Sunday, 4 March 2012

Discorso di Roma, 6 dicembre 1936

Per la premiazione del concorso nazionale del grano

di Benito Mussolini

Camerati Agricoltori!

Siamo qui raccolti in questa solenne cerimonia a carattere nazionale e ormai tradizionale per premiare i migliori tra voi, per additarli da Roma al plauso della nazione e per tracciare il bilancio agrario dell'anno solare che sta per finire.

Bilancio che non è da considerarsi brillante, perché il raccolto è stato minore nei tre prodotti fondamentali dell'economia rurale italiana: il grano, il vino, l'olio.

Il raccolto, granario è stato inferiore del 20 % a quello del 1935, il raccoltodell'uva è stato inferiore del 25%, quello delle ulive del 27%.

Sono andati viceversa discretamente bene e molto bene altri prodotti dell'economia agricola e precisamente c’è stato in confronto del 1935, un aumento nel raccolto del granoturco (20 %), del riso (9%) dei fagiuoli (35%) delle patate (18 %).

Di molto superiore a quella del 1935 è stata la produzione dei bozzoli e normale può dirsi il raccolto delle bietole da zucchero.

Date le piogge, v'è stata grande abbondanza di foraggi, il che ha permesso di ricostruire le stalle e di migliorare i prezzi del bestiame e ciò è stato di grande conforto per i contadini.

Buoni i prezzi dei prodotti caseari, quanto alle produzioni ortofrutticole, il raccolto è stato normale ed i prezzi convenienti. La canapa - pianta all'ordine del giorno della Nazione - ha dato un buon raccolto e remunerativi. In genere tutti i prezzi spuntati dai prodotti della terra, possono, nell'annata agricola 1936, dirsi soddisfacenti.

Parliamo ora degli ammassi. Perché non sorgano equivoci, dichiaro che la politica totalitaria - cioè obbligatoria - degli ammassi sarà continuata per i bozzoli, il grano, la canapa, mentre il vino si gioverà di provvedimenti in corso di preparazione ed il riso continuerà ad essere disciplinato dall'apposito Ente, che ha salvato in un momento di crisi estrema la risicoltura italiana.

Questa disciplina, di indubbio carattere corporativo, cioè fascista, giova agli interessi dei produttori e dei consumatori; non giova, evidentemente, agli interessi degli speculatori, i quali, essendo una infima, non necessaria anzi nociva minoranza, possono, debbono, faranno bene a cambiare mestiere, poiché il clima fascista non è fatto per loro.

La politica degli ammassi granari è sorta come una proficua iniziativa volontaria degli agricoltori. È cominciata nel 1930, con un ammasso modesto di 66.000 quintali. Ma l'anno dopo l'ammasso sale già a 453.000 quintali; nel 1932 a 588.000; nel 1933 a 893.000; nel 1934 si passa di un balzo a 5 milioni di quintali e nel 1935 a 8 milioni di quintali.

Ma questi ammassi volontari giovano ad una minoranza di rurali, ai facoltosi, a quelli che possono aspettare; non giovano agli altri - la maggioranza - che dovevano svendere al momento del raccolto e a prezzi talvolta irrisori.

L'ammasso totalitario per legge elimina questo danno e garantisce a « tutti » un prezzo equo e remunerativo, come è stato equo e remunerativo il prezzo fissato per il 1936.

Sono io il primo a riconoscere che la pratica totalitaria dell'ammasso nel 1936 ha dato luogo a inconvenienti che sono stati eliminati non appena segnalati al competente Ministero e che saranno totalmente eliminati nel 1937, soprattutto per quanto concerne il pagamento del grano, che dovrà essere effettuato all'atto della consegna, mentre saranno migliorate tutte le attrezzature per quanto ha riguardo al funzionamento degli ammassi.

A questo punto voglio fare un elogio della disciplina veramente ammirevole di cui han dato ancora una volta prova i rurali italiani, per le loro fatiche, per il loro attaccamento alla terra - a questa terra italiana lavorata lungo i millenni da generazioni e generazioni di contadini e che costituisce il suolo sacro della Patria - per la loro tenacia, per le coraggiose ed ormai universali applicazioni della tecnica più moderna, per la loro fedeltà, per il loro patriottismo che si è palesato in piena luce nella conquista dell'Impero, i rurali italiani meritano un buon raccolto nel 1937 e meritano soprattutto l'interessamento costante del Regime, il quale vuole raggiungere e raggiungerà la mèta segnata, la completa autonomia alimentare del popolo italiano.