Rocca delle Caminate, 4 ottobre 1943
Führer,
approfitto della visita del maresciallo Graziani per ragguagliarvi brevemente, ma esattamente sulla situazione italiana, così come mi appare dopo il mio ritorno dalla Germania. Situazione grave, e potrei dire tragica. Le ragioni non v'è bisogno di esporvele. Le immaginate facilmente. Ma più grave ancora della situazione materiale, è quella morale. Le grandi masse della popolazione sono ancora come stordite dagli avvenimenti che si sono svolti fra il 25 luglio e 1'8 settembre e sono oscillanti fra la volontà di ripresa e una specie di rassegnato fatalismo.
Come avrete visto, il Governo fascista-repubblicano ha tenuto la sua prima seduta e fatto dichiarazioni di carattere programmatico che hanno fatto una buona impressione. È la figura del maresciallo Graziani che dà un carattere al Governo e suscita vaste speranze e simpatie.
Come ebbi già occasione di dirvi, Führer, nei colloqui al vostro Quartier generale quando mi accordaste dopo la mia liberazione una così cameratesca ospitalità, i compiti fondamentali del mio Governo erano e sono:
a) riordinare la vita civile del Paese in modo che il retrofronte sia tranquillo e offra ogni possibile collaborazione ai comandi tedeschi;
b) preparare il nuovo esercito repubblicano.
Su questo punto il maresciallo Graziani vi farà una esposizione sintetica e precisa che — sono sicuro — attirerà la vostra attenzione.
Per quanto riguarda il punto a se si vuole riordinare la vita civile del Paese, occorre che il nuovo Governo da me formato abbia l'autonomia necessaria per governare, cioè per dare gli ordini alle autorità civili che da lui dipendono. Senza questa possibilità, il Governo non ha prestigio, è screditato e quindi destinato a finire ingloriosamente. Questo non è nell'interesse comune; anzi ciò sarebbe fonte di gravi conseguenze e alimenterebbe la tendenza verso il Governo ora riconosciuto del traditore Badoglio.
Ho il dovere di segnalarvi, Führer, le cause che impediscono una sollecita riorganizzazione della vita italiana e sono, Führer, le seguenti:
A) i comandi militari tedeschi emanano ordinanze a getto continuo, in materie che interessano la vita civile. Spesso queste ordinanze sono in contrasto dall'una all'altra provincia. Le autorità civili italiane vengono ignorate e la popolazione ha l'impressione che il Governo fascista repubblicano non ha alcuna autorità, nemmeno in materie assolutamente estranee all'attività militare. Spesso le ordinanze del Comando nord sono in contraddizione col Comando sud. Potrei citarvi un'ampia documentazione, ma non è necessario. In tre provincie dell'Emilia, Piacenza, Parma, Reggio, le autorità tedesche si sono sostituite alle civili amministrative ed hanno emanato un ordine per cui ogni domanda dei cittadini italiani dev'essere accompagnata dalla traduzione tedesca, il che, in provincie di contadini come quelle, è praticamente impossibile. Lasciatemi dire, Führer, che un Comando unico eliminerebbe questi inconvenienti.
B) Ho poi il dovere di dirvi che la nomina di un commissario supremo di Innsbruck per le provincie di Bolzano, Trento, Belluno ha suscitato una penosa impressione in ogni parte d'Italia. Anche il distacco delle autorità giudiziarie italiane di quelle provincie dalla Corte d'Appello di Venezia, già ordinato dal commissario, ha suscitato molte induzioni, che non mancheranno di essere sfruttate dalla propaganda nemica, particolarmente attiva in questo momento. E il solo a profittarne sarà il traditore Badoglio.
Il Governo repubblicano che ho l'onore di dirigere ha un solo desiderio, una sola volontà: far sì che l'Italia riprenda il suo posto di combattimento il più presto possibile, ma per raggiungere questo scopo supremo, è necessario che le autorità militari germaniche limitino la loro attività al solo campo militare e per tutto il resto lascino funzionare le autorità civili italiane, le quali, naturalmente, presteranno la loro collaborazione alle autorità germaniche sempre e dovunque tale collaborazione sia richiesta.
Se questo non dovesse realizzarsi, l'opinione italiana e quella mondiale giudicherebbe il Governo come un Governo incapace di funzionare e il governo stesso cadrebbe nel discredito e, peggio ancora, nel ridicolo.
Io sono sicuro, Führer, che voi vi renderete conto dell'importanza delle considerazioni che vi ho esposto, della gravità dei problemi che io debbo affrontare e la cui soluzione rappresenta non soltanto un interesse italiano, ma anche tedesco.
Ed ora, Führer, vi prego di ascoltare quanto vi esporrà il maresciallo Graziani. Le sue idee sono chiare e soprattutto realizzabili. Anche in questo campo bisogna lasciare al maresciallo Graziani e ai sui collaboratori, ammiraglio Legnani e colonnello Botto dell'Aviazione, la facoltà di raccogliere e inquadrare le forze che desiderano di tornare a combattere sotto le bandiere dell'Asse e bisogna soprattutto dare credito a questi uomini che hanno bruciato i vascelli dietro di sé e sono soldati convinti del nuovo Stato repubblicano e amici sinceri della Germania nazional socialista.
Tante volte vi siete gentilmente interessato della mia salute. Nel complesso non va male, salvo la vista, che va progressivamente indebolendosi.
Vi prego, Führer, di accogliere insieme coi miei più cordiali saluti l'espressione del mio fedele cameratismo.
MUSSOLINI
Nota militare.
Non conosco i piani del Comando germanico, ma mi permetto d'insistere, come già feci al vostro Quartier generale, sulla necessità di conservare Roma.
La perdita di Roma, dopo quella di Napoli, avrebbe una ripercussione enorme nell'Italia e nel mondo. Questo dal punto di vista politico-militare.
Dal punto di vista militare, metterebbe in possesso del nemico tutti gli aeroporti dell'Italia centrale, che sono trenta, e quindi più grandi possibilità e facilità per il nemico di attaccare la Germania meridionale e sud-orientale, nonché il bacino danubiano-balcanico.
Sarebbe una vera fortuna se si potesse, almeno per tutto l'inverno, tenere la linea che fissammo al vostro Quartier generale, e cioè la linea monte Circeo-Maiella.