Diciannovesimo annuale della costituzione dell'Aeronautica
di Benito Mussolini
Ufficiali! Allievi accademisti! Sottufficiali! Avieri!
Quarantanove medaglie d'oro alla memoria e sei a viventi cingono di un nuovo serto di gloria l'Ala della patria e documentano e consacrano l'indomito valore guerriero della nostra razza.
Oggi, diciannovesimo annuale dell'Arma azzurra, giova ricordare tempi vicini e che pur sembrano lontani e incredibili quasi. Non per gli smemorati e nemmeno per i residui gruppi di bastardi incapaci di sentire la grandezza di questo momento unico nella storia umana, ma. per i giovani, per i giovanissimi anzi, e una volta per tutte.
Verità inconfutabile è: quando la rivoluzione delle camicie nere diventò Governo e regime, non esisteva più letteralmente nulla di quell'Aviazione che, durante la guerra europea, sulle doline del Carso e sui picchi delle Alpi, da Vienna a Cattaro, aveva scritto imperiture pagine di eroismo e in Francesco Baracca, immacolato e intrepido come Baiardo, aveva trovato il suo cavaliere del cielo. Negli anni 1919 e 1920, 1921 e 1922, nei campi deserti infoltivano le erbe maligne. Nelle rimesse, scarsi rottami a guisa di reliquie. E i piloti assistevano con la più profonda tristezza nel cuore a tanta vasta, assurda, criminosa rovina.
Fu lanciato l'appello e risposero per primi coloro che in tempo di universale scetticismo avevano sempre fermamente creduto. Le volontà furono tese al massimo e dopo poco tempo, merito esclusivo del fascismo, l'Ala italiana risorta valicava il Mediterraneo, si spingeva sino al Mar Nero. E poco tempo dopo ancora, guidati da Balbo, grandi stormi superavano l'Atlantico, fra l'ammirazione del mondo.
Venne l'ora delle decisioni, l'evento eternamente insostituibile per saggiare la tempra dei popoli e determinare fra di essi le scale dei valori e le necessarie gerarchie. E fu la guerra: guerra per la riconquista della Libia, guerra per la conquista dell'impero, guerra per la liberazione della Spagna dal pericola bolscevico, guerra, oggi, contro la laida coalizione demo-plutocratico-bolscevica, guerra per liberare definitivamente l'Italia e spezzare le catene che la tengono incarcerata nel suo stesso mare. (La folla prorompe in vibranti, entusiastici applausi e grida a lungo: « Viva il Duce ! »).
In ognuna di queste guerre, l'Aviazione italiana si è prodigata sino al limite umano, nel rischio, nel sacrificio, nell'Offerta suprema. Gioventù, entusiasmo, ardimento, ecco le doti dei soldati che proteggono il cielo della patria e contribuiscono alla vittoria.
Possente come il rombo dei motori sia il monito che sorge dal transito di mille e mille camerati caduti. Essi sono ancora e sempre presenti e guidano invisibilmente dall'alto gli stormi ai quali appartennero. Essi vivono e per i secoli continueranno a vivere nel cuore profondo e generoso e memore del popolo italiano. (Applausi e grida di:« Duce! Duce! »). Mentre il Duce parla, due gruppi di « Macchi 282 » passano a bassa quota nel cielo del Velabro. Gli apparecchi escano dalle nubi gonfie e saettano sulla piazza con un rombo formidabile. La grandiosa acclamazione che corona le alte parole del Duce viene suggellata dagli onori militari resi di nuovo dai reparti).