Tuesday, 5 February 2013

Lettera al cancelliere Adolf Hitler, 3 gennaio 1940


3 gennaio 1940

Führer,

dopo lo scambio di lettere che ebbe luogo fra noi ai primi di settembre, sono passati quattro mesi, durante i quali l’azione vi assorbiva completamente ed io consideravo intempestivo turbarvi. Ma oggi, mentre si delinea un periodo di attesa, reputo necessario farvi dal mio punto di vista un esame della situazione e parlarvi dei problemi del momento, con quella assoluta sincerità e lealtà che sono state e sono le condizioni stesse dei nostri rapporti personali e politici.

Discorso su Ciano – Comincio da questo discorso che è stata la sola manifestazione politica del Governo fascista dal settembre in poi. Mi risulta che in taluni ambienti tedeschi questo discorso non è piaciuto. E’ inutile che io vi dica che esso rappresenta il mio pensiero dalla prima all’ultima parola e trovo che era assolutamente indispensabile spiegare al popolo italiano la genesi degli eventi e le ragioni del nostro atteggiamento odierno. L’avere rivelato qualche dettaglio della verità, non ha nuociuto alla causa germanica, come quello di far conoscere che entrambi desideravamo un piuttosto lungo periodo di pace. Voi sapete che il conte Ciano è stato e rimane uno dei più convinti assertori dell’amicizia italo-germanica e appunto per questo egli aveva il dovere di illuminare italiani e stranieri. Che ci siano state a proposito del discorso di Ciano speculazioni più o meno ridicole, non ha importanza. Qualunque cosa egli avesse detto, sarebbe accaduta la stessa cosa.

Giro d’orizzonte – Desidero ora esporvi i rapporti dell’Italia con gli altri Stati europei. Comincio da quello che è racchiuso nella città di Roma. Posso dirvi che i recenti scambi di visite fra il re e il Papa hanno rivestito un significato di carattere prevalentemente interno e non internazionale. I colloqui sono stati brevi e generici, senza niente di definito o progettato, né poteva essere diversamente.

Non vi meraviglierete se vi dico che l’intesa germano-russa ha avuto ripercussioni penose in Spagna. La guerra civile è troppo recente. La terra che ricopre i morti – i vostri, i nostri e gli spagnoli – è ancora fresca. Il bolscevismo è un ricordo ossessionante per la Spagna, e gli spagnoli, con la loro logica appassionata e fanatica, non comprendono le necessità tattiche della politica. E’ chiaro che ciò che Germania e Italia hanno perduto in questi ultimi mesi in Spagna è stato guadagnato da francesi e inglesi.

I rapporti dell’Italia con francesi e inglesi sono corretti, ma freddi. Noi forniamo agli uni e agli altri materiali di vario genere, alcuni dei quali possono servire indirettamente alla guerra, ma ogni fornitura tipicamente bellica è stata vietata. Questi traffici ci permettono di acquistare quelle materie prime, senza delle quali non possiamo completare la nostra preparazione militare. Le voci di conversazioni di carattere politico sono false. C’è stato fra noi e gli inglesi un periodo di forte tensione a proposito del blocco, e per quanto i procedimenti inglesi siano stati migliorati, le cose sono lontane dalla normalità e da quella piena libertà della nostra navigazione che intendiamo assicurarci. Tanto a Parigi, quanto a Londra, nessuno si fa illusioni di vedere nel 1940 o 1941 ripetersi il fenomeno del 1914-1915. La Stimmung (stato d'animo) italiana è sempre fortemente antibritannica, malgrado la propaganda, sulla quale ritornerò.

Balcani – Non abbiamo mai pensato e non pensiamo alla costituzione di quel blocco che ci è divenuto sospetto dal momento in cui è stato patrocinato dalle grandi democrazie. Ritengo che la tranquillità del bacino danubiano sia un interesse fondamentale per la Germania.

Russia – Sebbene il discorso del conte Ciano non abbia ricordato la Finlandia, l’ambasciatore russo a Roma non ha presentato le credenziali e se ne è andato. Noi abbiamo richiamato il nostro ambasciatore da Mosca. I rapporti Roma-Mosca sono cattivi. Non faremo nulla per aggravarli, ma l’atteggiamento russo ci lascia indifferenti.

Finlandia – L’Italia fascista è favorevole a questa piccola valorosa nazione, malgrado le sanzioni votate dal Governo a Ginevra e non accettate dalla parte migliore del popolo finlandese. Si è parlato di ingenti aiuti dati dall’Italia alla Finlandia. Si tratta di quaranta aeroplani ordinati prima della guerra e nient’altro. Migliaia di volontari si sono presentati individualmente alla legazione finnica di Roma o ai consolati, ma le offerte sono state, a tutt’oggi, declinate dai finlandesi.

Motivi della propaganda franco-inglese – Attraverso i canali dei cattolici e dei rimasugli dei vecchi partiti, attraverso le emissioni della radio che non possiamo efficacemente disturbare e sono liberamente ascoltate, attraverso le relazioni personali, gli inglesi più dei francesi fanno una intensa propaganda. Per quanto riguarda la responsabilità della guerra, nessun italiano crede all’innocenza della Gran Bretagna. Per quanto riguarda gli scopi della guerra delle grandi democrazie, nessun italiano prende sul serio le parole di libertà, giustizia, diritto, morale, ecc., che sono pronunciate dai capi delle suddette democrazie.

Ma su due fatti la propaganda britannica mette l’accento, e cioè gli accordi germano-russi, che segnano praticamente la fine del Patto anticomintern, e sul trattamento che sarebbe fatto in Polonia alle popolazioni autenticamente polacche. A questo proposito la contropropaganda tedesca appare tardiva e debole. Un popolo che è stato ignominiosamente tradito dalla sua miserabile classe dirigente politico-militare, ma che – come voi stesso avete riconosciuto nel vostro discorso di Danzica – si è battuto con coraggio, merita il trattamento dei vinti, non quello degli schiavi. E’ mia convinzione che la creazione di una modesta Polonia esclusivamente polacca, liberata dagli ebrei, per i quali io approvo pienamente il vostro progetto di raccoglierli tutti in un grande ghetto a Lublino, non può costituire mai più un pericolo per il grande Reich. Ma questo fatto sarebbe un elemento di grande importanza, che toglierebbe ogni giustificazione alle grandi democrazie per continuare la guerra e liquiderebbe la ridicola repubblica polacca creata dai franco-inglesi ad Angers. A meno che voi non siate irrevocabilmente deciso a fare la guerra fino in fondo, io penso che la creazione di uno Stato polacco sotto l’egida tedesca sarebbe un elemento risolutivo della guerra e una condizione sufficiente per la pace. Voi potreste riaffermare che a ovest non avete obiettivi di guerra e quindi, di fronte al mondo, rigettare sui franco-inglesi la responsabilità della continuazione del conflitto e in ogni caso non prendere, come avete fatto sin qui, l’iniziativa sul fronte ovest.

Sono profondamente convinto che la Gran Bretagna e la Francia non riusciranno mai a fare capitolare la vostra Germania aiutata dall’Italia, ma non è sicuro che si riesca a mettere in ginocchio gli alleati franco-inglesi senza sacrifici sproporzionati agli obiettivi. Gli Stati Uniti non permetterebbero una totale disfatta delle democrazie. Gli imperi crollano per difetto di statica interna e gli urti dall’esterno possono consolidarli. E’ prevedibile un epilogo della guerra che, come voi avete detto, non vedrà che due o più vinti. Vale la pena, ora che avete realizzato la sicurezza dei vostri confini orientali e creato il grande Reich di novanta milioni di abitanti, di rischiare tutto, compreso il regime, e di sacrificare il fiore delle generazioni tedesche per anticipare la caduta di un frutto che dovrà fatalmente cadere e dovrà essere raccolto da noi che rappresentiamo le forze nuove d’Europa? Le grandi democrazie portano in se stesse le ragioni della loro fatale decadenza.

Accordi con la Russia – Nessuno più di me, che ha ormai quarant’anni di esperienza politica, sa che la politica ha le sue esigenza tattiche. Anche una politica rivoluzionaria. Io ho riconosciuto i Sovietici nel 1924; nel 1934 ho stipulato con essi un trattato di commercio e di amicizia. Così io comprendo che, non essendosi realizzate le previsioni di von Ribbentrop circa il non intervento dei franco-inglesi, voi abbiate evitato il secondo fronte. La Russia, in Polonia e nel Baltico, è stata senza colpo ferire, la grande profittatrice della guerra. Ma io che sono nato rivoluzionario e non ho modificato la mia mentalità di rivoluzionario, vi dico che voi non potete permanentemente sacrificare i principi della vostra rivoluzione alle esigenze tattiche di un determinato momento politico. Io sento che voi non potete abbandonare la bandiera antisemita e antibolscevica che avete fatto sventolare per venti anni e per la quale tanti vostri camerati sono morti; voi non potete rinnegare il vostro vangelo nel quale il popolo tedesco ha ciecamente creduto. Ho il preciso dovere di aggiungere che un ulteriore passo nei vostri rapporti con Mosca, avrebbe ripercussioni catastrofiche in Italia, dove l’unanimità antibolscevica è assoluta, granitica, inscindibile. Lasciatemi credere che questo non avverrà. La soluzione del vostro Lebensraum è in Russia e non altrove. La Russia ha l’immensa superficie di ventuno milioni di chilometri quadrati e nove abitanti per chilometro quadrato. Essa è estranea dall’Europa e dall’Asia. E’ la tesi non soltanto di Spengler. Sino a quattro mesi fa la Russia era il nemico mondiale numero uno: non può essere diventato e non è l’amico numero uno. Questo ha turbato profondamente i fascisti in Italia e forse anche molti nazionalsocialisti in Germania. Il giorno in cui avremo demolito il bolscevismo, avremo tenuto fede alle nostre due rivoluzioni. Sarà allora la volta delle grandi democrazie, le quali non potranno sopravvivere al cancro che le rode e che si manifesta sul piano demografico, politico, morale.

Situazione dell’Italia – Sto accelerando il ritmo della preparazione militare. L’Italia non può e non vuole impegnarsi in una guerra lunga; il suo intervento deve accadere al momento più redditizio e decisivo. Nell’Africa Orientale, l’Italia impegna forze francesi notevoli a Gibuti e nelle limitrofe colonie confinanti inglesi. Le quindici Divisioni dell’Africa Settentrionale (otto dell’Esercito regolare, quattro di Camicie Nere, tre libiche) impegnano ottantamila anglo-egiziani-indiani e duecentocinquantamila francesi. Sulle Alpi, il nostro dispositivo è stato arretrato, date le nevi, ma non alleggerito e ha di fronte da dieci a quindici Divisioni francesi.

L’Italia fascista in questo periodo intende essere la vostra riserva: dal punto di vista politico-diplomatico, nel caso che voi voleste addivenire a una soluzione politico diplomatica; dal punto di vista economico, fornendovi tutto quanto in viveri e materie prime può alimentare la vostra resistenza al blocco; dal punto di vista militare, quando l’aiuto non vi sia di peso, ma di sollievo. E questo problema dobvrà essere esaminato dai militari. Io credo che il non intervento dell’Italia sia stato molto più utile alla Germania di un intervento che, nella guerra contro la Polonia era perfettamente superfluo. Desidero che il popolo tedesco sia convinto che l’atteggiamento dell’Italia è nel quadro, non fuori dal quadro dell’alleanza.

Avrei altre cose da dire, ma questa lettera, contrariamente alle mie abitudini, è già deplorevolmente lunga. Vi prego di leggerla pensando che essa sostituisce un nostro colloquio, che mi sarebbe stato caro di avere. Accogliete i miei saluti sempre amichevoli e i miei voti per l’avvenire della Germania e vostro.

MUSSOLINI