Sunday 4 March 2012

Discorso al Senato, 14 dicembre 1932

I leoni di Traù

di Benito Mussolini

Signori Senatori!

La parola eloquente e commossa del senatore Corrado Ricci ha, io credo, interpretato il sentimento che vibra nei nostri cuori. Tutto quello che è accaduto a Traù, a Veglia ed in varie località della Jugoslavia, deve essere considerato come il sintomo rivelatore di uno stato d'animo, che continua a manifestare in vari modi, ma costantemente, la sua ostilità all'Italia.

A Traù sono stati distrutti i leoni della Serenissima, ed il vandalismo ha provocato un moto di sdegno in tutti i Paesi civili; a Veglia sono state consumate violenze anche mortali contro italiani; in altre molte località della Jugoslavia si sono verificate in questi ultimi tempi vessazioni deplorevoli contro italiani residenti in Jugoslavia o recatisi oltre i confini per attivare quei traffici con l'Italia che costituiscono, oggi, un'essenziale risorsa dello Stato vicino. Tutto ciò non accade per impulso irresponsabile di individui o gruppi, ma risponde ad un piano preciso.

Ove sono dunque da rintracciare i responsabili organizzatori di questi episodi, gli artefici di questa campagna? Confermo quanto ha detto il senatore Corrado Ricci, che gli intellettuali della Croazia hanno pubblicamente disapprovato le distruzioni di Traù. Anche durante la guerra gli elementi croati non toccarono mai i Leoni di Venezia, né gli altri monumenti dell'eredità di Roma.

Durante quattro secoli la Dalmazia fu difesa, incivilita da Venezia, e quando, al declinare del XVIII secolo, la Serenissima ebbe esaurito il ciclo della sua magnifica storia, gli abitanti della Dalmazia custodirono sotto gli altari maggiori delle loro chiese, i gloriosi vessilli di San Marco.

Io voglio supporre che quanti sono in Jugoslavia i quali hanno assimilato la civiltà dell'Occidente, la civiltà di Roma, debbono avere sofferto per la vandalica rabbia, come di fronte ad una mortificazione dello spirito, come di fronte ad un delitto perpetrato contro i monumenti di quella civiltà romana e veneziana che il dalmata Tommaseo in pagine immortali esaltò.

Gli autentici responsabili sono da individuare in taluni elementi che guidano la classe politica dominante dello Stato vicino, e per i quali la propaganda di odio e di calunnia contro l'Italia costituisce un tentativo per stabilire una qualsiasi coesione all'interno ed agitare un diversivo per l'estero. Ma non meno gravi responsabilità ricadono sopra altri elementi che chiamerò europei (vivissimi generali applausi), i quali vanamente sperano di turbare il nostro sangue freddo, collaudato ormai da molte e talora durissime prove, scatenando una clamorosa campagna di stampa, in cui il grottesco dell'ipotesi si associa perfettamente alla stupidità delle conclusioni. (Vivissimi applausi).

È di ieri la notizia pubblicata da un grande giornale straniero, il quale annunciava ancora una volta propositi di aggressione da parte dell'Italia contro la Jugoslavia, e ne fissava anche la data. Tutto questo risponde a torbidi obbiettivi; tutto ciò è organizzato sotto la maschera di quei falsi pacifisti, che ho sempre denunciato come i veri pericoli per la pace. (Approvazioni). Gli episodi che hanno culminato nelle distruzioni di Traù e nella uccisione di Veglia, sono stati oggetto di proteste diplomatiche del nostro Ministro a Belgrado.

Ma, accanto alle proteste ufficiali, lo scatto dell'animosa Gioventù Fascista, l'emozione di tutto il popolo italiano ed infine la parola che parte da questa alta Assemblea, hanno il loro profondo significato, sul quale è richiamata l'attenzione dell'Europa. I Leoni di Traù sono stati distrutti, ma ecco che, distrutti, sono, come non mai, diventati simbolo vivo e testimonianza certa. Solo uomini arretrati ed incolti possono illudersi che, demolendo le pietre, si cancelli la storia.