Al popolo di Cagliari
di Benito Mussolini
Cittadini! Camicie Nere! Popolo di Cagliari ardente e cavalleresca!
Sono stato in questi ultimi tempi in parecchie città, non escluse quelle che appartengono alla terra dove sono nato. Ebbene, vi dichiaro - perché questa è verità - che nessuna città mi ha tributato le accoglienze che oggi voi avete riserbato a me. Sapevo che Cagliari era città di forti passioni, sapevo che un grande fermento di rinnovazione fremeva nei vostri cuori. L'urlo col quale mi avete accolto, la folla stipata nel Teatro Romano, mi dicono che qui il fascismo ha salde radici nelle vostre coscienze.
Vi ringrazio, dunque, cittadini, dal profondo del cuore.
Sono venuto in Sardegna non già e non soltanto per conoscere le vostre terre. Quarantotto ore non basterebbero; e meno ancora basterebbero per esaminare da vicino i vostri problemi. Io li conosco, li hanno conosciuti tutti i governanti da mezzo secolo a questa parte: sono problemi presenti alla coscienza nazionale, e se Lino ad oggi non sono stati risolti, gli è che a Roma mancava quella ferrea volontà di rinnovamento che è perno, essenza: e fede del Governo fascista. (Applausi).
Passando per le vostre terre ho ritrovato qui, vivo, pulsante, un lembo della Patria. Veramente questa vostra isola è il baluardo della nazione all'occidente; è un cuore saldo di Roma. piantato in mezzo al mare nostro. (Acclamazioni). Talune catene delle vostre montagne mi ricordano le prealpi comasche; talune vostre pianure la Valle del Po; ma soprattutto ho visto nelle folle che si sono raccolte attorno ai gagliardetti, i bellissimi germogli della razza italiana, immortali nel tempo e nello spazio. (Acclamazioni).
Mi sono domandato: come dunque è avvenuto che ad un dato momento si è potuto pensare nel continente che questa isola di eroi e di salde cosdenze si fosse intiepidita nel suo fortissimo amore verso la madre Patria? Non ho mai creduto a ciò. (Applausi).
Era un enorme equivoco: non era in gioco la Patria; erano piuttosto in gioco i pavidi ed inetti governanti di Roma che troppo tempo vi avevano dimenticati. (Applausi). Credo, e lo affermo qui al vostro cospetto, credo che poche regioni d'Italia possano rivaleggiare con voi in fatto d'amor di Patria. (Applausi).
Voi, cittadini, popolo di Sardegna, voi l'amor di Patria lo avete celebrato nelle fangose trincee, dallo Stelvio al mare (acclamazioni), avete salito il vostro ineffabile e glorioso Calvario e vi avete lasciato migliaia di vostri figli, di vostri fratelli, il fiore della vostra stirpe.
Non sarebbe dunque enormemente ingrata l'Italia se dimenticasse questo vostro magnifico olocausto di sangue, se non vi desse in pace quello che avete meritato in guerra? È bene dirvelo: non sono venuto per fare promesse, ma assicuro che le promesse che ho fatto e farò saranno rigidamente mantenute.
Fra tutti, uno spettacolo ha percosso il mio cuore di fascista intransigente assoluto. Mi avevano detto che la Sardegna, per ragioni speciali di ambiente, era refrattaria al fascismo. Anche qui si trattava di un equivoco. Ma da oggi le coorti e le legioni, le migliaia di camicie nere solidissime, i sindacati, i Fasci, la gioventù tutta di quest'isola, è là a dimostrare che, essendo il Fascismo un movimento irresistibile di rinnovazione della razza, doveva fatalmente toccare e conquistare quest'isola dove la razza italiana ha le sue manifestazioni più superbe. (Applausi).
Vi saluto, camicie nere! Ci siamo veduti a Roma, ed i manipoli della Sardegna ebbero il plauso della capitale. Voi portate nel cuore la fede che a un dato momento fece partire da tutte le città e da tutti i villaggi d'Italia migliaia e migliaia di fascisti per scendere a Roma.
Nessuno può pensare di strapparci il frutto di una vittoria che abbiamo pagato con tanto generosissimo sangue di giovanetti che si sono immolati per schiacciare il bolscevismo italiano. Migliaia e migliaii di giovanetti che ebbero il martirio delle trincee, che hanno ripreso la lotta civile, che hanno vinto, hanno tracciato un solco tra l'Italia di ieri, di oggi e di domani.
Cittadini di Cagliari!
Certamente dovrete ancora essere partecipi di questo grande dramma. Certamente voi volete vivere la vita della nostra grande collettività nazionale, di questa nostra adorabile Italia, di questa bellissima madre che è il nostro sogno, la nostra speranza, la nostra fede, la nostra certezza, perché passano gli uomini, forse anche i Governi, ma la nazione, l'Italia, vive e non morirà mai! (Applausi entusiastici).
Parto domani da questa vostra isola, con una certezza. Questa ho visitato oggi gli impianti del Tirso, che non sono soltanto un privilegio della Sardegna, ma sono un capolavoro che può inorgoglire tutta la nazione. Sento, quasi per intuizione dello spirito, sento che anche la Sardegna troppo dimenticata, forse troppo paziente, anche la Sardegna oggi marcia al passo con tutte le altre regioni sorelle. Salutiamoci dunque, o cittadini.
Dopo questo mio discorso, che ha. voluto essere un atto di devozione ed una specie di comunione fra il mio ed il vostro spirito, salutiamoci gridando: Viva il re! (Acclamazioni ). Viva l'Italia! (Acclamazioni ). Viva il fascismo! (Acclamazioni prolungate).