Ai ciechi di Guerra
di Benito Mussolini
Miei cari compagni! Quando poco fa uno dei vostri dirigenti mi diceva che voi non vi siete mai lagnati della guerra e dei sacrifici terribili che essa vi ha imposti, anche quando l'Italia sembrava sommersa da un dilagare di istinti e di egoismi antinazionali, io non mi sono stupito perché della guerra si lagnano particolarmente coloro che vi hanno speculato sopra e che non l'hanno fatta se non per imboscarsi.
Ma coloro che hanno molto donato, coloro che hanno fatto all'Italia nostra una suprema dedizione di amore, i mutilati e i combattenti non si lagnano, ma accettano con romana semplicità ed austerità il loro sacrificio. Quando io mi trovo fra di voi — e l'altro giorno sono stato a Roma alla mensa dei vostri compagni di villa Felicetti — io rivivo tutte le grandi giornate della nostra guerra, tutti i sacrifici sostenuti dal popolo, gli atti di eroismi singoli e collettivi, quanto è costata di sangue e di lagrime la nostra superba vittoria.
Allora io vi dichiaro che un Governo che non tenesse conto dei vostri diritti sarebbe un Governo indegno e irriconoscente.
Ma nel Governo che ho l'onore di presiedere sono tutti combattenti, mutilati: tutti hanno vissuto la guerra.
Questi uomini di Governo non possono ignorare il vostro sacrificio e sanno quanto l'Italia vi deve per oggi e per domani.
Vi esprimo tutta la mia più fraterna simpatia di combattente, di uomo politico e di italiano: io vi abbraccio con infinita devozione, con simpatia, con ammirazione: e in questo abbraccio io intendo di onorare e di esaltare tutti coloro che hanno dato contributo di sangue e di opere alla grandezza della Patria.