28 aprile 1940-XVIll
Beatissimo Padre,
vogliate, anzitutto, accogliere il mio profondo ringraziamento per la lettera che vi siete degnato indirizzarmi e per le espressioni a mio riguardo in essa contenute.
Il riconoscimento vostro, Beatissimo Padre, del fatto che io ho tentato tutte le vie per evitare una conflagrazione europea, mi è causa di legittima soddisfàziòne. È mia convinzione che senza l'assurda pretesa franco-inglese di esigere il ritiro, ai punti di partenza, degli eserciti germanici già in marcia, la conferenza da me prospettata avrebbe potuto convocarsi per affrontare e risolvere non il solo problema polacco, ma gli altri che attendono di essere risolti.
Comprendo, Beatissimo Padre, il vostrò desiderio che sia dato all'Italia di evitare la. guerra. Questo è accaduto fino a oggi, ma non potrei in alcun modo garantire che ciò possa durare sino alla fine. Bisogna tener conto anche della volontà e degli intendimenti dei terzi. La storia della Chiesa, e voi me lo insegnate, Beatissimo Padre, non ha mai accettato la formula della pace per la pace, della pace « a ogni costo », della « pace senza giustizia », di una « pace », cioè, che in date circostanze potrebbe compromettere irreparabilmente, per il presente e per il futuro, le sorti del popolo italiano.
Desidero aggiungere che è nell'ambito della vigente alleanza italo-germanica che è stato possibile per l'Italia di adottare l'atteggiamento di non belligeranza.
Di una cosa sola desidero assicurarvi, o Beatissimo Padre, e cioè che se domani l'Italia dovrà scendere in campo, ciò vorrà dire in maniera di solare evidenza per tutti che onore, interessi, avvenire imporranno in maniera assoluta di farlo.
Mi è consolante pensare che Dio vorrà proteggere, e nell'una e nell'altra eventualità, gli sforzi di un popolo credente quale l'Italia.
Vogliate, Beatissimo Padre, accogliere l'espressione del mio devoto ossequio.
MUSSOLINI