Friday 9 March 2012

Adattamento che sorprende

(Pubblicato in « Il Regime Fascista », 4 ottobre 1938)

di Roberto Farinacci

È da tempo che andiamo scrutando gli statuti dei Comuni italici, su quali l'autorità ecclesiastica ebbe incontrastato dominio per tutti i problemi da essa definiti religiosi. Le encicliche papali, i canoni dei concili, le pastorali dei vescovi servono a dimostrare, senza eccezione, come la Chiesa perseguitò gli ebrei talvolta spietatamente e crudelmente. Così pure, quando si disse, e proprio in questi ultimi tempi, che il Vaticano non poteva avere uno spirito antisemita, anzi l'aveva e doveva averlo filo-semita—così hanno stampato i non mai smentiti giornali esteri—noi abbiamo invocato a conforto della nostra tesi i Gesuiti che nel problema giudaico sono stati senza dubbio i nostri precursori.

In questo problema i Reverendi Padri non ammisero mai né discussione né mitigazione. Considerarono il giudeo una peste dell'umanità, e contro di lui condussero una lotta dottrinaria e politica incessante, e misero in chiaro tutto il male che i figli di Israele perpetravano nelle varie nazioni dove s'erano attendati. Il 30 Agosto Regime Fascista espose per sommi capi uno studio della Civiltà Cattolica, che sebbene risalga al 1890 si presenta oggi con i caratteri di una fresca e vigorosa attualità. La direzione della Rivista dei Gesuiti si è fino a pochi giorni fa compiaciuto di essere tanto lodato e ricordata e di aver fornito materiale storico e dottrinario interessantissimo. Tant'è vero che al Mezzetti, autore del recentissimo libro “La questione ebraica in un secolo di cultura italiana”, fu data autorizzazione di riprodurre per intero quel noto studio sulla questione giudaica in Europa.

Mentre fra noi e i Reverendi Padri si filava il perfetto amore, una nube ha oscurato il sereno inaspettatamente. La Civiltà Cattolica dell'altro ieri—1º Ottobre—ha invero tutta l'aria di dolersi della riesumazione di quello studio, e vuol mettere in rilievo ch'esso fu “ispirato dallo spettacolo dell'invasione e prepotenza giudaica” mezzo secolo fa. Cosa è successo? Perché si fa clamorosamente macchina indietro? Certamente il Padre Tacchi Venturi, che oscilla fra la Segreteria di Stato del Vaticano e il supremo comando della sua Compagnia, deve aver pregato gli scrittori della Rivista di gettare molta acqua giudaica nel vino fascista. Senza dubbio deve aver fatto colpo l'atteggiamento filo-semita del Vaticano, che considera gli uomini della terra tutti fratelli, tutti formanti, dai Niam-Niam ai primogeniti in Francia, un'unica razza, quella del genere umano. Noi no; non possiamo di colpo dare una sterzata della nostra mentalità formatasi attraverso gli insegnamenti della Chiesa che noi abbiamo creduti ottimi, e validi sempre, non un giorno sì, un giorno no. Non possiamo, massime quando la contraddizione stridente ha schietto sapore di antifascismo.

Il ripiegamento quindi dei Gesuiti non lo possiamo ritenere che una manovra di opportunità, ciò che non torna ad onore del loro passato di rigida intransigenza, anche perché l'opportunismo è basato questa volta su elementi troppo facili a controbattersi.

Infatti l'organo dei Gesuiti sembra non tener presente che, nel mezzo secolo posteriore alla pubblicazione del loro studio, l'invasione e la prepotenza degli ebrei sono cresciute. Lo studio in parola non aveva e non ha valore provvisorio, anzi si riferisce alla triste eredità lasciata al nostro secolo XX dalla vittoriosa “delinquenza” giudaica. E, del resto, “i capi di dottrina etico-religiosa dettati ed inculcati dal Talmud”, dal codice supremo della razza giudaica, sono ancor validi presso i giudei, costituiscono ancora e sempre la “prava pazzia” della razza giudaica, si o no? I principi di libertà, di fraternità e di uguaglianza, i diritti dell'uomo, sono, in realtà, si o no, i diritti dell'ebreo? Né si dimentichino gli acuti padri della Compagnia che per la Chiesa non c'è storia, ma c'è una sempre eguale lotta fra il bene e il male, la verità e l'errore, e il male e l'errore sono e saranno sempre quelli, e il bene e la verità sono e saranno sempre quelli. Ora, come osano i Reverendi Padri dichiarare che non è buono e vero oggi quello che era buono e vero mezzo secolo fa? Vogliono diventare temerari, in filosofia, anche loro?

In quanto ai mezzi che in Italia si adottano, ci sarà tempo per dimostrare che nessuno sarà più grave di quelli invocati dalla Civiltà Cattolica, a cui sembrano insufficienti, la confisca dei beni e la espulsione.

Noi, finora, non abbiamo fatto nessun martire, e il mondo si stupisce della nostra saggezza. È sorprendente perciò che oggi, aggravatosi il pericolo dell'ebraismo mondiale, diventi più mite la Civiltà Cattolica. Forse la spiegazione si può trovare nelle pagine stesse della Rivista.

Nella collezione della Civiltà Cattolica si trova pubblicato fin dall'ottobre del 1922 quel famoso documento che la Rivista diceva doversi trovare nell'Archivio Vaticano, la lettera cioè di J. B. Simonini al Gesuita Padre Baruel che riporta le confidenze dei principali e più ricchi ebrei. Ma di queste confidenze, la quarta, diceva “che nella sola Italia avevano per partigiani più di ottocento ecclesiastici, secolari e regolari, fra i quali molti parroci, professori pubblici, qualche vescovo e qualche cardinale, e che da qualche tempo non disperavano più di avere anche un papa del loro partito”. E la decima confijidenza diceva che “gli ebrei per conseguenza si ripromettevano in meno di un secolo di essere padroni del mondo”. Sono passati 132 anni dal giorno di queste confidenze e se gli ebrei non sono diventati quel che paventava la Civiltà Cattolica, chi dobbiamo ringraziare?

Attendiamo la risposta a questa domanda.