Sunday, 4 March 2012

Discorso di Roma, 2 dicembre 1935

Alle donne d'Italia

di Benito Mussolini

Desidero prima di tutto ringraziarvi per avere accolto con la più grande spontaneità e sollecitudine l'appello che il massimo organo del Regime vi ha rivolto nella sua recente sessione.

Voi avete tutti i titoli e tutti i meriti per costituire l'avanguardia di quell'esercito femminile italiano al quale il Regime ha affidato il cómpito di reagire con metodo, con energia, con inflessibilità contro l'obbrobrioso assedio economico che cinge l'Italia.

Il Partito e il Regime contano quindi su di voi, sulla vostra sensibilità, sulla vostra pazienza, sulla vostra tenacia e contano sopra tutto su quello spirito di ardente patriottismo che freme nel cuore di tutte le donne italiane. Se qualcuno, negli anni gloriosi e tragici della guerra mondiale, quando la dolorosa notizia entrò nelle vostre case, fosse venuto da voi a dirvi che un giorno sarebbe giunto in cui i Paesi ai quali avevate offerto la giovinezza dei vostri figli, avrebbero rifornito di armi esplosive i nemici che lottano contro le truppe italiane, voi avreste respinto questa ipotesi come si cerea di allontanare un sogno malvagio.

Questa è la realtà di oggi. Non è senza emozione che ieri leggevo la lettera della madre di Filippo Corridoni, che ricordava il messaggio lanciato dal figlio, nell'atto di partire per il fronte, all'Unione sindacale milanese: « Andiamo a combattere per il Belgio martire, per la Francia invasa, per l'Inghilterra minacciata... »

Ora quelli che noi abbiamo aiutati, congiurano contro l'Italia. Ma quale è il delitto che l'Italia avrebbe compiuto? Nessuno, a meno che non sia un delitto portare la civiltà in terre arretrate, costruire, strade e scuole, diffondere l'igiene e il progresso del nostro tempo. Non è il lato economico delle sanzioni quello che ci sdegna. Le sanzioni economiche, in un certo senso, saranno utili al Popolo Italiano. Oggi finalmente ci accorgiamo di avere molte più materie prime di quello che non pensassimo.

Ma quello che ci rivolta nelle sanzioni è il loro carattere morale. È questo aver messo sullo stesso piano l'Etiopia e l'Italia, è questo aver considerato il Popolo Italiano, il Popolo che ha dato tanti contributi alla civiltà del mondo, come un oggetto da laboratorio, sul quale gli esperti ginevrini possano compiere impunemente le loro crudeli esperienze.

Anche quando tutto sarà finito, il solco che queste misure hanno tracciato nel nostro animo rimarrà profondo.

Non desidero aggiungere altro perché tutto ciò che io vi ho detto e potrei dirvi è già presente nelle vostre anime. Sono sicuro che, tornando nelle vostre città, voi porterete nei vostri cuori queste parole e le diffonderete ovunque in modo che esse siano la «consegna» di tutte le donne d'Italia e di tutto il Popolo Italiano.