Saturday, 3 March 2012

Discorso di Rovigo, 2 giugno 1923

Al popolo di Rovigo

di Benito Mussolini

Come trovare le parole necessarie per ringraziarvi di queste magnifiche accoglienze? Pochi istanti fa il vostro Sindaco mi recava il saluto della città e della provincia.

Ho attraversato oggi le vostre terre dolci e feconde, solcate da fiumi, riscattate giorno per giorno dalla vostra opera tenace.

L'Italia tutta deve avere il senso di gratitudine per questo solido popolo lavoratore che, essendosi riconciliato con la realtà bella e suprema della Nazione, ha riscattato il diritto di essere trattato con un maggiore spirito di amicizia e di probità.

Io so di parlare ad una folla dove i lavoratori sono certamente la enorme maggioranza. Ebbene, a costoro io dico con tranquilla parola e con coscienza ancora più tranquilla che il Governo che ho l'onore di rappresentare non è, non può essere, non sarà mai nemico della gente che lavora.

Sei mesi di Governo sono ancora troppo pochi perché un programma sia condotto a termine; ma sono sufficienti, a mio avviso, per segnare le direttive di questo Governo. Ora le direttive sono precise, sicure. Il mio non è un Governo che inganna il popolo. Noi non possiamo, non vogliamo fare delle promesse se non siamo matematicamente sicuri di poterle mantenere. Il popolo è stato per troppo tempo ingannato e mistificato perché gli uomini della mia generazione continuino ancora in questo basso mestiere.

La lotta di classe può essere un episodio nella vita di un popolo: non può essere il sistema quotidiano perché significherebbe la distruzione della ricchezza e quindi la miseria universale.

La collaborazione, cittadini, fra chi lavora e chi dà lavoro, fra chi da le braccia e chi dà il cervello, tutti gli elementi della produzione hanno le loro gerarchie inevitabili e necessarie: attraverso questo programma voi arriverete al benessere, la Nazione arriverà alla prosperità e alla grandezza. Se io non fossi sicuro di tenere fede a queste mie parole io non le pronunzierei dinnanzi a voi in una occasione così solenne e memorabile.

Fascisti!

L’altro giorno io sono passato con uno di quegli apparecchi sulla vostra città. Quel volo, che certamente ha fatto trepidare qualcuno di voi, era pieno di un profondo significato: esso doveva dimostrare che sei mesi di governo non mi hanno ancora inchiodato nella comoda poltrona della burocrazia; ha dimostrato anche che io, come voi tutti, siamo ancora pronti ad osare, a combattere e, se occorre, a morire perché i frutti della mirabile rivoluzione fascista non siano dispersi.

Viva il fascismo, Viva l’Italia!