Tuesday 5 February 2013

Lettera al cancelliere Adolf Hitler, 8 marzo 1943


8 marzo 1943

Führer,

desidero anzitutto ringraziarvi molto cordialmente della lettera che mi avete mandato a mezzo del Ministro Ribbentrop, col quale, negli ultimi colloqui a Roma, ho discusso taluni importanti punti della lettera stessa. Ciò nonostante, reputo utile fissare, nelle pagine che seguono, le considerazioni e le conclusioni che mi vengono suggerite da un esame della situazione generale. Permettete che io segua, nell'ordine degli argomenti, quello della vostra lettera.

1°) Tunisia. Sono lieto di constatare che anche voi, o Führer, considerate la Tunisia come un fattore essenziale dell'insieme strategico.

L'imperativo che ne consegue è chiaro: bisogna rimanere, a qualunque costo, in Tunisia; bisogna in ogni caso rimanervi il più a lungo possibile, poiché questo turberà profondamente e forse definitivamente l'esecuzione dei piani anglo-sassoni fissati a Casablanca. Per tenere la Tunisia, bisogna allargare la nostra testa di sbarco e non restringerla come vorrebbe Rommel, il che significherebbe di essere schiacciati e, in breve, sospinti verso il mare, senza scampo, data la superiorità che il nemico realizzerebbe attraverso il congiungimento delle sue armate e la possibilità di utilizzare tutti i campi di aviazione della Tunisia, da noi abbandonata. È mia convinzione che bisogna resistere sulla linea del Mareth. Ma per resistere e magari contrattaccare, è necessario alimentare le nostre forze: è necessario far giungere soprattutto cannoni, carri armati e carburante. Bisogna garantire i trasporti sul tratto breve, ma obbligato, del canale di Sicilia. Per ottenere tutto ciò, o Führer, non mi stancherò mai dl ripeterlo, occorre che l'aviazione de'll'Asse nella zona Sardegna, Sicilia, Tunisia, sia almeno uguale all'aviazione nemica. Noi abbiamo mancato la conquista dell'Egitto a causa della nostra inferiorità nell'aviazione; noi perderemo la Tunisia, se questa esigenza fondamentale non sarà raggiunta.

2°) Balcani. Circa l'azione in Croazia, nel primo tempo del ciclo Weiss, ritengo anch'io che i risultati, se non sono stati decisivi, furono tuttavia soddisfacenti. Quanto all'azione del quinto Corpo d'Armata italiano, al quale, Führer, fate cenno, il mio Comando Supremo mi fa osservare che il progetto compilato dal Generale Loehr prevedeva l'agganciamento e la distruzione delle formazioni ribelli mediante una rapida avanzata di colonne celeri germaniche su Bihac-Bos, Petrovac-Kliuc. Tali località avrebbero dovuto essere raggiunte sin dal primo giorno, e cioè il 20 gennaio, rispettivamente dalla divisione S.S. Principe Eugenio (Bihac-Bos, Petrovac) e dalla settecentodiciassettesima divisione (Kliuc).

Compito delle truppe italiane del quinto Corpo era invece quello di avanzare metodicamente da ovest verso est, rastrellando il terreno, con obiettivi le località di Slunj, Bihac, Korenica, Udbina. Lo svolgimento della manovra non avvenne come previsto. Mancò l'azione celere in profondità dei tedeschi e gli obiettivi che dovevano essere raggiunti fra il 20 e il 21 gennaio lo furono tra il 28 gennaio e il 3 febbraio.

Le truppe del quinto Corpo, a cui era affidata l'azione metodica e di rastrellamento, nonostante le gravi difficoltà del terreno montano, della neve alta e dell'accanita resistenza ribelle, raggiunsero regolarmente gli obiettivi assegnati: Slunj il 25 gennaio; Korenica il 2 febbraio; Udbina il 4 febbraio.

Circa la seconda parte delle operazioni, come è stato concertato col Generale Warlimont, il Comando italiano darà tutto l'apporto possibile per assicurare il fianco delle divisioni tedesche che operano in direzione di Livno-Glamoc e per chiudere le vie di sfuggita verso sud ai partigiani.

Il Ministro Ribbentrop vi avrà, Führer, riferito che sull'argomento cetnici-partigiani si è lungamente discusso. Concordiamo pienamente nel ritenere che cetnici e partigiani sono nemici dell'Asse e che domani, soprattutto in caso di sbarco, essi farebbero fronte comune contro di noi e potrebbero metterei in una situazione molto difficile. Dato che, per le necessità della guerriglia, alla quale, come tutti i balcanici, anche i cetnici sono particolarmente adatti, alcune migliaia di cetnici furono localmente armati dai Comandi italiani e dato che questi cetnici si sono almeno sin qui molto energicamente battuti contro i partigiani, ho chiamato a Roma i Generali Robotti e Pirzio Biroli e ho impartito loro i seguenti ordini: a) nessuna ulteriore consegna di armi ai cetnici; b) loro disarmo non appena i partigiani avranno cessato di costituire un movimento armato pericoloso (un brigantaggio a sfondo più o meno politico rimarrà sempre come un fenomeno cronico in quelle regioni); c) il Generale d'Armata Pirzio Biroli è incaricato di prendere contatto e accordi coll'O.K.W. per la ulteriore azione da compiere nei confronti del movimento del Generale Mihajlovich, il quale, quantunque sia trattato da traditore nelle trasmissioni delle radio-partigiane, è pur sempre un nemico nostro, dato che è il Ministro della Guerra del governo jugoslavo sedente a Londra. Né mi sono ignoti i piani di revisione territoriale ai danni dell'Italia vagheggiati da questo signore. Mi giunge in questo momento la notizia che le forze tedesche venute a contatto nell'alta Valle Narenta con le formazioni cetniche avrebbero iniziato rapporti di collaborazione. I tedeschi avrebbero ceduto ai cetnici cartucce e bombe a mano.

3°) Sbarchi e secondo fronte. Che gli alleati debbano tentare la costituzione di un secondo fronte in Europa, è oramai assiomatico. Le esigenze della Russia sono imperiose. E quando, come io fermamente credo, l'iniziativa russa si sarà definitivamente arenata, gli anglosassoni dovranno far onore ai loro impegni e sbarcare in qualche punto d'Europa. Credo che sia opportuno distinguere fra tentativi di sbarco, che potranno essere numerosi e aventi lo scopo di disorientarci e magari frazionare le nostre forze, e la vera e propria invasione.

Prevedo, cioè, soprattutto quando la Tunisia fosse definitivamente perduta, le seguenti azioni contro l'Italia: a) bombardamenti massicci nelle regioni nord e sud dell'Italia; b) sbarchi di commandos e di paracadutisti in Sicilia e Sardegna, a scopo di migliorare la posizione marittima degli alleati. Una invasione vera e propria della penisola è una impresa che gli anglo-sassoni non possono seriamente progettare.

Di fronte a queste eventualità tutti i nostri preparativi di difesa delle due isole sono stati accelerati. Una commissione di vostri Ufficiali che ha visitato i sistemi di fortificazione della Sardegna vi potrà riferire. In Sardegna ci sono attualmente quattro divisioni. Una quinta sarà mandata entro il mese. Mi è stato comunicato che la difesa dell'isola sarà perfezionata dall'arrivo di un contingente tedesco, dotato di quelle armi che ci mancano. Poiché, o Führer, il nostro dramma è che noi siamo costretti a fare una guerra da « proletari », con le armi residuate dalla guerra del 1915-1918 e solo durante quest'anno cominceremo ad avere quelle armi moderne, senza le quali non si può reggere all'urto di masse modernamente e abbondantemente armate come le anglo-sassoni. Esclusa la sorpresa, io credo che il tentativo di sbarco nelle nostre isole è destinato a fallire.

4°) Spagna. Ho consegnato al vostro Ministro von Ribbentrop copia della lettera che Franco mi ha mandato a mezzo del nuovo Ambasciatore e copia della mia risposta. Credo, Führer, che è stato saggio di aumentare coi vostri aiuti l'efficienza delle forze armate spagnole. La Spagna è ancora una carta del nostro gioco, malgrado le oscillazioni della politica di Franco, e credo che potrebbe avere una parte importantissima il giorno in cui ci permettesse attraverso il suo territorio di prendere alle spalle tutto lo schieramento anglo-americano néll'Africa del Nord. Mi risulta che i nemici temono una mossa del genere.

5°) Fronte russo. Voi potete bene immaginare, Führer, con quale attenzione e passione io abbia seguito le vicende delle ultime operazioni sul fronte orientale. Non ho mai dubitato, un solo momento, che le forze armate del vostro Reich avrebbero ristabilito la situazione. L'eroismo dei vostri soldati, che voi documentate attraverso le perdite subite dalle divisioni SS, è stato universalmente riconosciuto. Lo sforzo che la Germania, dopo il vostro appello, si accing·e a compiere, è veramente unico nella storia dei popoli. Sono quindi sicuro che a un certo momento i bolscevichi si troveranno dinanzi a un muro insuperabile. Ma il giorno in cui, o Führer, avrete realizzato cogli uomini e colle opere il vallo dell'est, la Russia stremata di forze non rappresenterà più il pericolo mortale di due anni fa e a meno che non abbiate la certezza assoluta di distruggerne una volta per sempre le forze, mi domando se non sia troppo rischiare ripetere la lotta contro lo spazio infinito e praticamente irraggiungibile e inafferrabile della Russia, mentre ad ovest aumenta il pericolo anglo-sassone. Il giorno in cui in un modo o nell'altro sarà eliminata o neutralizzata la Russia, la vittoria è nelle nostre mani. Ma su questo argomento mi riprometto di parlarvi esaurientemente quando riavrò la fortuna di incontrarvi.

Corpo d'Armata italiano. L'Italia non può rimanere assente dal fronte russo e quindi il Il Corpo d'Armata rimarrà in Russia. Dev'essere riordinato e riarmato con armi efficienti, perché con uno schieramento filiforme, qual'era quello dell'8ª Armata italiana sul Don, senza riserve e con armi antiquate, le cose non potevano avere uno svolgimento diverso da quello che hanno avuto malgrado l'innegabile tenace resistenza dei nostri reparti. Ma permettetemi di manifestarvi il desiderio che il Corpo d'Armata italiano sia impiegato non in servizi di retrovie, ma in combattimento.

Da ultimo, consentitemi, o Führer, che io vi ringrazi per il premuroso interessamento per la mia salute. Non sto ancora veramente bene, ma sto meglio e considero il punto più alto della crisi superato. Credo che il tutto sia dovuto alla tensione nervosa di questi ultimi tempi. Non si fa della politica per 43 anni, senza che in qualche sua parte l'organismo non ne risenta. La cosa, in fondo, non mi preoccupa. L'importante è di combattere e di vincere. Le piccole infermità personali sono episodi insignificanti di fronte alle infermità che le demo-plutocrazie e il giudaismo hanno inflitto al genere umano, infermità che il ferro e il fuoco guariranno.

Rimetto al nostro incontro, che mi auguro prossimo, l'esame di altre questioni meno urgenti. Nell'attesa desidero ripetervi che la mia de'ci'sione di marciare con voi sino in fondo è incrollabile. E aggiungere che il popolo italiano nei suoi ceti responsabili è pienamente convinto che sino in fondo bisogna marciare qualunque cosa accada.

Accogliete, Führer, i miei sempre più camerateschi e cordiali saluti.

MUSSOLINI