro proprietà e annullando i loro crediti, oppure espellendoli, negando la libertà del loro culto, forzandoli al battesimo, costringendoli ad ascoltare le prediche e raccogliendoli negli ospizi dei catecumeni. Si susseguirono i divieti contro la edificazione delle Sinagoghe e per la esclusione degli ebrei dai pubblici uffici, dalle scuole, dall'acquisto di gradi accademici, dall'esercizio delle professioni e del commercio. Tutto in armonia con le disposizioni sancite dalla Chiesa attraverso i concili e le bolle pontificie.

Fu la rivoluzione francese che proclamando l'uguaglianza di tutti gli uomini, emancipò gli ebrei, e li fece cittadini, e donò a loro indebitamente uno Stato, una sovranità, una dignità, che sono beni solo per chi li conquista, ed essi li avevano perduti senza speranza essendo incapaci di vivere con disciplina politica, essendo stati sempre negatori del valore umano. Anzi la rivoluzione francese non provocò soltanto in tutta Europa la donazione indebita della cittadinanza agli ebrei, ma impose che ogni nazione li riconoscesse propri e familiari e partecipi di una civiltà, di una storia, di una razza, che essi disprezzavano e detestavano. La razza giudaica ha sempre detestato i Goim, i Gentili, ed essendo inferiore in tutte le virtù che hanno eletto al comando i popoli ariani, proprio per questo ha sempre sperato e spera ancora di vederli prostrati dall'ira del loro Dio vendicatore e protettore, proprio per questo essa maledice, sfruttandola, la storia gloriosa della civiltà nostra.

Roma è ancora e sempre l'anti-Gerusalemme. In realtà i giudei, essendosi proclamati gli schiavi favoriti di Dio, odiano gli uomini che non vogliono essere schiavi, ma figli ed artefici della divinità.

Forse la Chiesa cattolica accolse questo nuovo principio di eguaglianza, forse abrogò i suoi canoni, corresse la dottrina dei Padri, le bolle dei Pontefici? La domanda è ironica.

La chiesa non poteva correggere se stessa senza colpire a morte l'infallibilità del suo magistero: non poteva, né voleva. Anzi confermò i suoi provvedimenti e i suoi principi anti-giudaici, ed acuì il suo sospetto, la sua avversione, la sua collera, con tanta maggiore intensità quanto maggiore sembrava l'entusiasmo di tutti i popoli per i nuovi principi democratici e umanitari. Sola contro tutti, la Chiesa reintegrò il combattimento con un ardire che parve temerario, ed era, per gran parte, anche antistorico.

Le massime d'Israele

E d'altra parte, come poteva la Chiesa non prendere posizione contro l'ebraismo, la cui ragione di essere poggia su queste massime che sono la preghiera quotidiana degli ebrei?
« Voi israeliti siete chiamati uomini, mentre le nazioni del mondo non sono da chiamarsi uomini, ma bestiame » (Talmud, Babà mezia fol. 114, col. 2).
« La progenie di uno straniero (cioè da un non ebreo) è come progenie di animali » (Jebamorth, Fol. 94, col. 2).
« Il Messia darà agli ebrei il dominio del mondo, al quale serviranno e saranno sottoposti tutti i popoli ».
« Il migliore fra i non ebrei, uccidilo ».
« E proibito dare a prestito ai non ebrei senza usura ».
« Che cosa è una prostituta? Ogni donna che non sia ebrea ».
In realtà la Chiesa si oppose, in modo generico, contro lo spirito della filosofia illuminista e democratica — si può dire senza timore: della religione democratica — come quella che scacciava dal trono il Dio tradizionale della rivelazione e vi faceva succedere la Dea Ragione o la Dea Natura, della quale sacerdoti erano e dovevano essere tutti gli uomini. E in modo specifico la Chiesa si oppose agli ebrei che, accogliendo il nuovo verbo o facendosi propagandisti fanatici della nuova filosofia, conquistarono ben presto i posti di comando nelle società massoniche, e guidarono la battaglia contro la Chiesa cattolica con un anticlericalismo superficiale e vendicativo.

Antigiudaismo costante

Di questo ostinato antigiudaismo della Chiesa è superfluo addurre i documenti, se è vero, com'è vero, che tutti noi ne siamo i testimoni. E noi, proprio per iscrupolo di coscienza e solo perché ci siamo accorti per esperienza che non v'è peggiore sordo di chi non vuol sentire — di questi sordi se n'è in questi ultimi tempi moltiplicato il numero improvvisamente e vertiginosamente! — ci siamo valsi ed ancora oggi ci vogliamo valere, con sincere parole di lode, della « Civiltà Cattolica » che, di tutti i periodici cattolici, è senza alcun dubbio la più autorevole, la più ortodossa e — meritatamente — la più ascoltata dalla Santa Sede. Il più tremendo atto di accusa, se non il più umano e sereno contro gli ebrei, negli ultimi cinquantanni, è proprio quello che i Padri Gesuiti pubblicarono nel 1890 sulla « Civiltà », dove i diritti dell'uomo proclamati dalla rivoluzione francese, sono proclamati diritti dell'ebreo, e i rimedi contro la « prava razza », contro questo nemico del genere umano, i rimedi più radicali quali la confisca dei beni e la espulsione, non sembrano sufficienti. In realtà i reverendi Padri Gesuiti esigono l'annullamento di tutte le norme che assicurano ai giudei la eguaglianza politica e civile.

Furono sempre i Padri Gesuiti che riconobbero nella massoneria uno strumento giudaico di lotta e di persecuzione odiosa contro il cristianesimo. Furono i Padri Gesuiti — ai quali, assai più che ai seguaci di S. Domenico spetterebbe il nomignolo di cani di Dio — che si scagliarono come cani generosi e ostinati contro i giudei, contro questo nuovo e più potente nemico del cristianesimo, e l’addentarono, e non lasciarono più la preda.

Anche pochi mesi or sono, essi indicarono ai cattolici il giudaismo come la « nazione equivoca » e insieme come la « religione equivoca », e dichiararono profondamente corrotta la religione giudaica, confermando che il giudaismo mira al dominio del mondo; pochi mesi or sono, cioè dopo che il Fascismo ed il Nazismo avevano dovuto sperimentare a loro danno queste stesse verità e venivano denunciando il pericolo di questa Internazionale ebraica, la cui megalomania razzista non si vede come possa raggiungere l’intento senza la distruzione e la corruzione di tutti i più forti popoli della terra.

Ma è la costituzione stessa della Compagnia di Gesù che stabilisce nei riguardi degli ebrei una intransigenza che va più oltre di quella del nazismo. Le regole della Compagnia di Gesù sono formali in questo argomento: vietano assolutamente di ricevere nella Compagnia chiunque discenda da razza ebrea o saracena risalendo fino al quinto grado — il razzismo ariano dei Gesuiti è dunque assai più severo della stessa Germania, dove non si risale più in là del quarto grado. L'impedimento è assoluto, e neppure il Padre Generale può accordarne la dispensa.

I Padri Gesuiti precursori

Ora fino a quando i Padri Gesuiti non avranno rinnegata questa loro costituzione, e fino a quando continueranno ad essere per la loro cultura, per la loro intelligenza, per la loro difesa costante del dogma e della morale cattolica i custodi più tenaci della ortodossia, noi fascisti possiamo ben dire di aver avuto precursori e maestri costanti, nella questione ebraica i Padri della Compagnia di Gesù. E questa sola colpa ci si potrà attribuire, di non avere applicata tutta la loro intransigenza nei confronti degli ebrei.

Né i Gesuiti sono stati soli nella Chiesa combattere. V'è una raccolta impressionante nella Revue Internationale des Sociétés Secrètes di Parigi fondata nel 1912 da monsignor Jouin, curato nella chiesa di S. Agostino a Parigi. Tutta l'attività di questa rivista è diretta contro il pericolo giudeo-massonico. I documenti si susseguono a getto continuo. È di monsignor Jouin la famosa edizione « Les Protocols de Sages de Sion », sotto il titolo « Le peril giudeo-maconnique » (Paris, 1918).

Perchè si cambia rotta?

Che cosa é avvenuto in questi ultimi mesi per cui le riviste cattoliche amerebbero vedere distrutte le loro collezioni? Ecco una lettera al Direttore di « Vita Italiana » di uno scrittore cattolico che per tutta la vita non aveva fatto altro che denunziare il pericolo giudeo-massonico nelle riviste e giornali di cui era assiduo collaboratore:
« Ricevetti di ritorno il mio scritto sulla Internazionale bolscevica e ricevetti pure il 'Regime Fascista' dell'11 corr. e la ringrazio di questo invito che mi ha procurato il piacere di sentire le sue giuste osservazioni contenute nell'opportuno articolo 'Insistiamo'. Nella precedente mia lettera le preannunciavo la pubblicazione in due periodici cattolici del suaccennato mio scritto, nel quale elogiavo, tra l'altro, l'opera saggia e coraggiosa da lei estrinsecata e soprattutto con la illustrazione dei famosi Protocolli dei Savi Anziani di Sion.
Ma con dolorosa sorpresa mi son visto restituire l'altra copia del mio manoscritto, perché a giudizio del revisore ecclesiastico, che io non conosco, il mio scritto non poteva essere pubblicato, non dovendosi più occupare i periodici suddetti della questione ebraica.
Io sono cattolicissimo e praticante, ma sono anche fascistissimo e non so comprendere questo nuovo improvviso cambiamento di indirizzo delle due riviste cattoliche nelle quali, fino al mese scorso, io potei pubblicare tutti i miei articoli contro l'ebraismo massonico e bolscevico ».
Che cosa ha portato a questo mutamento? Eppure quando i Pontefici prendevano e costantemente conservavano quell'atteggiamento avverso agli ebrei e li relegavano nel ghetto non era avvenuto nulla che potesse anche lontanamente paragonarsi al bolscevismo della Russia, massacratore di centinaia di migliaia di religiosi, nulla che potesse paragonarsi ai martirii sopportati dai cattolici in Ungheria ed in Ispagna. Gli ebrei allora non potevano nuocere e nulla chiedevano fuorché di vivere e di essere lasciati in pace.

Ora sono terribilmente chiari i fatti, le parole, gli intenti della Internazionale ebraica; ora è evidentissimo l'odio di questa razza contro gli Stati fascisti e il proposito non più dissimulato di corrompere, dissolvere e fiaccare le energie nazionali, la missione storica, la eroica volontà di due fra i più grandi popoli della terra: l'italiano e il tedesco.

Una serie di interrogativi

Cosa è avvenuto, che la Chiesa ufficiale si senta oggi non più antisemita, ma filosemita? Non vogliamo credere che si avveri quella stolida vanteria confessata dagli ebrei al Simonini e che il Simonini rivelava al padre gesuita Barruel:
« Noi nella sola Italia abbiamo più di ottocento ecclesiastici... e non disperiamo di avere anche un Papa del nostro Partito ».
Che è successo perché il Nuovo Testamento stia per essere dimenticato e corrotto dal Vecchio Testamento? Il Vecchio Testamento non è solo il libro dei profeti che annunciano il Messia: è il libro della legge giudaica senza lo spirito creatore; è la miseranda confessione di un popolo che si vanta di essere schiavo di Dio e odia gli altri popoli che il cristianesimo ha rinnovato e ricreato figli di Dio cosi come dice S. Paolo, l'apostolo delle genti.

Perché oggi i comunisti, i massoni, i democratici, i nemici dichiarati della Chiesa, le offrono oggi i loro servizi e le dispensano lodi? Per servirsene contro il Fascismo. Ma il Fascismo è amico della Chiesa, perché cattolico e romano. E non a parole; noi l'amicizia l'abbiamo dimostrata con i fatti. Il Fascismo ha dato alla Chiesa quello che nessun altro governo liberale o conservatore o democratico aveva mai concesso.

Questi nostri interrogativi creano a noi cattolici una profonda tragedia spirituale. Noi non possiamo nel giro di poche settimane rinunciare a quella coscienza antisemita che la Chiesa ci ha formato lungo i millenni. Ma supereremo questa nostra tragedia, coscienti della nostra missione politica. Noi ricordiamo che lo spirito cristiano è l'energia più alta che sostiene gli uomini e i popoli europei, e li conduce al combattimento per il servizio di Dio. E non vorremmo che la Chiesa perdesse la sua integrale missione educatrice occupandosi di questioni politiche che spettano solo al Fascismo. Sì, perché il Fascismo obbedisce alla storia, e conserva e arricchisce ai posteri l'eredità di Roma.